PRECARI A VITA SE VOTI SI'
22 ottobre 2016
di Katia Ester Marino
Burocrazia snellita, superamento del bicameralismo, risoluzione del conflitto di competenze fra Stato ed enti territoriali: ormai le ragioni del sì sono di publico dominio e i discorsi del premier sono ripetitivi e battono sempre sugli stessi argomenti, ma cosa si nasconde veramente dietro la riforma? Se il sì vincesse, i precari in mobilità rischiano di restare tali! Cosa c’entra la loro situazione con la riforma? E’ presto chiarito: è risaputo (e il Governo ne fa uno dei suoi vanti) che molti cassa-integrati provenienti da aziende che hanno chiuso i battenti o dichiarato fallimento sono stati riqualificati e assunti temporaneamente presso enti ed istituzioni pubbliche, quali tribunali, province, società di servizi. Ora il praticantato è stato garantito e pagato dall’Unione europea e più volte il contratto semestrale è stato reiterato, dopodiché a casa. Ora viste le proteste e l’ingiustizia molti consigli e presidenti regionali si sono impegnati ed esposti al fine di stabilizzare tali situazioni (è il caso di Abruzzo, Sicilia e Sardegna), ma il decreto di assunzione firmato dalle Regioni è ora fermo in Parlamento. Motivo? Se vincesse il si, sbilanciando le competenze a favore dell’Amministrazione centrale e esautorando le Regioni, il decreto attuativo sarebbe invalidato e il tutto dovrebbe essere rimesso alla discussione di Camere e governo, con i ritardi e i tempi previsti. Di fatto è facile dire snelliamo la burocrazia, si abolisca il Cnel: nessuno si opporrebbe a questo, ma per farlo non c’è bisogno di chiamare al voto i cittadini ed esautorare in toto le amministrazioni locali!! Attenzione quindi, perché i sostenitori del sì non sono onesti nel presentare le carte in tavola.
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News » ECONOMIA E POLITICA | sabato 22 ottobre 2016
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