IN RICORDO DI PAOLA CLEMENTE
22 gennaio 2020
di Roberto Dall’Acqua
MONITO A CHI SOTTOPAGA I LAVORATORI
«Paola usciva di casa intorno le 2 di notte per prendere un autobus alle 3 che la portava ad Andria, dove arrivava alle 5.30.» Alberghi, discoteche, ristoranti a cinque stelle: l’esibizione ostentata di ricchezza a pochi metri da quei campi di intrisi di sudore e fatica.
Paola Clemente aveva 49 anni ed è morta il 13 luglio 2015 mentre lavorava nei campi.
Viveva con suo marito e i suoi tre figli a San Giorgio Jonico, a trecento chilometri di distanza dal lavoro.
Il compito svolto era quello dell’acinellatura, toglievano gli acini più piccoli per far bello il grappolo. Su una cassetta, Paola - sempre con le braccia tese e la testa alzata verso il sole per tutto il giorno - inseriva il frutto delle sue fatiche quotidiane.
Con il viaggio, tredici ore di lavoro e meno di due euro all’ora. Schiavitù. E quando si parla di schiavitù è facile pensare a storie di migranti, ma non si può celare il dramma della povertà che si è abbattuto su molte famiglie italiane, costrette a fare lavori faticosi umiliante scarsamente reribuiti, ma totalmente “inutili” al fine di una vita dignitosa e alla soddisfazione del bisogno.
Paola non era una che si lamentava, era una di quelle donne abituate al sacrificio e a stare in silenzio. Il suo ultimo giorno di lavoro è stato il 13 luglio; è uscita di casa in piena notte, come tutti i giorni, sulle sue gambe e non è più tornata. E’ morta sotto un sole cocente.
«... per Paola e per noi erano indispensabili. Ci permettevano di campare... », affermò il marito.
Ancora dopo 4 anni e mezzo, il marito e i figli ancora l’aspettano, il telefono di Paola è rimasto acceso per continuare a suonare la sua sveglia, tutti i giorni, pur sapendo di non vederla più rientrare tra le mura di casa, sedere a tavola la sera.
C’è un esigenza urgente per loro, possibile: sapere la verità su come e perché è morta. C’è un’altrettanta esigenza urgente possibile per tutti: fermare lo sfruttamento dei braccianti e l’arricchimento del caporalato. Perché se qualcuno lavora 13 ore al giorno per un mese e guadagna 257,38 euro, in una società sana e dignitosa, non è accettabile.
A Paola è stato dedicato un cortometraggio "A Paola Clemente. Morta di Fatica per due euro l'ora sotto il sole del 13 luglio 2015". Il film di Pippo Mezzapesa - visibile su https://youtu.be/_HwSSSY61y8 - racconta la sua storia e i dialoghi sono tratti dagli atti dell’inchiesta ai caporali che la sfruttavano e dalla donne che viaggiavano in pullman insieme a lei.
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