MADRE INCONTRA L’AVATAR DELLA FIGLIA MORTA
26 febbraio 2020
di Giovanni Schiavo
Mamma rivede la figlia morta con l'aiuto della realtà virtuale
La tecnologia apre a questioni etiche enormi. Fin dove si può spingere e sopratutto è giusto che si spinga in punti, sentimenti e situazioni ritenute sino ad oggi intoccabili?
In Corea, un programma televisivo chiamato Meeting You ha fatto un esperimento unico al mondo: far incontrare ad una mamma sua figlia di 7 anni morta nel 2016, tutto grazie alla realtà virtuale.
Dopo aver indossato il visore è entrata in un mondo virtuale costruito apposto per l’occasione e li ha potuto incontrare finalmente Nayeon, o almeno la ricostruzione più fedele che la tecnologia potesse creare in quel momento. L’avatar della bambina era spaventosamente simile alla stessa, dalla voce ai lineamenti del viso e del corpo in generale. L’impatto emotivo è stato devastante e lo si può vedere con i propri occhi guardando il video che troverete in fondo.
Io, solo a vedere il video, mi sono messo a piangere e subito dopo ho pensato che se una roba del genere la facessero anche in Italia sarebbe la fine di C’è Posta per Te. Si scherza ovviamente.
La mamma ha potuto condividere circa 20 minuti di tempo con l’avatar della figlia, facendo una passeggiata mano per mano e addirittura festeggiando il compleanno. Alla fine gli autori hanno deciso di terminare questa esperienza in una maniera che in tutta quella tecnologia ha portato un vero e proprio barlume di umanità. Dopo aver dato la buonanotte alla bambina, lei si è trasformata in un fascio di luce che è imploso formando una farfalla bianca.
Volteggiava libera per tutto il paesaggio prima di salutare la mamma, tranquilla che non era un addio, ma un arrivederci. Una mamma e sua figlia non si separano nemmeno con la morte.Una persona vissuta centinaia di anni fa avrebbe trovato disumano avere un cellulare che ti dia l’opportunità di litigare e far pace allo stesso tempo con la persona amata, senza nemmeno parlare di persona. Comprendere gli orizzonti odierni della tecnologia e dell’uso che ne fa l’uomo diventa quindi una questione di tempo. Tempo che forse non si ha nella vita per riflettere su quanto in realtà si possa essere liberi di sperimentare con qualunque cosa quando ci si muove senza secondi fini.
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