Quando il compromesso diventa compromettente
13 agosto 2025
La domanda fatale è sempre stata la stessa: gli opposti si attraggono o si respingono?
Eppure, nessuno ha mai trovato una risposta definitiva.
Se ti guardi intorno, vedi coppie di ogni tipo: adolescenti al primo amore, amanti degli animali, sportivi cronici, cinefili irriducibili. Li osservi e ti chiedi: amano davvero quello che fanno insieme o è solo un compromesso firmato a porte chiuse?
Ogni storia comincia nello stesso modo: con noi stessi. I nostri gusti, i nostri spazi, la nostra routine. Poi arriva un’altra persona. E inevitabilmente, la nostra bolla si apre. Diventa anche la sua.
È lì che nascono i compromessi: un po’ di me, un po’ di te. Io ti accompagno a quella mostra che non mi entusiasma, tu mi porti al concerto che non è proprio il tuo genere. È equilibrio, è scambio, è rispetto.
Un buon compromesso funziona così: ti avvicina senza farti fingere.
Il problema arriva quando quella soglia si forza. Quando smetti di frequentare le passioni dell’altro per curiosità e inizi a farlo per dovere. Le prime crepe sono piccole: un sorriso che non è autentico, un entusiasmo che sembra forzato. Ma con il tempo, se ignorate, diventano fenditure. E le fenditure diventano voragini.
E allora il compromesso, da collante, diventa zavorra.
Non un ponte tra due mondi, ma un lento logorìo del tuo.
Perché c’è un punto in cui smetti di aggiungere qualcosa alla relazione e inizi a togliere qualcosa a te stesso.
E forse la vera domanda, alla fine, non è più “gli opposti si attraggono?”.
È: quanto di te sei disposto a perdere per non perdere lui?
E se la risposta è “più di quanto posso permettermi”…
forse il problema non è la coppia.
Se devi perderti per tenerlo, allora l’hai già perso.
di Giorgia Pellegrini
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News » LA DONNARICCIA.IT | mercoledì 13 agosto 2025
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