IL GIARDINO DEI RICORDI
02 marzo 2018
di Luisa Colombo
Quel giorno decise di seminare dei fiori nel suo giardino, non era il periodo giusto o almeno così le avevano detto e le dissero anche che non sarebbe mai riuscita a far fiorire niente in quel luogo, perché il terreno non era adatto, perché erano fiori impossibili da coltivare e lì, non sarebbe cresciuto nulla. Ma a lei non importava, ormai aveva deciso. Teneva tra le mani dei bulbi, alcuni piccoli alcuni più grandi. Preparò il terreno, così come tante volte aveva visto fare a suo nonno e con molta cura pose quelle che somigliavo a cipolle nella terra scura e umida del giardino e con molta delicatezza li ricoprì. Non passava giorno in cui non dedicasse un po’ del suo tempo, a quel pezzetto di terra che sembrava uguale a tanti altri, ma per lei non lo era, quella era una terra fertile, concimanta con l'affetto e con alcuni dei ricordi più preziosi che potesse avere, quelli che la legavano indissolubilmente al suo amato nonno. Si prendeva cura di quel pezzetto di terra; lo copriva per riparalo dalle intemperie, lo annaffiava quando il sole induriva troppo la terra, tanto da renderla dura e impenetrabile, strappava le erbacce e lo guardava con quello sguardo che vede oltre il visibile. Nessuno, nemmeno lei sapeva cosa stesse accadendo li sotto, ma questo non la frenava nel prendersi cura del suo desiderio. Quei bulbi stavano mettendo le radici, si stavano ancorando a quel terreno; tutte le cure che lei riservava loro, avevano permesso a quei semi dalla forma di cipolla, di crescere. Una mattina, dopo parecchi mesi, dopo che l’inverno aveva gelato tutto ciò che stava in quel giardino e le piogge della primavera avevano trasformato la terra in fango, si accorse che degli esili germogli si stavano affacciando al mondo visibile e tendevano quelle piccole e sottili foglioline aghiformi, di un verde brillante verso il cielo, quasi come se allungassero le braccia al sole. Finalmente, tutta la costanza nel curare quel pezzetto di terreno e ciò che aveva amorevolmente seminato, stava dando dei frutti. Passavano i giorni e le settimane e lo stelo sottile si era trasformato in gambo. Lei continuava instancabilmente a prendersi cura di loro e per aiutarli a crescere, aveva fissato ogni fiore ad una bacchetta, così come gli aveva insegnato suo nonno. In questo modo, nelle giornate in cui il vento che saliva dal lago, lottava col vento che scendeva dalla montagna, i suoi preziosissimi fiori non rischiavano di venire piegati e spezzati. Quando comparvero i boccioli, quel piccolo pezzetto di giardino, sembrò una tavolozza dove spiccavano il giallo, il viola, il lilla e il bianco candido di quegli splendidi iris e tutto questo le ricordava quell’infanzia, che ormai era tanto lontana; lontana nel tempo, ma non dal suo cuore….
Era tutto così chiaro, coltivare quei bulbi, con la stessa cura e la stessa attenzione, che suo nonno gli aveva trasmesso, le aveva insegnato quanto fosse importante preoccuparsi e prendersi cura delle cose in cui si crede, delle relazioni, di qualsiasi genere siano. Era tutto lì, davanti ai suoi occhi. Comprese quanto non ci si possa aspettare nulla senza fatica, senza sacrificio. La dedizione verso quella terra e verso quelle anonime cipolle, le avevano insegnato quanto importante fosse prendersi cura a quel tempo di quei fiori, oggi delle persone, quelle a lei care, quelle in cui credeva e quelle poche che amava. Lo aveva capito accudendo giornalmente quel terreno scuro, quello stesso terreno che un tempo era stato spettatore delle risate, degli insegnamenti e dei gesti di affetto, che suo nonno le aveva donato e aveva capito, che senza mettere amore in ogni cosa seminata, sarebbe stato impossibile ottenere dei risultati. Lo aveva capito allora, quanto riempisse di gioia vedere sbocciare il frutto di tanta fatica. In quei colori, c'erano le sue tinte e le sue sfumature, ieri erano nei suoi iris, oggi nelle persone a lei vicine e il suo più grande desiderio continuava ad essere quello di vederli brillare sotto la luce del sole, tutti, senza che nessuno, il più colorato e il più delicato, quello per lei era più prezioso, dovesse restare nell’ombra…
Quei fiori, che una volta il suo amato nonno coltivava per lei, oggi erano quelli che lei, dopo averli coltivati con amore, depositava sulla sua lapide, ricordando ogni volta, quanto amore e quanto affetto lui le avesse donato.
(Il giardino dei ricordi - iCdL)
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News » RIFLESSIONI DI VITA | venerdì 02 marzo 2018
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