La setta delle baldracche

24 agosto 2016

di Gianluca Mattioli 

In questi siti ciò che conta in maniera primaria è non intralciare il traffico dei clienti con le baldracche di turno: vale la stessa tecnica delle banche italiane che fondano il loro potere nella capacità dei funzionari (equivalenti alle baldracche) nel racimolare i risparmiatori in crisi di identità. Insomma il “cliente” cerca di essere riconosciuto e valorizzato e così la baldracca gli si propone fisicamente attraverso la fotografia, null’altro: solo il corpo. Un corpo disponibile in cambio – ovviamente – della marchetta. Così si formano le sette delle baldracche con i clienti proprio come i funzionari di banca con i risparmiatori. Cosa accade nelle banche?. Che i risparmiatori – in base alla fedeltà all’amico funzionario – danno i loro risparmi nelle obbligazioni e si ritrovano senza risparmi. E’ l’effetto del magico religioso la stessa logica delle sette religiose: totale fiducia e via il malloppo. Hanno fatto un sito riportando numericamente le varie posizioni dell’amplesso sessuale: da 1 a 7. Così si sono schierati, i vari partecipanti, pur di avere un nuovo riconoscimento di appartenenza identitaria : io sto nella posizione 3 tu nella 5 ecc. Come nelle banche sono spuntati i fedelissimi dei funzionari che promettevano guadagni ingenti così avviene per la baldracca brava nella posizione 3 ecc. Ecco il successo del magico: trasformare la precarietà del soggetto in una nuova identità che gli permetta di controllare lo stato di fragilità. D’altra parte abbiamo più volte ribadito che in queste operazioni si sviluppa il piacere paradossale che è quella forma di godimento al posto del dolore. Una persona a dare i suoi risparmi alla baldracca dovrebbe provare dolore e invece noooooooooo!!! Ci provano gusto e stanno lì tutti in fila a salutare la baldracca: buongiorno amore mio, scopiamo insieme? Che posizione mi fai?...... Sono là, li trovate tutti in fila per farsi sentire vivi e vegeti: ci sono elenchi di decine di persone, adulte e vaccinate: si sentono vivi se augurano la buona giornata alla baldracca….. e il magico prende il volo e li fa sentire eroi.. Dobbiamo pensare che FB svolge un ruolo significativo nel permettere all’individuo di emergere, riscattarsi dallo stato di precarietà attraverso una nuova identità che è quella del WEB. E’ un mondo a parte virtuale e per molti offre un’identità e una presenza nel mondo. Anche se poi “questo mondo” è fatto di opportunismo e merceficazione di sentimenti umani (per es. le baldracche a caccia di clienti). Ma il dato umano è fondamentale perché abbiamo l’opportunità di scrivere i propri pensieri e partecipare al dibattito evolutivo. Per noi conta dare uno spazio alla riflessione sulla tragica dimensione dei pipparoli: l’immagine della precarietà della baldracca diventa lo strumento erotico della loro vita. Una condizione dove è innegabile la precarietà e disperazione, perciò è stato offerto lo spazio di riflessione e aiuto. Anche per la dimensione delle baldracche c’è stata l’opportunità di riflettere sul ruolo della donna /oggetto, insomma FB ci ha aiutato a sollevarci dalla tristezza che questa crisi economica ci invade e ci soffoca……. Dobbiamo andare avanti nel lavoro di riflessione per superare il piacere paradossale che poi impone la disperazione che rimane nelle nostre mani come stimolo al cambiamento…..

di Paola Sanfelice

Michel Butor è stato poeta e scrittore. Come scrittore di romanzi è assimilato al Nouveau Roman. Il Nouveau Roman è una corrente letteraria nata in Francia tra gli anni '50 e '60. Il termine - usato per la prima volta da Emile Henriot in un articolo su  "Le Monde" - rappresenta un gruppo di autori, tra loro contemporanei, che hanno in comune esigenze comuni più che un proprio movimento. Le varie esperienze hanno in comune il rifiuto del personaggio e delle normali vicende per focalizzarsi sulle caratteristiche della realtà che esulano dalla soggettività umana. I testi prodotti da questa nuova tendenza descrivono con minuzia di particolari gli oggetti e la realtà esterna come se intervenisse la macchina fotografica. Questa tendenza viene anche chiamata école du regard (scuola dello sguardo) perché si intende "sottolineare - come scrive Giulio Ferroni - la tendenza di questi testi a una descrizione minuta e ossessiva degli oggetti e della realtà esterna: la presenza umana è ridotta alla funzione dell'occhio, a uno sguardo passivo che intende avvicinarsi a quello della fotografia o della macchina da presa". Il nouveau roman vuole evidenziare la condizione dell'uomo nella società moderna, basata sull'industrializzazione, la tecnologia, la scienza. È il terzo dei sette figli di Emil Butor impiegato delle ferrovie. Nel 1929 la sua famiglia si trasferisce a Parigi, città dove compie tutti i suoi studi. Studia lettere e filosofia e, contemporaneamente, è segretario di Jean Wahl: questo incarico gli permette di frequentare i maggiori intellettuali del tempo. Insegna per poco tempo al liceo Mallarmé a Sense e poi diviene professore in Egitto. Quindi è lettore all'Università di Manchester in Inghilterra. Viaggia molto; in Svizzera incontra Marie-Jo che sposa nel 1958 e da cui ha 4 figlie. Nel 1968 è professore a Nizza, quindi diventa professore all'Università di Ginevra fino a quando va in pensione e dal 1991 vive in un villaggio dell' Haute-Savoie. Butor pubblica i suoi primi tre romanzi "Passage de Milan" (1954), "L'emploi du temps" (1957) e "La modification" (1957) nel periodo in cui le nouveau roman si afferma. Questa contemporaneità, e la novità stessa dei tre romanzi, hanno iscritto d'ufficio Butor al nouveau roman, tanto più che Butor li pubblicò nelle Editions de Minuit insitendo sul carattere individuale del suo lavoro, negando che sia esistita una ‘scuola'. l'obiettivo della sua poetica è: da un lato riprendere il romanzo del primo novecento là dove si era fermato, a Joyce, Proust, Kaka; e dall'altro ampliare, quantitativamente e approfonditamente per meglio esplorare e illustrare la società contemporanea. Butor, prima di essere un romanziere era un poeta e concepì questi suoi primi romanzi come ‘capaci di raccogliere tutta l'eredità della vecchia poesia'. Esplora e scrive il reale per dargli una sistemazione, per inquadrarlo. In "Passage de Milan" il reale è la città, un immobile parigino dove vivono alcune famiglie viste simultaneamente. Ne "L'emploi du temps " (premiato nello stesso anno con il Prix Fenéon), la città di Bleston in Inghilterra in cui Jacques Revel abita per un anno con la doppia cronologia nel suo diario. In "La modification" un viaggio in treno dove si mescolano la realtà di Parigi, da dove Léon Delmon, il protagonista, proviene e la città dove va Roma che è il suo sogno, il suo desiderio. E nel viaggio modifica, lui stesso, il progetto per il quale era partito. Questi romanzi vengono fuori con una dettagliata narrazione, quasi un'elencazione, di fatti comuni e circostanze banali dell'esistenza. La vita in un immobile, il viaggio, la vita in una città straniera sono quasi dei pretesti dove la banalità della realtà diviene il soggetto complesso di un romanzo dove il flusso di coscienza dei personaggi è ciò che lega il tutto, le situazioni, le persone, gli oggetti, in un'analisi minuziosa. Butor pone la sua attenzione più sulla coscienza e l'interiorità che sugli oggetti. In "Degrées" (1960) racconta un'ora di lezione in un liceo parigino. Butor rende evidente il riferimento a Joyce nel titolo del romanzo "Portrait de l'artiste en jeune singe" del 1967 , parafrasi di "Ritratto dell'artista da giovane, che è una riflessione sull'imitazione ed è praticamente l'ultimo romanzo. Butor ritorna alla poesia: Illustration, Travaux d'approche. Poi pubblica diverse opere che non sono più dei romanzi ma sono delle nuove esplorazioni. Come Description de San Marco 1964 in cui descrive minuziosamente la basilica di San Marco a Venezia; o 6 810 000 litres d'eau par seconde, cifra che corrisponde alla portata delleCascate del Niagara. In La reve d'Irénée 1979 tenta di sovrapporre il testo scritto e la registrazione sonora come fa Luigi Nono, oppure di lasciar fare all'aleatorio come Stockhausen.

Un libro di Butor non è un libro compiuto nel senso di finito. Butor lascia aperti al lettore, la possibilità e il piacere di comporre scegliendo tra i materiali che lo scrittore accumula sulla pagina Intervalle. Jean Roudaut nel 1964 parlava dei libri di Butor come di libri ‘futuri'.

Michel Butor, Mons-en-Baroeul 14 Settembre 1926  - Contamine-sur-Arve 24 Agosto 2016 

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