Spendere troppo, il "consumo vistoso"

25 giugno 2025

Un passo più lungo della gamba

C’è un’immagine che tutti conosciamo, anche se a volte fingiamo di ignorarla: quella del passo più lungo della gamba. Una spinta in avanti che sembra ambizione, ma che spesso è solo squilibrio. Così viviamo, oggi, in molti. Al di sopra delle nostre possibilità; non solo economiche, ma anche emotive, psicologiche, relazionali.

“L’uomo ricco si distingue non per ciò che possiede, ma per ciò che può permettersi di sprecare.”
Thorstein Veblen, La teoria della classe agiata, 1899

Thorstein Veblen, già alla fine dell’Ottocento, chiamava tutto questo "consumo vistoso": l’abitudine di comprare non per necessità, ma per mostrare al mondo il proprio posto nella gerarchia sociale. Oggi questa dinamica si è amplificata all’ennesima potenza, trasformata dai social media in una vetrina permanente dell’esistenza. Lì, dove la vita si esibisce, l’apparenza si fa norma. E il confronto diventa ossessione.

Il superfluo diventa urgente

Viviamo sotto una pressione silenziosa, ma pervasiva: “tenere il passo”. Con chi? Con tutti. Con l’amica in vacanza alle Maldive, con il collega che cambia smartphone ogni sei mesi, con l’influencer che ride davanti a una colazione da 38 euro. Il superfluo diventa urgente, il desiderio si camuffa da bisogno, l’identità viene agganciata all’oggetto.

Non è solo spendere troppo. È cercare di essere di più, sembrare di più, valere di più. Come se la nostra autenticità dovesse passare attraverso una marca, una macchina, un soggiorno “instagrammabile”. E se il portafogli non regge? Poco importa. L’importante è non fermarsi. Mostrare.

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Il costo nascosto

Ma ogni atto ha un prezzo. E quando si vive oltre la soglia reale delle proprie possibilità, si inizia a pagare in moneta invisibile: ansia, debito, stanchezza emotiva. Una fatica sottile ma costante, quella di tenere in piedi una versione di sé che non corrisponde a chi siamo davvero.

Secondo l’ISTAT, nel 2024 il 42% degli italiani fa fatica ad arrivare a fine mese, ma nel frattempo crescono i consumi di beni non essenziali. Una contraddizione solo apparente: il bisogno non è di possedere, ma di compensare. Un vuoto dentro spinge al pieno fuori. La psicologia lo conferma: quando l’autostima è fragile, l’acquisto diventa un balsamo momentaneo, un simbolo di valore. Ma dura poco. E crea dipendenza.

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La performance del successo

Il consumo, allora, non è più solo un’azione economica: è una performance sociale. Viviamo una vita “di scena”, in cui ciò che si mostra conta più di ciò che si sente. Ma ogni scena ha il suo sipario. E quando cala, restano solo le luci spente e il rumore dei conti in sospeso. La distanza tra chi siamo e ciò che mostriamo si fa abisso. E la qualità della nostra vita, quella vera, inizia a sgretolarsi.

Il confronto infinito

Il senso di scarsità oggi non nasce più dalla povertà, ma dal confronto. L’abbondanza degli altri (reale o costruita) ci fa sentire sempre carenti, sempre un passo indietro. Così, paradossalmente, vivere al di sopra delle proprie possibilità diventa una forma moderna di impoverimento. Non solo economico, ma esistenziale.

In molte culture tradizionali, il prestigio era legato a ciò che si donava, non a ciò che si accumulava. Oggi, invece, il valore personale sembra misurarsi con il prezzo dell’orologio o i metri quadrati del soggiorno. E l’illusione è che basti "avere" per "essere". Ma il cuore, si sa, ha bisogno di altri linguaggi.

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La via del limite

Serve allora una nuova controcultura. Un’idea diversa di successo. Una narrazione del limite non come rinuncia, ma come atto di libertà. Scegliere il meno per sentire di più. Riscoprire cosa ci serve davvero e alleggerirci da tutto il resto. Perché vivere “entro” le proprie possibilità non è segno di modestia, ma di centratura. Non è abbassare lo sguardo, ma scegliere con consapevolezza dove posarlo.

In fondo, la vera ricchezza è riuscire a non dover dimostrare nulla a nessuno. Trovare valore in ciò che non si può comprare. E capire che, spesso, quello che ci manca davvero non è un oggetto, ma un respiro profondo.

di Giorgia Pellegrini

Foto libere da copyright

Video https://youtu.be/SO7QHt5VAwQ?si=9yMmuRHOxSSRXSpJ 

 

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