“‘O Mar ‘O Mar” di Revelè abbraccia Napoli

09 agosto 2025

"Ricordati che io sono sempre qua".
È così che Giuseppe Cacciapuoti, in arte Revelè, si rivolge a Napoli come a una persona cara, con l’affetto di un figlio che non smette mai di tornare, almeno con il cuore.

Il suo debutto discografico, “‘O Mar ‘O Mar”, non è solo un brano: è una preghiera, una carezza, un dialogo a distanza con la sua terra. Scritto in un momento di profonda lontananza, tra le luci fredde del Nord e il calore vivo del ricordo, il pezzo diventa un ponte tra due mondi: il mare reale e quello interiore.

«Sono un eterno bambino» mi confessa, con quella schiettezza che spiazza. Per lui crescere non significa dimenticare il sé più autentico, ma continuare a nutrirlo. È stato proprio quel bambino interiore a spingerlo verso la musica, quando a 13 anni si è trovato lontano da Napoli, trapiantato nella bergamasca. Lì, tra silenzi e difficoltà, ha scoperto la scrittura come rifugio e la melodia come cura.

Revelè non è un nome casuale: significa rivelare se stessi, svelare quel luogo sicuro che, una volta trovato, non ti abbandona più.
«Ho capito che casa non era un posto da raggiungere, ma qualcosa che portavo già dentro di me» racconta.

Il mare, per lui, è il custode dei ricordi. «Una distesa infinita» che trattiene volti, voci, suoni, profumi. Basta un tamburello per riportarlo ai saggi di quartiere, alle strade piene di musica e di umanità.
Quell’umanità che, dice, «ti aiuta anche se non ti conosce», come quella signora che a Napoli gli offrì spontaneamente un bicchiere d’acqua in una giornata rovente.

La produzione del brano porta la firma di Mario Meli. «Mario è un sarto musicale: ha cucito su di me un abito sonoro che unisce pop contemporaneo e radici mediterranee». Il risultato è una canzone che vibra di malinconia e speranza, destinata a restare impressa già al primo ascolto.

E la speranza è proprio il messaggio che Revelè vuole lasciare. «Casa è sempre lì. Non c’è fretta. I ricordi e le radici li porti con te, e puoi sempre ritrovarli quando vuoi».

Quando gli chiedo quale sarà la prossima tappa del suo viaggio musicale, risponde senza esitazioni: «I vicoli». È lì che vuole tornare metaforicamente, tra le luci calde e le voci della sua gente, mentre nella realtà si prepara a pubblicare altri due singoli e un EP atteso per gennaio.

Il sogno? Collaborare con artisti che hanno saputo raccontare emozioni universali: Pino Daniele, Mango, Michael Jackson. E tra i contemporanei, Mahmood.
«Ognuno di loro ha avuto il coraggio di essere fragile e vero» spiega.

Prima di salutarlo, gli chiedo cosa direbbe a sé stesso di dieci anni fa: «Non mollare, continua a sognare».
E a Napoli? «Ricordati che io sono sempre qua».

di Giorgia Pellegrini

Foto Ufficio Stampa

Video https://youtu.be/Tq9u1X0-7T8?si=V3b59GlOxvTZHzl5 

 

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