Una messa al giorno allunga la vita

26 maggio 2016

I medici sono scettici, ma non possono fare a meno di constatare che andare spesso a messa allunga la vita. Uno studio della scuola di specializzazione in sanità pubblica dell'università di Harvard ha reso noto - dopo uno studio basato su 74 mila infermiere cattoliche - che le donne che si recano a messa più di una volta a settimana vivono, in media, cinque mesi in più di quelle che non vanno a funzioni religiose e hanno il 33% in meno di probabilità di morire in un arco di tempo di 16 anni. Il risultato della ricerca non implica che i medici devono prescrivere ai loro pazienti di andare in chiesa, ma possono proporlo a chi già crede.  Un approfondito studio sulla salute delle infermiere, per lo più cattoliche o protestanti, mentre nel campione le donne di altre fedi erano così poche che non ci sono state conclusioni statisticamente significative. Gli studiosi, in un articolo per la rivista scientifica americana Jama Internal Medicine, scrivono: "rispetto alle donne che non partecipano a funzioni religiose, le donne che vanno a messa più di una volta a settimana hanno un rischio di mortalità del 33% inferiore". "Nell'esaminare i possibili percorsi dalle funzioni religiose alla mortalità per tutte le cause, abbiamo riscontrato che sintomi depressivi, fumo, sostegno sociale e ottimismo sono tutti mediatori potenzialmente importanti" scrivono i medici. Tuttavia "nessun mediatore singolo spiega più del 25% dell'effetto complessivo, ci possono essere molti percorsi dalla partecipazione alle funzioni religiose alla salute". "I nostri risultati non comportano che gli operatori sanitari debbano prescrivere di assistere ai servizi religiosi - proseguono gli autori -, ma per coloro che hanno già una fede, la partecipazione alle funzioni può essere incoraggiata in quanto rappresenta una forma di partecipazione sociale significativa". L'età di 60 anni era la base e ci sono state - nel corso dei sedici anni della ricerca - più di 16.500 morti. Il dottor Dan German Blazer, commentando lo studio della rivista, scrive che la ricerca "non affronta questioni filosofiche o teologiche" e non conferma le asserzioni sui "benefici positivi di specifiche esperienze religiose". "I motivi per la presenza alle funzioni religiose variano in misura apprezzabile da persona a persona: devozione, abitudini consolidate, pressioni sociali e a volte semplicemente la solitudine spingono le persone a cercare un gruppo di sostegno con cui essere in contatto". Blazer conclude asserendo che questo studio non può essere generalizzato "a uomini o giovani adulti" o "ad altri gruppi religiosi come ebrei, buddhisti, musulmani e hindu" perchè il campione è composte soprattutto da donne anziane di religione cristiana.

 

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