Estate 2025, psicologi sotto stress

25 luglio 2025

Nel cuore dell’estate italiana, tra selfie in spiaggia e aperitivi al tramonto, c’è una professione che non stacca mai davvero: quella degli psicologi. Mentre molti partono per le vacanze, loro restano. A rispondere, ascoltare, contenere. Perché la sofferenza mentale non va in ferie, e anzi d’estate spesso esplode.

Secondo il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi), nel solo mese di luglio si è registrato un aumento del 32% delle richieste di supporto psicologico rispetto allo stesso periodo del 2024. Attacchi di panico, lutti, crisi relazionali, disturbi d’ansia e pensieri ossessivi: un'ondata silenziosa, ma potentissima, che si infiltra nella stagione che dovrebbe rappresentare la leggerezza.

Sedute sotto l’ombrellone (ma solo per chi ascolta)

“Ho fatto sessioni online dalla stanza d’hotel, altre da casa dei miei, mentre fuori erano tutti a cena,” racconta Andrea, 35 anni, psicoterapeuta a Milano. “Se un paziente ha una crisi, non posso dirgli: ‘Ci sentiamo a settembre’. E allora ci sono, ma a volte a pezzi.”

Il paradosso è tutto qui: chi si prende cura degli altri, spesso non riesce a prendersi cura di sé. Con la crescente domanda e i servizi pubblici in affanno, molti psicologi – soprattutto freelance – si trovano a lavorare a oltranza, senza tutele, ferie pagate o limiti di orario.
A fronte di tariffe basse (20–35 euro a seduta in media per chi è in avvio), l’esaurimento emotivo è dietro l’angolo.

Il sistema regge? Non più.

Il bonus psicologo, che aveva dato una spinta all’accesso alle cure nel 2022 e 2023, è ora esaurito. Le ASL sono sommerse di richieste, con liste d’attesa che in molte città superano i 6 mesi. “Spesso siamo l’unico presidio emotivo disponibile,” racconta Giulia, 29 anni, che lavora in uno sportello universitario. “Ma siamo anche soli. Non abbiamo uno spazio nei media, né nella politica.”

I più colpiti? Adolescenti post-pandemia, neomamme, caregiver familiari e anziani isolati. I disturbi più frequenti? Ansia generalizzata, depressione lieve, disturbi da stress acuto e crisi identitarie.

Verso settembre: quale futuro?

Con la ripresa autunnale alle porte, la categoria chiede risposte. Più risorse, più integrazione nei servizi pubblici, tutele contrattuali e una vera campagna nazionale sulla salute mentale. Non bastano le Giornate del benessere. Serve visione, serve continuità. Serve capire che la salute mentale non è un’opzione, ma una base.
Anche, e soprattutto, quando fa 40 gradi all’ombra.

di Giorgia Pellegrini

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Video https://youtu.be/yqjTBUB4lMg 

 

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