CARLA MAGNONI - LA MUSICA NEL SANGUE
29 maggio 2020
di Roberto Dall'Acqua
Carla Magnoni ha la musica nel sangue; è nata con la musica e con essa vive da molti anni.
- Come hai iniziato a fare musica?
Mio nonno era un ottimo pianista e violinista, scriveva canzoni e operette e aveva pubblicato diverse cose con la “Voce del Padrone”, io ho cominciato con lui che ancora non arrivavo a sedermi da sola sullo sgabello del piano e da allora non ho mai smesso. Ho cominciato a scrivere quando avevo circa 11 anni e a fare i primi arrangiamenti poco più tardi usando un registratore multipista.... Insomma è una cosa che ha fatto sempre parte di me.
- “Notte insonne” ci riempie d’amore distratti il giorno dopo. Com’è la vita dopo una “Notte insonne”?
L’effetto diretto di leggerezza e distrazione dopo una “notte insonne” purtroppo dura poco! Forse anche per questo è così speciale e così magico quel momento in cui ci sentiamo i padroni del mondo ma allo stesso tempo siamo così leggeri che il mondo lo guardiamo da lontano. Se siamo bravi però l’effetto ce lo portiamo avanti tutta la vita, lo possiamo tenere in tasca come una miracolosa pillola da prendere al bisogno.
- L’amore di “Notte insonne” sarà anche il filo conduttore del tuo primo album “Cento passi avanti”?
"Notte insonne" è il punto di partenza: l’amore infatti cominciaspesso con una notte insonne (anche più di una!) ma poi si evolve e si modifica oppure finisce e ha inoltre diverse forme, non solo quella dell’amore di coppia. Nel disco troviamo vari aspetti dell’amore, l’amore maturo che diventa con gli anni consapevole e affronta le difficoltà, l’amore verso se stessi, l’amore verso gli altri e troviamo anche quell’amore che vive a prescindere da tutto anche dai legami fisici e dalla presenza.
- Cosa vuoi esprimere con la tua musica? E specialmente con i testi delle tue canzoni?
Ho sempre dato un grandissimo peso alle parole e di conseguenza al testo di una canzone e credo che debba sempre esprimere qualcosa (un sentimento, una situazione, una storia, un’emozione) guardandolo da un punto di vista originale ma comunque universale.
Cerco sempre di mettere un motivo di riflessione in quello che scrivo anche nelle cose più leggere. Attingo dalla mia vita e molto anche dalla vita degli altri, dai loro racconti e dal loro vissuto.
- Qual è il tuo ricordo più intenso legato alla musica?
Una mattina di agosto del 2000 un autobus portava gli artisti che si sarebbero dovuti esibire sul palco di Tor Vergata per la Gionata Mondiale della Gioventù. Fra questi artisti c’ero anche io. Avevo vinto un concorso e un mio pezzo inedito era stato pubblicato su un cd realizzato in occasione dell’evento. Ricordo che quando scendemmo dall’autobus sentìi la mia canzone in filodiffusione su tutta l’area riempita da milioni di ragazzi e un gruppo di voci lontane che la cantava. Quello è stato un momento che non dimenticherò mai. Ho capito che la musica, una volta che l’hai scritta e lasciata andare, non ti appartiene più, in realtà non è mai stata tua ma ti ha solo attraversato per passare da una dimensione ad un’altra.
La musica è come un regalo ad una persona speciale, ci pensi, lo cerchi, ci investi tempo e denaro per realizzarlo al meglio e poi arriva il momento in cui lo dai ed è così emozionante capire che viene gradito e che diventa di qualcuno che lo apprezza. Non è mai stato tuo, lo hai solo cercato, realizzato e impacchettato per donarlo.
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News » INTERVISTE | venerdì 29 maggio 2020
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