ENRICO MATTEI: IL GIGANTE DELLA RICOSTRUZIONE ITALIANA
22 febbraio 2017
di Aldo Ferrara Massari
Foto tratte dall’Archivio ENI, Centro Documentazione e Studi ENI
Indietro nel tempo a 55 anni fa. Il 27 ottobre 1962, mentre a Bascapè, in provincia di Pavia, pioveva che Dio la mandava, a Palermo splendeva pigra una serata di sabato. Un ragazzino dall’aria annoiata si trastullava in una cena di grandi, essendo ospiti un Alto Magistrato e consorte. La notizia fu battuta dall’ultimo telegiornale, interrompendo i notiziari sulla crisi di Cuba. Il magistrato non mosse ciglio ma annuì quando il padre del ragazzino esclamò “Ma questo è un assassinio; Mattei lo piangeremo e lo rimpiangeremo per decenni”. Il ragazzino non dimenticò mai quelle parole e nei suoi anni milanesi perfetti, una domenica andò a visitare quel filare di pioppi dove, con i brandelli del velivolo, si erano anche dissipate speranze ed ambizioni di un Paese tormentato. «Si è vero – disse Enrico Mattei a Marcello Boldrini – mi servo dei partiti come taxi: salgo, pago la corsa e poi scendo». Dopo avvenne però il reciproco, i partiti si servirono della sua creatura, l’Eni, come di un taxi, sono saliti, forse mai scesi, e non hanno neanche pagato la corsa. Dal gattino-ENI identificato da Enrico Mattei, la trasformazione in un mastino a sei zampe di cui una in Italia, un’altra nell’Africa Mediterranea, e un’altra ancora in Eurasia. L’immagine del gattino risale a un’intervista televisiva. Mattei riferisce un episodio che l’aveva colpito durante uno dei momenti di relax a caccia. Dopo la battuta di caccia, due mastini si rifocillavano a una scodella di latte. Nel mentre, un piccolo gattino si associò alla mensa ma uno dei due grossi cani con una zampata lo fece volare, spezzandogli la schiena. La metafora indica nei mastini il cartello delle “sorelle”, mentre il gattino è appunto l’ENI. E se Mattei aveva il disegno di far ripartire l’industria con un approvvigionamento energetico che avrebbe così agevolato i consumi italiani privati, (gas, auto etc) con il più basso costo possibile, riteneva anche il problema energetico fondamentale non solo per lo sviluppo industriale ma per assicurare alle famiglie italiane una vita migliore. Intuizione lungimirante perché oggi l’energia è la voce più consistente di uscita del bilancio familiare.
1945-1962. Diciassette anni. Tanti ce ne vollero per dare al Paese l’energia richiesta. Dal primo incontro con l’Ing. Carlo Zanmatti, di cui apprezzò la competenza e che tenne sempre vicino a sé, alla definitiva consacrazione dell’ENI quale compagnia petrolifera di caratura internazionale. Partigiano nel Comando militare Alta Italia del CLNAI come rappresentante della nascente DC, combattente contro il nazifascismo, fu partigiano nella lotta per l’accaparramento delle fonti energetiche e partigiano lo fu anche in difesa dei popoli in via di sviluppo. Visse con la moglie Greta in disparte, senza tentazioni di protagonismo, amante degli animali, da quelli grossi, che portava a caccia, al bassotto Osvaldo che regalò alla figlia dell’Ing. Zanmatti, Marielisa. In una sola legislatura, dal 1948 al 1953, fece istituire l’ENI e lo sviluppò. Fu il protagonista dell’Industria di Stato e sostanzialmente della ricostruzione italiana. Diede l’avvio ad una politica estera italiana nel Mediterraneo con un grande rispetto per le diverse culture o religioni che da sempre hanno distinto questo scacchiere. In buona sostanza, aveva la peculiarità di orizzonti sconfinati, nel senso semantico del termine sans frontières, oggi si direbbe appunto visionario, in realtà era un gigante nella capacità di prevedere il trend cui la società stava andando incontro. Della sua morte si discute ancora.
Ma la vicenda è comunque intricata, frutto di mille interpretazioni, alcune verosimilmente romanzate, altre no. Indiscussa la sua strenua lotta contro le «sette sorelle», e la conseguente necessità di implementare la scorta, per il timore concreto di essere ucciso. Per una congerie di avvenimenti, Mattei morì nel cuore della crisi cubana, ma fu pura coincidenza o perché la sua morte, nel sommovimento planetario, passasse relativamente inosservata? Negli ultimi mesi di vita si era affidato a un capo partigiano suo amico, il livornese Rino Pacchetti, comandante delle Brigate della Val Toce. L’uomo lo proteggeva giorno e notte e in auto passava il braccio rivestito di una maglia di ferro antiproiettile attorno al collo del presidente. Mattei era diventato insofferente nei confronti delle scorte ufficiali, sia quella della Questura sia quella dell’Eni che Cefis e Carlo Massimiliano Gritti, entrambi delle formazioni partigiane in Val d’Ossola, gli avevano organizzato. Cefis sarà poi presidente di ENI prima e Montedison dopo, Gritti di Montefibre, due figure tanto vicine a Mattei quanto idonee a sostituirlo. Vi è un momento della vita di Mattei, esplicativo della sua politica. Nel suo incontro a Montecarlo con Eugene Dolman, presidente della Standard Oil of New Jersey, ai primi di dicembre del 1959, questi chiese a Mattei di partecipare all’aumento dei prezzi e l’ingegnere gli rispose che, proprio come ente di Stato, l’Eni avrebbe dovuto fare l’esatto contrario. Infatti la filosofia di Mattei era proprio questa: rendere al consumatore un servizio di Stato e far sì che lo Stato, cioè tutti noi, rinunciassimo al profitto industriale a beneficio della collettività. Mattei incarnava quello spirito sociale peculiare della sinistra di base democristiana, quella di Dossetti, La Pira, Marcora. E proprio con La Pira, dopo il famoso acquisto perorato dal “sogno della Madonna”, rivitalizza il Nuovo Pignone, decotta fabbrica fiorentina di manometri. Questo gli offrirà la possibilità di introdurre un nuovo concetto di scambio delle merci: a noi il petrolio, a voi (inteso come Stato estero fornitore) tecnologia e strumenti. È il sistema che utilizzò anche con l’Urss, quando perfezionò l’acquisto convenientissimo di energia (petrolio e gas). Se oggi si ricorresse a questo criterio, merce contro tecnologia, e si utilizzasse la Banca tecnologica dei pagamenti (Btp) anziché la cassa trimestrale dei pagamenti, l’erario risparmierebbe dal 35 al 40 per cento. Oggi in parte questo si verifica con la presenza di numerose industrie di settore. Da quel momento è nelle mani di Eni la politica estera che, bene o male,ha sempre una connotazione economico-industriale.
Dal volume ERGAM “La vita al tempo del petrolio, oil lifestyle” a cura di Aldo Ferrara, Agorà & Co., 2017 in press
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News » PERSONAGGI | mercoledì 22 febbraio 2017
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