DAVIDE LEONARDO PETRI, "PSYCO: LA PROSSIMA SCELTA"

26 marzo 2017

di Davide Leonardo Petri

PSYCO: LA PROSSIMA SCELTA

(In parte ispirato da fatti realmente accaduti)

 

Un incontro importante

A New York a pochi passi da Central Park in una limpida e inoltrata notte di ne ottobre di un autunno che più di altri gli sembrava intriso di malin- conia, Massimo era ancora sveglio, nella sala del suo appartamento, confor- tevolmente sdraiato sulla poltrona di pelle, accanto alla stufa Turca, che no- nostante una brace ormai svigorita continuava ad emanare un corroborante calore. Era sommerso dai suoi pensieri piuttosto controversi, a causa di ciò che aveva stabilito di fare l’indomani, pensieri incessanti che gli impedivano di rilassarsi, e siccome continuava a non avere sonno e malgrado la tarda ora decise di portare a passeggio, nel parco poco distante, il suo cane Filò. Un tenero dalmata, acquistato all’incirca tre anni prima da un simpatico signore incontrato per caso dal parrucchiere, alquanto dispiaciuto di doversene libe- rare a causa della moglie, ma obbligato dall’eccessiva vivacità del cucciolo che si era rosicchiato pezzo per pezzo una sedia a dondolo in legno di frassino, proprio la sedia imbottita dei ricordi della cara e defunta bisnonna. In passato Massimo più di una volta aveva pensato di prendere un cane, però non lo aveva mai fatto perché si era convinto di non avere il tempo ne- cessario da dedicargli. Ma quando vide per la prima volta la cagnolina che gli scodinzolava, vivace e dolcissima, la prese in braccio e dopo alcuni tentenna- menti decise di tenerla. I suoi dubbi erano concretamente motivati poiché Massimo in passato aveva sofferto di patologie gravi e aveva raggiunto un’età in cui tenere in appartamento un cane grosso e soprattutto così bisognoso di attività sica non era molto indicato; ma ciò che in ne lo indusse a superare le sue paure, era che malgrado avesse settantadue anni, il suo aspetto e il suo stato sico poteva essere paragonato a quello di Martina, la sua attuale compagna, che aveva quasi quarant’anni meno di lui. Giunto nell’atrio Massimo avvertì qualche brivido di freddo, che non era dovuto solo dalla manifesta differenza di temperatura tra il suo appartamen- to e l’ingresso dello stabile, sapeva che quel tipo di brividi era anche glio del suo stato d’animo. Si sentiva a disagio, piuttosto fragile, perché il mattino seguente avrebbe iniziato un percorso di ricordi di eventi accaduti trenta- cinque anni prima, e si sentiva intimorito di dover affrontare nuovamente quelle esperienze. Filò con uno strattone lo spronò ad uscire sia dalla porta d’ingresso che dai suoi scrupolosi pensieri. “Filò non iniziare a tirare” gli strillò dandogli uno breve strattone dalla parte opposta a dove tirava. Anche Martina era molto affezionata a Filò perché adorava gli animali e i cani in particolare: ogni tanto affermava che i cani sono quasi sempre di- sposti a perdonare i loro aguzzini e che le persone dovrebbero prenderli come esempio invece di abbandonarli per strada. Martina era una bella donna di trentatré anni, con un glio, Riccardo, ormai prossimo a iniziare le scuole medie, un ragazzo sano, sportivo, nato dall’unione con Mario, il suo ex marito, che la assillava per farla tornare da lui. Si era divorziata a causa di continui litigi, perché Mario soffriva di una patologia, a volte depredante, come il gioco d’azzardo. Era esausta per gli atteggiamenti del marito e lo lasciò quando Mario prosciugò il conto di famiglia. E come la goccia che fa traboccare il vaso, da quel momento in poi e malgrado tutte le sue insistenze, non lo volle più frequentare. Martina non aveva paura di non farcela da sola, era una persona decisa: una donna affascinante, un insegnante di loso a che coltivava, attraverso numerose letture, la sua passione letteraria. Ma anche una donna sportiva che amava ballare e mantenersi in splendi- da forma giocando a tennis, o facendo trekking. Massimo la conobbe ad un seminario: Il Metodo Regressivo Ipnotico Ol- tre la Vita: una serie di incontri che si imperniavano essenzialmente sulle scoperte scientifiche del dottor John Amilton, un riconosciuto e affermato psichiatra che utilizzava l’ipnosi a scopo terapeutico. La simpatia tra Massimo e Martina nacque proprio durante la frequentazione dei seminari, soprattutto perché il più delle volte le domande che sottoponevano ai vari docenti collimavano simpaticamente. Massimo aveva riscontrato queste af nità e, considerato che si sentiva attratto da lei e non aveva una compagna, una sera, durante l’aperitivo offerto dagli organizzato- ri, la invitò a cena. Dopo i primi incontri compresero di aver un carattere simile e che le loro af nità non riguardavano solo i seminari del dottor Amilton: scoprirono a vicenda e con piacere che entrambi prediligevano leggere, viaggiare, mangia- re italiano, guardare vecchi telefilm polizieschi, correre nel parco e passare romantiche serate insieme: cosicché iniziarono a frequentarsi abitualmente. La condivisa ed effettiva passione per il Metodo Regressivo Ipnotico Oltre la Vita del dottor Amilton contribuì alla riuscita del loro rapporto sentimen- tale, perché entrambi si ritenevano bisognosi di spiritualità e per loro era molto piacevole condividere con il proprio partner gli aspetti più sconosciuti della vita e della morte. Anche ficamente c’erano delle somiglianze: ambedue magri, piuttosto esili, lui alto un metro e ottanta centimetri, occhi verdi, brizzolato, lei un metro e settantadue centimetri, atletica, attraente con lun- ghi capelli neri e splendi occhi grandi, verde chiaro. Il loro rapporto nei primi anni aveva conosciuto una veemente passione, intrisa di amore, sesso e alimentata da emozioni intense come la gelosia, il costante bisogno di conferme e l’incessante necessità di tenerezze. Negli anni successivi maturò e si cementò grazie al piacere che avevano di stare insieme e di condividere i loro reciproci interessi con profonda sintonia. Malgrado le cose tra loro andassero piuttosto bene, preferivano rimanere ognuno a casa propria, vivendo alla giornata senza particolari programmi sul futuro della coppia.

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