TULLIO ARAGONA, IN LIBRERIA CON "CXII - CENTUMDUODECIM"

19 marzo 2017

di Tullio Aragon

                                                                                                      CENTUMDUODECIM

Dagli scuri ormai logori della finestra filtrava quell’insopportabile luce che annunciava un nuovo giorno.

Si?. Un nuovo, lungo, interminabile giorno.
Questo era il primo pensiero di Alex al suo risveglio gia? da tempo... da troppo tempo.
Uno sbuffo di luce tagliava a meta? la stanza quasi a ricordargli, se mai se ne fosse dimenticato, che

anche la sua vita era stata tagliata in due.
Aveva perso il suo lavoro di fotocronista presso un noto giornale romano a causa della sua

indolenza nel seguire e assecondare la linea politica del nuovo direttore. Era stato l’unico a ribellarsi e un bel giorno aveva litigato in malo modo con tutta la redazione, accusandola di essere solo una squadra di leccaculo disposti a qualunque compromesso. Come se non bastasse, aveva detto senza mezzi termini al nuovo capo di essere un corrotto, un venduto che si lasciava manovrare per soddisfare la sua sete di popolarita? e di denaro.

A quelle accuse il direttore aveva replicato con determinazione, minacciandolo che avrebbe potuto considerare finita la sua carriera e che non sarebbe riuscito a trovare lavoro neanche presso il giornale di una parrocchia. Promessa che, grazie alle sue conoscenze politiche, fu mantenuta in pieno. Il danno di quel burrascoso licenziamento non si limito? soltanto alla perdita del lavoro ma provoco? un effetto domino che travolse la vita, fino allora brillante, di Alex.

Le sue credenziali di “rompipalle” fecero presto il giro delle redazioni e trovare una nuova occupazione fu davvero impossibile. Dopo un anno e mezzo d’inutili ricerche e dopo innumerevoli “Ah... se me lo avessi detto prima ...” di coloro che riteneva suoi amici e che invece gli voltarono le spalle senza tendergli una mano, la depressione s’impossesso? della sua vita.

Dopo poco iniziarono anche le prime complicazioni finanziarie e fu costretto a vendere, anzi a svendere, anche la sua auto per far fronte ai creditori che incalzavano con le loro richieste. Il suo tenore di vita era precipitato e Gloria, la compagna che era al suo fianco da oltre sei anni, comincio? a mostrare segni d’insofferenza verso una vita che non era piu? interessante e mondana come prima. Le difficolta? economiche e lavorative si ripercossero anche nel loro rapporto di coppia che si deterioro? in fretta fino a quando, rientrando una sera, non la trovo? piu? a casa. Al suo posto la piu? ovvia delle lettere con il piu? ovvio dei messaggi: “Scusami ma non reggo piu? questa vita”.

Alex era preparato a quell’evento, temeva che prima o poi potesse accadere e non ne fu affatto sorpreso ma si senti? ancora piu? solo.

I debiti accumulati aumentavano ogni giorno. La sua scrivania era sommersa da bollette e solleciti di pagamento che quasi neanche leggeva piu?. Aveva venduto quasi tutto, dal televisore LCD all’impianto Surround e non sapeva cos’altro fare per reperire altro denaro. Gli unici oggetti che aveva tenuto, sperando potessero servigli per un eventuale lavoro, erano l’attrezzatura fotografica, il notebook e lo smartphone.

Proprio per non privarsi anche di quelli, quando ricevette una lettera dell’agenzia immobiliare che gli intimava di lasciare libero l’appartamento e saldare gli otto mesi di pigione arretrata, prese una decisione.

Alle soglie dei cinquant’anni, solo e senza lavoro, disastrato anche sul lato monetario e senza valide alternative gli sembro? che l’unica opzione risolutiva potesse essere solo quella di abbandonare per sempre ogni aspirazione, di voltare pagina e tornare nella vecchia casa dei suoi genitori in una piccola localita? della Calabria.

Qualche giorno dopo infilo? la sua roba in due valigie, lascio? le chiavi dell’appartamento in portineria e si diresse verso la stazione per prendere il primo treno che potesse riportarlo verso i suoi luoghi d’origine.

Le immagini che scorrevano rapide dal finestrino del treno e poi lente da quello della corriera sembravano scandire i ritmi della sua vita, prima frenetica e poi rallentata fino a fermarsi del tutto, come quando giunse davanti alla vecchia casa paterna.

Varcando quella soglia e rivedendo l'antico tavolo dove pranzava insieme con i suoi, la consunta cucina bianca, la credenza di legno scuro addossata nell’angolo, il caminetto dove la sera si riscaldava ascoltando i racconti del papa? seduto in poltrona e dove attendeva con ingordigia le prime ciambelle che la madre friggeva la vigilia di Natale, avverti? un senso di vuoto, di valori, odori e sapori persi nel tempo. Fu aggredito da mille ricordi della sua infanzia, le aspettative e le aspirazioni sognate e inseguite. Riaffioro? la sofferenza provata, quando ancora studiava al liceo, per la perdita del padre. Avverti? lo sconforto e il senso di colpa per aver lasciato sola la madre, prima a causa degli studi universitari e poi per il lavoro, e che rivide poche volte prima di perdere anche lei.

Passata l’onda emotiva del primo impatto, ritorno? alla realta? e sopraggiunse il pensiero di rimettere in sesto quella casa trascurata da troppi anni. Oltre a una bella ripulita era necessario ripristinare la fornitura dell’elettricita?, che gli avrebbe consentito di eliminare le candele e dare di nuovo vita al vecchio televisore e al frigorifero. Il telefono, che risultava muto, non era indispensabile in quanto gli bastava il suo PDA che poteva utilizzare anche come modem per navigare in Internet.

Accedendo nella stanza accanto, rivide il letto di ferro battuto dei suoi genitori. Rimosse la coperta impolverata dal lungo inutilizzo e si sdraio? sulle lenzuola bianche, impreziosite dai bordi ricamati dalla madre. Un nodo alla gola gli impedi? di deglutire, fu costretto ad alzarsi e appena sollevo? il capo una lacrima gli solco? il volto. Ritorno? nell’altra stanza e apri? il rubinetto dell’acqua che usci? con violenza e di colore rosso mattone. Attese qualche secondo affinche? tornasse limpida prima di prendere un bicchiere, sciacquarlo e berne un sorso.

La prima notte non fu facile ma passo? anche quella. Il giorno successivo telefono? all’azienda erogatrice dell’energia elettrica chiedendo di riallacciare l’abitazione alla rete. Gli risposero che entro un paio di giorni avrebbero provveduto. Dopodiche? usci? per dare un’occhiata all’esterno della casa.

Anche quello avrebbe avuto bisogno di diversi interventi ma al momento non disponeva di denaro per quei lavori e inizio? quindi a far pulizia cercando di rendere piu? salubre l’interno. Alcuni giorni dopo gli allacciarono la corrente e Alex si precipito? a collegare i due elettrodomestici e fu contento di verificare che entrambi funzionassero ancora. Ripose nel frigo le poche vivande che aveva acquistato presso l’unico negozio di generi alimentari dei dintorni, ripristino? le sintonie dei vari canali televisivi e soprattutto collego? il caricabatteria al suo palmare che gia? da diverse ore avvisava, con il suo bip-bip, che la batteria era ormai scarica.

E? indubbio che ci sia una bella differenza tra vivere in una metropoli e un paesino sperduto ma Alex si era ormai rassegnato. Da quando era rientrato, passava le sue giornate da solo con l'unica compagnia del televisore e di Internet. Grazie a quest’ultimo riusciva a vendicchiare qualche vecchio oggetto trovato in casa, spacciandolo per antiquariato, e diversi componenti del suo corredo fotografico che s’impoveriva giorno dopo giorno. Talvolta, qualcuno dalle vicine campagne gli chiedeva di scattare qualche foto, in occasione di un battesimo o di un matrimonio e questo era un altro modo per racimolare qualche soldo che gli permettesse di sopravvivere.

Ormai la sua vita era questa. Si recava nella citta? piu? vicina solo per acquisti indispensabili, come quando compro? una vecchia auto d’occasione, giusto per potersi muovere senza i vincoli della corriera, che serviva la zona a orari assurdi e scomodi, o come quando ando? ad acquistare uno scanner in offerta speciale presso un centro commerciale di cui aveva letto il volantino pubblicitario.

La zona non offriva nulla oltre al bar in piazza, frequentato dai soliti quattro pensionati che sorseggiavano vino e giocavano a carte per tutto il pomeriggio. In compenso l’aria era buona e le passeggiate in mezzo al verde davvero salutari.

Un po’ poco per chi era stato abituato a frequentazioni di tutt’altro genere. Pertanto, il momento che amava di piu? era la sera, quando andava a letto, dove liberava la sua fantasia e, prima di addormentarsi, riviveva la vita che aveva prima, ricca di soddisfazioni economiche, lavorative e sentimentali.

Anche il suo fisico aveva risentito di quel brusco cambiamento di stile di vita. Non era mai stato un Adone ma con il suo metro e ottanta di altezza, il viso regolare e due occhi scuri e taglienti, lo si poteva considerare di certo un bell'uomo.

La vita sedentaria gli aveva ridotto il tono della muscolatura, costruita con diversi sport che aveva praticato in passato, e appesantito il giro vita.

I capelli si erano diradati e ingrigiti e gli era passata la voglia di curare il suo aspetto che, con un po’ di attenzione, sarebbe potuto risultare ancora gradevole.

Ogni tanto gli veniva in mente la sua ultima compagna. Sentiva la mancanza di una presenza femminile nella sua vita ma non quella di Gloria. Aveva ormai compreso che il loro legame era stato dettato piu? che altro dalle amicizie comuni, dal ritmo di vita allegro e mondano e non da un vero sentimento. Non avevano, infatti, mai parlato del loro futuro, di progetti, di metter su famiglia ma solo di come, dove e con quali persone avrebbero trascorso la serata.

Le precedenti relazioni che aveva avuto erano state solo storie di sesso e aveva creduto che con Gloria le cose sarebbero potute essere diverse. Dopo la separazione, pero?, si convinse che quel rapporto non fosse poi tanto dissimile dagli altri.

Del suo stile di vita attuale quello che Alex non sopportava, quello che proprio non riusciva ad accettare, quello che gli faceva piu? male, era il risveglio mattutino. L’impatto con la realta?, l’assurda monotona quotidianita? con quella vita piatta, inutile, che aveva consumato la sua anima e la sua solitudine.

Il non avere un fine, una meta, un obiettivo era quello che lo tormentava di piu?.

Non coltivava piu? alcuna speranza, aveva consumato anche quella e tutte le mattine, accendendo il suo notebook e avviando il programma di posta elettronica, ingannava se stesso illudendosi di poter ricevere una buona notizia, un’offerta di lavoro, una possibilita? di riscatto.

Come di consueto pero?, arrivava solo qualche e-mail pubblicitaria e il solito spam. Poi di nuovo lo scoramento piu? nero ricominciava ad avvolgere il suo stato d’animo.

In paese i suoi vecchi amici d’infanzia erano quasi tutti andati via. Quei pochi conoscenti rimasti avevano famiglie piu? o meno numerose, di cui non conosceva nemmeno tutti i componenti, ed erano occupati dalle necessita? dei rispettivi figlioli. Chi doveva essere accompagnato alla scuola di danza, chi al campo di calcio, chi in piscina.

Questi impegni svuotavano ancor di piu? quel piccolo agglomerato del gia? ristretto numero di anime che lo abitavano.

Del resto Alex non aveva neanche cercato di riprendere contatto con qualche vicino. Si sentiva a disagio a parlare della separazione, della perdita del lavoro e dell’incapacita? di trovare un’altra occupazione.

In un borgo dove non accade mai nulla il suo ritorno alle origini era diventato l’argomento del giorno e quando passeggiava per le strade dei dintorni, avvertiva il mormorio dei compaesani nei suoi confronti.

La sua presenza in quella localita? era la conferma di una sconfitta, della brusca caduta di una carriera fino a poco tempo prima portata da esempio e invidiata da tutti.

Una mattina un suono sgradevole lo fece sussultare mentre si attardava ancora nel letto. Altro non era che il campanello di casa ma Alex non lo aveva quasi mai sentito.
Il suono si ripeteva insistente e allora si affretto? ad avvicinarsi alla porta chiedendo chi fosse e cosa volesse.

Era il postino al quale disse, immaginando la solita bolletta, di infilarla nella cassetta esterna. Ricevette pero? un rifiuto in quanto, trattandosi di un pacchetto, era necessaria la sua firma.

Infilatosi con rapidita? i pantaloni, apri? la porta convinto di qualche errore ma il postino confermo? che era indirizzato proprio a lui, Alessandro Marzi, e che proveniva dal Portogallo.

Firmato e ritirato il pacchetto rientro? in casa, lo poso? sul tavolo e, aprendo la finestra per far entrare piu? luce, guardo? il timbro postale che confermo? la provenienza estera.

Preso un coltello dalla dispensa, si appresto? a tagliare il nastro adesivo che ne sigillava i bordi.

All’interno, oltre ad alcuni involucri ricoperti con carta da imballaggio, era presente anche una lettera che Alex si affretto? ad aprire incuriosito.

Con sorpresa ne lesse il contenuto:

“Querida irma? Madalena estava desligado pacificamente 20. Maio deste ano. Sendo a u?nica ma?e que voce? viva de enviar-lhe uma poucos pertences pessoais.

Irma? Maria de Coimbra”

Dopo averla scorsa, la ripose e tolse la carta nella quale erano stati avvolti gli altri oggetti: una piccola croce di legno, un rosario, un breviario, un paio di occhiali da vista e una foto che ritraeva tre giovani Suore a lui del tutto sconosciute.

Non conoscendo una parola di portoghese, accese il suo computer e, collegatosi a un sito specializzato in traduzioni gratuite su Internet, digito? le frasi della lettera per trasformarla in italiano.

In pochi minuti ottenne il risultato:

“La cara Sorella Maddalena si e? spenta serenamente il 20 maggio di quest'anno. Essendo tu l'unico parente in vita ti inviamo i suoi pochi effetti personali.

Suor Maria di Coimbra”

Di colpo gli venne in mente un episodio, che da bambino gli aveva raccontato sua madre, a proposito di una prozia che era diventata Suora quando parte della sua famiglia era emigrata in cerca di fortuna. Prese in mano la foto e noto? che c’era qualcosa scritto a penna sull’immagine ma l’inchiostro era troppo sbiadito e non riusci? a decifrarne alcun carattere.

Posata la foto, comincio? a dare uno sguardo piu? approfondito agli altri oggetti: la croce di legno, tenuta insieme da due piccoli fili di corda grezza, molto vecchia e con evidenti graffi e bordi consumati dal tempo; gli occhiali con vetri spessi e la montatura grossolana e usurata; il rosario anch’esso in legno ma ben tenuto; il breviario con la copertina sgualcita e le pagine ingiallite.

L’attenzione fu subito richiamata da alcuni strani disegni all’interno del libretto liturgico, ai lati di ogni preghiera.

Trovo? quelle due sequenze anomale: diverse da destra a sinistra ma sempre uguali a ogni orazione.

Incuriosito da quella strana simbologia ma incapace di interpretarne il significato, inseri? il compendio sul piano dello scanner e diede inizio? alla digitalizzazione delle pagine allo scopo di ingrandirne i segni ma nonostante avesse spinto l’ingrandimento al limite massimo, non ottenne alcuna informazione supplementare.

Poi riprese la foto, ne scansiono? l’immagine e dopo averla elaborata con “Photoshop”, esasperandone il contrasto, riusci? a interpretarne lo scritto:

“na orac?a?o e? a verdade”.
Altra ricerca e traduzione su Internet per ottenere:

“nella preghiera e? la verita?”.

Deluso dai risultati e passata la curiosita? del “diversivo”, che se non altro aveva cambiato la routine delle sue monotone mattinate, salvo? le due digitalizzazioni, del breviario e della foto, e ripose tutto il

contenuto del pacchetto in un cassetto della credenza, l’unico che potesse chiudere a chiave, pensando che di sicuro avrebbe potuto ricavare qualche soldo da quegli articoli, vendendoli su Internet come oggetti d’arte sacra.

Il recapito di quel pacco gli evidenzio? che era ormai l’unico discendente della sua famiglia e che dopo di lui il ceppo della casata Marzi avrebbe avuto fine.

Rammento? che una vecchia fiamma, di qualche anno prima, gli aveva annunciato che sarebbe diventato padre ma lui, coinvolto com’era dalla sua carriera, non l’aveva creduta e chiuse in fretta quel rapporto. Non sapeva se davvero avesse un figlio in giro per il mondo. Se quella notizia fosse stata vera, a quest’ora avrebbe dovuto avere tredici o quattordici anni ma in ogni caso non avrebbe portato il suo cognome.

Senti? l’impulso di recarsi al cimitero del paese presso la tomba dei suoi genitori; era troppo tempo che non vi si recava. Resto? davanti alla lapide per diversi minuti, avvertendo il peso di non essere riuscito a dare ai suoi cari quelle soddisfazioni che li avrebbero, in parte, ripagati dei sacrifici che avevano fatto per lui.

Ripresa la sua noiosa vita, continuo? ad avvilirsi sempre di piu?, fino a sperare persino d’invecchiare al piu? presto e diventare cosi? uno di quei pensionati che passavano giornate intere a giocare a carte.

Qualche giorno dopo, rientrando verso sera, noto? una grossa berlina davanti casa, la porta d’ingresso socchiusa e la luce accesa all’interno. Penso? di essere uscito forse senza chiudere nulla ma quell’auto non era certo la sua. Si avvicino? con un po’ di timore e, spalancando la porta di colpo, vide un uomo seduto sulla poltrona e un altro in piedi di fianco all’ingresso. Incuriosito e spaventato chiese tutto d’un fiato:

“Chi siete? Che cosa volete? Cosa fate in casa mia.”

L’uomo seduto in poltrona, molto elegante e con modi pacati e gentili, disse di chiamarsi Tom e cerco? di tranquillizzarlo dicendo che non aveva nulla da temere. Si scusava per il modo in cui erano entrati in casa affermando di essere degli uomini di Chiesa e che volevano solo avere alcune informazioni sulla recente dipartita della sua prozia Suor Maddalena.

Alex rimase qualche secondo perplesso, diede uno sguardo intorno, vide il cassetto che teneva chiuso a chiave aperto, gli oggetti del pacco ricevuto sparsi sul tavolo e d’istinto reagi? urlando:

“Andate via subito.”

Tom, sempre in modo garbato, rispose che non volevano in nessun modo fargli del male e che cercavano solo informazioni.

“Chi cerca informazioni non sfonda le porte e fruga in casa altrui.” replico? Alex, afferrando lo smartphone deciso a chiamare la polizia.

Non fece neanche in tempo a digitare un numero che l’altro uomo, quello rimasto in piedi, gli afferro? con rapidita? il polso torcendoglielo verso l’esterno. Il dolore lo costrinse a lasciar cadere di mano il telefonino e lo fece piegare su di un fianco. L’uomo seduto in poltrona, con aria serafica, disse all’altro di mollare la presa e invito? Alex a sedersi.

Piu? che un invito fu obbligato a obbedire, poiche? fu di forza accompagnato accanto a una sedia e solo dopo averlo fatto sedere, l’uomo lascio? la presa del suo braccio.

Con una smorfia di disappunto, Tom riprese:
“Voglia scusare il mio amico Didier, a volte non si rende conto che puo? anche far male.”
Si alzo? e offri? una sigaretta ad Alex, lo fece accendere e si accomodo? anch’egli su una sedia attorno

al tavolo.
Prese poi, tra gli oggetti sparsi, la foto delle tre religiose e chiese:
“Conosce queste tre Suore?”
Impaurito ma anche incuriosito, Alex osservo? la foto e rispose:
“Non so proprio chi siano.”
“Le guardi bene, non ne riconosce davvero nessuna?”
“Boh... quella al centro potrebbe essere la mia prozia... le altre non mi dicono nulla, non credo di

averle mai viste.” ribadi? con tono agitato e con le tempie che gli pulsavano.
L’uomo in piedi si avvicino? minaccioso alle spalle di Alex ma l’altro lo fermo? con un semplice

cenno della mano ordinandogli di raccogliere il cellulare caduto sul pavimento. Didier raccolse il telefono e lo poso? sul tavolo.
Tom incalzo?:
“E? certo di non conoscere nessuna di queste tre Suore?”

“A parte mia zia non so proprio chi siano.”

Seguirono alcuni secondi di pausa durante i quali l’uomo lo guardo? fisso negli occhi per poi proseguire:

“Quella al centro e? Suor Lucia, la piccola veggente, una dei tre famosi pastorelli di Fatima.”

Alex avvicino? ai suoi occhi la foto, cosciente di aver fatto una “grigia” abissale per un fotoreporter, anche se ormai ex, e con voce incerta replico?:

“L’unico viso che mi era familiare era quello. Per questo motivo ho ritenuto che fosse lei.”

“La prima a sinistra e? sua zia Suor Maddalena, la terza e? Suor Angelina.” rispose Tom e aggiunse che si trattava di una tedesca di nome Brigitte Holzer, deceduta otto mesi fa, anche lei con un solo parente in vita. Anzi una sola.

Una donna di nome Leda Mercier che vive tutt’ora in Francia, alle porte di Parigi, dopo essersi trasferita dalla Germania, insieme alla sua famiglia, negli anni settanta.

Mentre forniva queste informazioni, lo sconosciuto scrisse qualcosa sul foglio di un piccolo taccuino. Dopo di che chiese ancora se fosse a conoscenza di qualche lettera o altro che in passato sua madre o sua nonna avessero ricevuto dal Portogallo.

Senza esitare Alex rispose che aveva solo un flebile ricordo della Sorella di sua nonna, avendone sentito parlare dalla madre quando era ancora un bambino e che fino all’arrivo di quel pacco aveva dimenticato del tutto l’esistenza di una Suora nel suo parentado.

Aggiunse che anche della nonna aveva piccoli ricordi in quanto era deceduta quando lui aveva cinque o sei anni.

Tom prese in mano il breviario, lo apri? e chiese cosa fossero, secondo lui, quegli strani disegni fatti a penna che con regolarita? si ripetevano.

Alex rispose di non averne la benche? minima idea e domando?, a sua volta, cosa potessero significare. L’uomo accenno? un sorriso fissandolo con uno sguardo interrogativo.

Dopo pochi secondi infilo? una mano nella tasca interna della giacca, estrasse una busta e la poso? sul tavolo dicendo:

“Voglia scusare la nostra poco ortodossa intrusione e i piccoli danni che Didier, un po’ maldestro, e? stato costretto a causare.”

Si alzo?, l’altro apri? la porta e uscirono entrambi.
Alex senti? lo sbattere delle portiere, la messa in moto dell’auto e poi il rumore del motore che pian

piano si affievoliva. Resto? qualche minuto seduto con lo sguardo smarrito nel vuoto. Poi, quando i battiti del cuore cominciarono a rallentare, si alzo? dalla sedia e diede uno sguardo alla porta d’ingresso. Noto? che era stata aperta danneggiando la serratura. Lo scrocco non funzionava piu?, quindi la richiuse utilizzando il vecchio catenaccio. Ritorno? nei pressi del tavolo e apri? la busta lasciatagli dall’uomo di nome Tom e rimase allibito: conteneva dieci banconote da cinquecento Euro. Le guardo? in controluce per accertarsi che non fossero false ed ebbe la conferma che quella busta conteneva ben cinquemila Euro. Diede poi uno sguardo al cassetto della credenza che teneva chiuso a chiave. Anche in quel caso, l’unico danno visibile era limitato alla piccola serratura.

“Cinquemila Euro per due serrature... avercene di queste visite.” fu il suo pensiero.

Raccolse gli oggetti sul tavolo e solo allora si accorse che il breviario non c’era piu?. Poi guardo? i soldi, li mise in tasca e date le sue scarse finanze penso? che la prima vendita degli oggetti non fosse andata affatto male e che mai avrebbe sperato di ricavarci tanto con un vecchio libretto di preghiere.

Quei soldi gli facevano davvero comodo e soprattutto gli garantivano un futuro immediato senza il timore ossessivo di non riuscire a pagare la bolletta della luce o l’abbonamento a Internet.

Diede uno sguardo all’orologio, erano da poco trascorse le ventuno. Data quell’improvvisa e insperata disponibilita? economica, penso? di andare a mangiare una pizza in centro. La preoccupazione

di non poter chiudere casa lo fece, pero?, desistere. Apri? allora il frigo per controllare cosa avrebbe potuto prepararsi per cena ma, oltre alle griglie degli scomparti, vide solo due uova dall’aspetto piu? triste del suo. Decise allora di uscire, tanto in casa aveva avuto dimostrazione che chiunque sarebbe potuto entrare con facilita?. Accosto? la porta, bloccandola con una zeppa di legno, mise in moto la sua vecchia auto e si avvio? verso la vicina citta?.

Da quando era tornato in Calabria, non era mai andato a cena fuori e dovette girare un bel po’ prima di trovare una pizzeria aperta che gli infondesse fiducia.

Non era un tipo difficile ma sulla pizza era davvero esigente. Avvistato un locale, che sembrava ispirarlo, parcheggio? l’auto ed entro?. Si accomodo? a un tavolo e dopo poco si avvicino? un cameriere per porgergli il menu?. Comincio? a scorrerlo, non per scegliere il tipo di pizza in quanto sapeva gia? che avrebbe ordinato una “margherita”, come d’abitudine ma per leggere le marche di birra disponibili. Anche su quella era molto esigente ma la lista delle bevande non offriva molto. La scelta cadde su una lager commerciale come tante.

Mentre sorseggiava la sua bionda, comincio? a pensare alla strana visita ricevuta poco prima.

Qualcosa non lo convinceva appieno. Gli interrogativi si rincorrevano e si accumulavano uno sull’altro. Non riusciva a capire il senso di quella visita forzata e fu travolto da una serie di domande cui non riusciva a dare risposta.

“Per quale motivo era stato sottratto il breviario?”
“A quale scopo tutti quei dettagli sulla terza Sorella?”
“Non erano troppi tutti quei soldi per due serrature?”
“Come facevano quei due a sapere che gli era stato recapitato un pacco dal Portogallo?”
“Perche? conoscevano gli unici parenti in vita delle due Sorelle ritratte nella foto insieme a Suor

Lucia?”
La pizza fumante lo distolse da quei pensieri. Era davvero tanto che non ne gustava il sapore e non

ne sentiva l’aroma. Ordino? un’altra birra, si distrasse guardando la TV nel locale e rammento? il ritmo di vita che aveva solo pochi mesi prima, quando andare a cena presso ristoranti di classe e in compagnia di belle donne, era quasi la norma e non un evento straordinario. Di recente, pero?, era fin troppo eccezionale anche una modesta pizzeria in solitudine come quella sera.

Terminato il pasto e rientrato in macchina, accese una sigaretta e i pensieri di quello strano evento ricominciarono ad affollarsi nella sua testa. Girovagando per la citta? cercava di dare una risposta logica a quei perche?, fino a quando focalizzo? l’attenzione su altri particolari: “A quale scopo tutti quei dettagli su Suor Angelina e la sua unica pronipote?” e ancora “Che cosa aveva scribacchiato l’uomo sul taccuino?”

Ricordo? allora che nel riporre gli oggetti noto? la mancanza del breviario ma non diede importanza alla presenza di quel notes. Comincio? ad accelerare per tornare a casa colto da una strana frenesia.

Giunto a destinazione apri? il cassetto, prese il foglio e ne lesse il contenuto, quello che c’era scritto era un indirizzo: Leda Mercier - Rue Maurice Beteaux - Montmagny.

Ricordo? che l’uomo disse che Suor Angelina mori? otto mesi fa. La sua prozia era morta il venti maggio e quindi, dato che era il sei luglio, quasi sei mesi prima di Suor Maddalena. Poiche? erano a conoscenza dell’indirizzo di Leda Mercier, avrebbero potuto farle visita, sempre che non l’avessero gia? fatto.

Per quale motivo erano andati da lui e quale legame univa le tre Suore della foto? Forse su Internet poteva esserci una spiegazione. Accese il computer per cercare un eventuale nesso ma prima di avviare il browser apparve un avviso del programma di monitoraggio che avvertiva di una recente attivita? di copia dall’hard-disk.

Capi? all'istante che i due visitatori avevano copiato qualcosa. Il report del programma indicava la recente apertura di “brevi.pdf”, il breviario digitalizzato e “3s.jpg”, l’immagine delle tre Suore che, grazie alla trasformazione elettronica, aveva reso leggibile la frase scritta a penna sopra la foto.

Una semplice deduzione e capi? il perche? del breviario sottratto e delle domande su quegli strani segni. Quel libretto di preghiere doveva contenere qualche misterioso messaggio. Qualche segreto di notevole rilevanza. Cosi? importante da smuovere chissa? quale potente organizzazione che reputava necessario venirne a conoscenza.

Dopo queste prime riflessioni Alex cerco? su Internet notizie di Suor Lucia e dei possibili legami di parentela con la sua famiglia. Non approdando a nulla di fatto cerco? allora notizie sui tre segreti di Fatima ma le notizie ufficiali furono piu? o meno tutte uguali. Solo qualche sito particolare, e chissa? fino a quanto attendibile, poneva alcuni dubbi sulle rivelazioni fatte dalla Chiesa.

Lancio? allora “Google Earth” alla ricerca dell’indirizzo di Leda Mercier e visualizzo? la posizione di Montmagny: circa quaranta chilometri a nord di Parigi. Trovo? anche la strada indicata sul foglio e anche l’ultimo dubbio sulla veridicita? di quell’indirizzo svani?.

Era ormai notte fonda, stanco dalle emozioni della giornata e con la testa sempre piu? confusa, Alex spense il computer e comincio? a temere di aver fantasticato un po’ troppo, che non c’era nessun intrigo e che aveva viaggiato troppo con l’immaginazione. Con ogni probabilita? si trattava solo di reminiscenze dovute al vecchio lavoro e al desiderio di rivivere quel tipo di vita. Certo gli sarebbe piaciuto rientrare di nuovo in corsa, magari con un caso eclatante, da prima pagina ma ormai aveva avuto diverse conferme che il passato non sarebbe piu? tornato e pensando all’unica cosa positiva della giornata, i cinquemila Euro, si sdraio? spossato sul letto.

Non fu una notte come le altre. Di solito non si addormentava con facilita? ma quella notte Morfeo doveva essere andato a un veglione.

Quelle coincidenze misteriose tarlavano i suoi pensieri. Ricordo? un paio d’inchieste clamorose, svolte durante la sua attivita? di fotoreporter, che fornirono contributi fattivi alla soluzione di alcuni casi piuttosto complicati. Grazie alle sue capacita? riflessive e alla sua predisposizione nel riunire le tessere, a prima vista insignificanti, di uno stesso mosaico, era stato persino convocato piu? volte dai servizi di sicurezza del Vaticano con l’incarico di consulente speciale.

Proprio grazie al suo intervento, in una di quelle occasioni, fu possibile risolvere un’intricata vicenda riguardante un convento italiano nel quale alcuni frati scomparivano senza lasciare traccia. La sua abilita? deduttiva, unita a quella di fotografo, gli diede una discreta notorieta? in quel periodo con interviste e apparizioni in diversi Talk-Show locali.

Dopo aver ripercorso i suoi successi e aver rimuginato a lungo, forse per vanita?, forse per orgoglio o forse per desiderio di rivalsa, si pose una domanda: “E se fosse un invito a scoprire qualche mistero?” L’idea lo lusingava.

Poteva essere davvero l’occasione per rientrare e prendersi le sue rivincite nei confronti di chi lo aveva abbandonato e danneggiato. Si alzo? dal letto, prese i pantaloni e infilo? una mano in tasca prelevando i soldi che gli aveva lasciato Tom, quasi a sincerarsi che fosse tutto vero.

Il denaro era li? e gli piacque pensare che fosse stato lasciato proprio per spingerlo a indagare su quegli strani indizi.

Quei due visitatori dovevano far parte di qualche organismo che aveva interesse a svelare un segreto o impossessarsi di preziose informazioni e, vista la “generosita?” con la quale avevano pagato la loro visita, non doveva trattarsi di roba di poco conto: un governo, un ente religioso piuttosto potente o chissa? cos’altro. Quei cinquemila Euro avvaloravano quelle ipotesi e confermavano che erano a conoscenza anche delle sue scarse condizioni finanziarie. Senza quella somma, infatti, l’idea di partire per indagare sulla vicenda, sebbene fosse accattivante, non avrebbe potuto avere seguito proprio per mancanza di disponibilita? economica.

Intanto era spuntato il sole e penso? che se avesse deciso davvero di partire sarebbe stato necessario cambiare la chiusura di casa. Indossato qualcosa, prese un cacciavite e smonto? la serratura. Dopodiche?, richiudendo alla meno peggio la porta, usci? per dirigersi al bar del paese a prendere un caffe? e un cornetto, al posto del solito te? e dei due consueti anonimi biscotti da discount alimentare con cui si era ormai rassegnato a fare colazione. Ritornato alla sua auto, si reco? in centro alla ricerca di un negozio adatto.

Durante il tragitto le sue convinzioni cominciarono a vacillare e riaffioro? la sua attuale insicurezza. Forse era solo il risultato del suo orgoglio ferito e del suo desiderio di rivalsa ad avergli fatto supporre che quelle strane concomitanze fossero un invito per coinvolgerlo nella vicenda.

In ogni caso il meccanismo di chiusura di casa bisognava sostituirlo.

Appena trovato un negozio di ferramenta aperto entro? mostrando al commesso la serratura danneggiata e chiedendone una simile.

Il venditore prese in mano la serratura, la rigiro? un paio di volte e poi, con una smorfia di disappunto sul viso, affermo?:

“Guardi che non e? affatto danneggiata. E’ stata bloccata di proposito.”

Estraendo il fil di ferro che la inceppava, la persona dall’altra parte del banco gli dimostro? che il meccanismo di chiusura era integro. Alex verifico? che, in effetti, la serratura funzionava con regolarita? e, stupito, usci? ringraziando.

Durante il ritorno a casa ripenso? a quest’altro inspiegabile dettaglio.

Ricordo? bene che i due intrusi non avevano fatto nulla per nascondere la loro presenza, che la porta di casa sua era socchiusa e che la luce era accesa. Ritornato a casa, diede un’occhiata al cassetto in cui aveva riposto gli oggetti del pacco e si accorse che era stato aperto facendo solo leva con un cacciavite o con qualcosa di simile. Prese la chiave del cassetto ed ebbe un’altra certezza: anche quella serratura non aveva subito alcun danno. Solo a quel punto si rese conto che tutto il resto era in perfetto ordine e che non era stato toccato nulla. Risultava evidente che quegli uomini erano gia? stati a casa sua, che sapevano come entrare e, soprattutto, dove cercare.

L’unica persona che potesse avere una copia delle chiavi di casa sua era Melina, un’amica di famiglia che abitava poco distante e che era stata di conforto e aiuto alla povera mamma negli ultimi mesi della sua vita. Da quando era tornato in quei luoghi Alex non era mai andato a trovarla, si vergognava perche? avrebbe dovuto fare lui, per la madre, quello che invece aveva fatto la vecchia e cara Melina.

Era giunto il momento di farle visita.
Recatosi a casa della vicina, busso? alla porta e dopo poco gli fu aperto.
“Ciao Melina, sono Sandrino.”
“Sandrino!” esclamo? la donna con sorpresa e abbracciandolo con trasporto.
Entrato in casa, iniziarono a chiedere l’uno dell’altra, fino a quando Melina disse:
“Cosa ti e? successo? Ti aspettavo per Natale.”
“E perche? mi aspettavi per Natale?”
“E’ venuta tua moglie a chiedermi le chiavi per poter conservare in casa il regalo che ti aveva

comprato. Che bella ragazza che e?.”

“Ah... si?.... e? proprio bella vero? E poi te le ha riportate le chiavi?”
“No. Perche? doveva riportarmele... e? anche casa sua.”
“Eh... si?... certo che e? anche casa sua.”
Non facendo trapelare nulla e attardandosi a chiacchierare del piu? e del meno per qualche minuto,

Alex abbraccio? di nuovo Melina, promettendole che sarebbe tornato a trovarla, e ando? via.
Era ormai chiaro che quei due erano entrati simulando un’effrazione che non c’era mai stata e che avevano fatto in modo che la messa in scena fosse scoperta con facilita?. La sua compagna l’aveva lasciato molto tempo prima e tra l’altro non era mai stata in Calabria. Non sapeva neanche dell’esistenza della casa paterna. Lui non ne aveva mai accennato per non rivelare le sue umili origini. L’ultimo dubbio, a questo punto, era capire come avevano fatto a sapere dell’arrivo di quel pacco. Rientrato a casa, comincio? a scrutare la stanza, dentro il lampadario, nel caminetto, sopra la cappa della cucina, fino a che qualcosa sullo stipite della porta d’ingresso attiro? la sua attenzione. Era il

chiodo dove sua madre, di solito, appendeva il vischio a Natale.
Lo ricordava diverso pero?, piu? piccolo e gli sembro? strano. Sali? su una sedia per raggiungerlo e

tastarlo con due dita fino a riuscire a estrarlo: era una microspia.
Orgoglio, lusinga, fantasia o qualsiasi altra cosa non aveva piu? importanza. Si senti? di colpo ancora

importante, attivo, “vivo” e non ebbe piu? dubbi a interpretare quelle coincidenze anomale come un’esortazione, una provocazione che lo stimolasse a indagare su quell’evento.

Alex era stato per troppo tempo inerme, svogliato e fiaccato da quella vita oziosa e, con fermezza, decise di accettare quella sfida.

Afferro? uno zaino e c’infilo? dentro qualche capo di vestiario, apri? il cassetto della credenza e mise in tasca l’indirizzo di Leda Mercier e la foto delle tre Suore.

Poi guardo? la vecchia croce di legno, non era un cattolico praticante ma credeva in Dio e penso? che una protezione dall’alto non gli fosse per niente sgradita. Prese un vecchio ciondolo di cuoio di sua madre, vi fisso? la croce di legno e lo lego? intorno al collo. Recupero? la sua borsa fotografica con quello che gli era rimasto del suo corredo: una reflex digitale, uno zoom, un grandangolo e un flash elettronico. Visto lo spazio disponibile, vi ripose il pacchetto con il resto degli oggetti.

Accese il computer e copio? le digitalizzazioni del breviario e della foto su una penna USB, riponendola nella borsa insieme agli altri oggetti.

Per non appesantirsi troppo decise di non portarsi dietro il notebook, poteva bastargli il suo palmare.

Avviato il browser per accedere a Internet, diede uno sguardo al sito dell’Alitalia e verifico? le partenze disponibili per Parigi. Nella stessa giornata poteva prendere il volo Lamezia Terme - Roma delle 18,05 e quindi proseguire con il successivo Roma - Parigi delle 21,15.

Guardo? l’orologio, erano da poco passate le tre del pomeriggio. Aveva quindi tutto il tempo necessario per sistemare il chiavistello della porta, altrimenti non avrebbe potuto chiudere casa, e prendere quell’aereo.

Rimessa a posto la serratura e assicuratosi che funzionasse a dovere, carico? borsa e zaino in auto, mise in moto e si avvio? verso l’aeroporto.

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News » Il racconto della Domenica - Sede: Nazionale | domenica 19 marzo 2017