SARA DE ROSA - “MONDO”

10 gennaio 2021

di Sara De Rosa

La mia mamma ha un rapporto speciale con me, siamo un litigio continuo ma costruttivo; Io sono la primogenita, fortemente voluta, dato che non era facile, negli anni Settanta, comunicare ai propri genitori che ci si sposava a soli 18 anni, che si aspettava una bambina e per di più da un ragazzo non del proprio paese quindi sconosciuto... un ragazzo del Sud insomma.

«Che vergogna, tutto il paese parla di noi» ripetevano i saggi del paesello oppure “ti sei conquistata un articolo in prima pagina”.. pensando alle malelingue chenel frattempo, ricamavano a loro modo .

Eh si, avete capito bene, il mio papà non è originario del mio paese in cui sono nata e cresciuta in provincia di Reggio Emilia ma del temuto Sud, questo sconosciuto.. ancora oggi che dovremmo essere ben lontani da questi pregiudizi.

Ancora oggi che sono mamma di tre figli e mi scontro ancora con questo vecchio pensare che il “diverso” è un pericolo, sorrido; Per pietà forse ma sorrido, perché è incredibile non capire quanta ignoranza c’è dietro….se tra una decina di anni capitasse a Me e i miei figli intraprendessero una strada diciamo un po’ più complicata? Perché chiariamolo è difficile abbattere certe barriere culturali, certi modi di pensare e di accettare l’altro .

Ma tornando alla mamma, che è il mio esempio vissuto dal vivo….. come poteva essere possibile, una brava ragazza, figlia di un Reggiano da generazioni? Si stava mettendo in ridicolo, stava dichiaratamente calpestando la sua reputazione di giovanissima ragazza per un colpo di testa. No, era inaccettabile, come oggi per tutti noi è difficilissimo comprendere il prossimo, qualsiasi provenienza abbia ed è facile lasciarsi andare a banalità e cattiverie gratuite sulla loro presenza nel nostro dorato vivere, figuriamoci cinquant’anni fa come poteva essere, quindi in parte bisogna anche fare un piccolo passo indietro e capire questa forsennata forma di ignoranza e chiusura mentale che caratterizza l’umanità stessa.

Il paesino d’origine del mio papà è piccolo, sulle prime colline in prossimità di Caserta; lo riconosco quando arrivo dal profumo fine e intenso degli alberi di limoni, aranci e di olive.. soprattutto l’odore della legna derivante dagli olivi, sa di buono, sa dei ricordi di mia nonna che andava a raccogliere le olive tanti anni fa; una volta l’anno, quando andavamo, ci portavano con loro ed ovviamente era per noi un grandissimo divertimento assistere e credo che fossimo anche di impiccio ma nessuno ce lo diceva.

Poi la visita al Frantoio del paese dove si produce l’olio, per uso familiare ovviamente, con quel profumo che rimane impresso nei cinque sensi.

La realtà in cui si vive è quella del paese, come tanti paesi sparsi in tutta Italia, ma ovviamente il ritmo legato agli impegni, il correre tutto il giorno e la mentalità sono diversi.

La nonna aveva un cuore grande, con poco rendeva felici tutti i nipoti, ci sapeva dare l’affetto necessario e la massima libertà, con lei potevamo tutto e lo facevamo! Cosa proibita per il resto dell’anno con la routine quotidiana .

Per questo non si può però dire che sia meglio o peggio un modo di vivere piuttosto che un altro, sono dueprospettive diverse; io le ho vissute tutte e due, una solamente per qualche giorno all’anno e legata agli affetti, l’altra per obbligo di vita, lavoro da adulta e forse abitudine oramai.

Tornando per un attimo al presente credo che il mio papà dal canto suo  si sia sempre dimostrato una persona intelligente perché è riuscito a passare sopra a questo “razzismo moderno”, perché di razzismo si tratta, e il tempo gli ha dato ragione; la famiglia che abbiamo è favolosa.

Lui stesso ammette, ogni volta che andiamo sull’argomento, che la realtà di quel paesino gli andava stretta, aveva bisogno come prima cosa di lavorare (al tempo scarseggiava già) ma anche di uscire da quegli schemi un po’ imposti dalla mentalità del tempo e dal contesto. 

Anche lui a suo modo era un ribelle, per i tempi in cui era giovane, quindi la casualità lo portò fino qui, lontano dagli amici e dalla propria famiglia.

Io e mia sorella, a nostra volta, abbiamo sposato due ragazzi del Sud Italia con i quali abbiamo avuto una famiglia ; siamo uniti, i nostri figli (io tre e mia sorella due) si amano come fratelli e sorelle; non voglio fare sembrare tutto ciò una copia rivisitata del Mulino Bianco, non esiste per chi ci crede ancora!!!

Volevo solo puntualizzare che prima come oggi e come ,credo, domani, l’incontro di mentalità e stili di vita diversi tra loro sono una fusione colorita di culture; non nego che è difficile conciliarle, a volte davvero alcune sfumature sono incomprensibili, ma con tempo e apertura mentale adeguata si possono superare.

Prima la barriera era solamente tra il nord e il sud, ora si aggiungono le varie culture anche extra europee, la ruota insomma gira…..

Io, grazie ai miei tre ragazzi, mi sto affacciando su mondi e culture a me sconosciute; le loro amicizie sono varie e ognuna importante a proprio modo. A volte spetta a me fare loro chiarezza su alcuni modi di vivere che sono completamente differenti dai nostri, dalla religione alla alimentazione piuttosto che usi e costumi.

Credo sia uno dei valori più importanti che ho trasmesso loro, i ragazzi se non sono condizionati non sentono e percepiscono la differenza con gli altri; si vogliono bene, si aiutano reciprocamente giocano ed escono insieme.Dei viaggi che ho fatto prima di diventare mamma ho fatto tesoro , ho cercato di capire e immedesimarmi al di là dell’immagine felice che si percepisce da semplice turista.

La vita è bella così ed è a colori e con tutte le sue sfumature vive più che maiIo ho ricordi stupendi della mia infanzia vissuta sia qui che in luoghi diversi dalla mia casa, il tutto mi ha arricchita e vorrei che fosse il valore aggiunto di tutti noi oggi e domani.

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News » Il racconto della Domenica - Sede: Nazionale | domenica 10 gennaio 2021