Eleonora Napoli sempre in rete con l'Hac Nuoro
27 aprile 2016
di Roberto Dall'Acqua
Stabilire un contatto con gli ambienti, con le situazioni, con le persone specialmente. A Eleonora Napoli è accaduto questo quando ha incontrato Roberto Deiana, il suo allenatore oggi alla Hac Nuoro, che è andato nella scuola elementare dell'atleta, allora bambina, a tenere un corso di mini pallamano. Fissare negli occhi parole e obiettivi, i traguardi sul campo e quelli della vita. Pallamano unico amore, dopo averne anche sperimentati altri come la pallavolo e il taekwondo. <<Il mio allenatore mi ha mostrato l'amore per questo sport e, poi, a me sono sempre piaciuti i giochi di squadra; la gara e la competizione fisica tra gli avversari mi hanno sempre affascinato>>. Eleonora si allena tutte le sere e dopo l'allenamento va a lavorare. <<Lavorare in gruppo è affascinante, la pallamano è lo sport che mi ha coinvolto di più, anche se impegnativo tra allenamenti e partite. Addirittura quando ero ragazzina giocavo, oltre al sabato, anche la domenica. A tredici anni giocavo già in serie A>>. Il ricordo, per la forte giocatrice nuorese, è un momento dedicato a un fatto accadutole all'università di Cagliari: <<Durante la mensa universitaria mi ferma una ragazza e mi dice: “Tu sei Eleonora Napoli, non ti ricordi di me? Un giorno mi hai picchiata durante una partita”. E io le dico impossibile perché sono la persona più tranquilla, più corretta del mondo; infatti, in campo non ho mai avuto contatti così forti con le altre giocatrici. A quanto pare, però, era una ragazza che giocava in una squadra sarda, contro cui avevo giocato ma io no me la ricordavo assolutamente>>. L'apporto del pubblico è fondamentale perché <<il nostro è un pubblico corretto - ammette Napoli - che viene in palestra per incitare noi. Qualche volta - se provocato dalle avversarie - reagisce. A noi, specialmente al nord, è capitato di tutto: di essere chiamate terrone, anche con le ragazzine piccole>>. L'Hac Nuoro è una squadra tenace ma <<Il nostro vivaio é sicuramente inferiore rispetto alle altre squadre - continua la giocatrice -, siamo una squadra molto giovane. Io che ho 23 anni sono una delle più grandi>>. La memoria per Eleonora riporta ad Auschwitz, agli ebrei <<una tragedia che dovremmo avere in mente sempre e non solo un giorno all'anno>>. “Il tempo dissolve il superfluo e conserva l'essenziale” proclama Alexander Jodorowski e l'eclettica atleta nuorese sposa questa tesi perché <<noi nella vita incontriamo delle persone, incrociamo gente nuova. Però, alla fine, queste persone magari ti cambiano ma solo in parte. Alla fine quello che rimane sono le persone più importanti, quelle che ci sono sempre state, le persone essenziali; su tutti la famiglia. L'anno scorso ho perso, a distanza di un mese l'uno dall'altro, i nonni materni: prima mio nonno è morto di cancro e poi mia nonna si è lasciata andare>>. <<Io sono atea, non frequento il cimitero, preferisco - prosegue la giocatrice - avere il ricordo delle persone che non ci sono più dentro di me, non mi piace andare lì a piangere su una lastra di marmo: ci vado sporadicamente, proprio magari quando ho bisogno di sentirmi ancora più vicina a quella persona fisicamente, ma in verità so che non c'è>>. Una passione che Eleonora, laureata in lingue e letterature straniere all'università di Cagliari, ha da sempre per la pallamano: <<Mi intriga il gioco, il potere fare qualcosa di diverso; è un gioco che va molto di fantasia, pur avendo schemi e posizioni da rispettare, però puoi variare è un gioco che ti dà molta libertà. Ho un limite fisico che è dato dalla mia altezza ma il fatto di essere piccolina non rappresenta per me un limite mentale>>.
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News » INTERVISTE | mercoledì 27 aprile 2016
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