LA RESISTENZA AL FEMMINILE: EDERA DE GIOVANNI
08 aprile 2017
di Mariangela Mombelli
EDERA DE GIOVANNI
Edera, ribelle e anticonformista, è stata la prima partigiana a finire di fronte a un plotone di esecuzione fascista a Bologna: era la notte tra il 31 marzo e il 1 aprile 1944, Edera venne fucilata dietro le mura della Certosa, il cimitero bolognese, insieme ad altri cinque antifascisti tra cui il suo fidanzato Egon Brass. Aveva 21 anni.
Figlia di una famiglia dai forti ideali antifascisti, Edera era una donna dal carattere libero e indipendente che non esitava a manifestare la propria opinione, a indossare i pantaloni e a farsi beffe delle camicie nere. Già nel gennaio del 1943 venne incarcerata per due settimane per aver pubblicamente dileggiato un gerarca fascista. Indicando la camicia nera che indossava sotto la giacca, disse: “Queste camicie nere… fra qualche anno dovranno scomparire”. A seguito di una denuncia anonima venne arrestata; interrogata dai Carabinieri ammise di aver pronunciato la frase… ma in tono ironico perché la camicia non era pulita. Gli atteggiamenti di Edera erano una provocazione e una sfida aperta alla società patriarcale e al regime fascista che relegava le donne nella subalternità a un mondo maschile dominante. Dopo l’8 settembre si unì a un gruppo di partigiani di Monterenzio, sull’Appennino bolognese. Negli ultimi giorni di marzo del 1944, con il fidanzato Egoni, lasciò la montagna per prendere contatto con alcuni dirigenti bolognesi della lotta di liberazione. Appena giunta a Bologna, grazie a una delazione venne catturata e incarcerata a San Giovanni in Monte. Torturata invano affinché rivelasse notizie sulle formazioni partigiane locali, venne condannata a morte senza processo insieme ai suoi compagni. Il gruppo di partigiani venne quindi prelevato dal carcere e condotto fino al cimitero dove, addossati a un muro di cinta, vennero fucilati. L’esecuzione avrebbe dovuto consumarsi di spalle, col viso al muro, ma Edera si voltò per guardare in faccia i suoi assassini, lanciando loro la sua ultima provocazione: “Tremate, anche una ragazza vi fa paura!”. La storia di Edera, una delle tante figure di donne dimenticate della Resistenza, è raccontata da Pino Cacucci nel libro “Nessuno può portarti un fiore” (Feltrinelli, 2012), dedicato a sette personaggi maschili e femminili che hanno scelto di vivere la propria vita controcorrente lottando senza remore per la libertà.
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