L'ITALIA NON LEGGE, QUALE RESPONSABILITÀ PER LE SCUOLE?

28 aprile 2017

di Carolina Polo

La lettura, quel momento di immersione in mondi paralleli che fanno sognare, coinvolgono e stupiscono, sta divenendo una pratica in disuso. www.ilgiornaledelricordo.it vi riporta di seguito qualche dato, per comprendere come questo atto, seppur in mutamento, in linea con le nuove tecnologie, stia scomparendo. "In Italia oggi ci sono oltre 4 milioni (4.300.000 per la precisione) di lettori di libri in meno rispetto al 2010. E, nel 2016 sono circa 33 milioni le persone con più di 6 anni che non hanno letto nemmeno un libro di carta stampata in un anno, ovvero il 57,6% della popolazione, la stessa quota che era stata toccata nel 2000. Non c'è da star tranquilli a vedere i primi dati Istat presentati a Tempo di Libri. Dall'indagine emerge anche un identikit dei non lettori che sono soprattutto maschi: il 64,5% rispetto al 51,1% delle femmine. Tra gli uomini dai 25 ai 74 anni si attestano sul 62-66% e arrivano al 72,9% nella fascia dai 75 anni e più. Al contrario le donne non lettrici superano il 50% solo nella fascia oltre i 65 anni. Tra 11 e 24 anni le non lettrici sono il 38-42% e dai 25 anni la quota inizia a crescere, ma si mantiene sotto il 50% fino ai 64 anni.
Tra i bambini, l'aumento dei non lettori di libri è stato più forte tra i 6-10 anni (+9,3%), tra gli 11-14 anni (+13,9%.) e tra i 15-17 anni (11,7%). Da non trascurare che si legge meno andando avanti con gli anni: i non lettori sono il 46,8% nella fascia 11-14 anni, diventano il 61% tra 65-74 anni e il 73,5% tra 75 anni e più. E spesso non legge chi ha un basso livello di istruzione: sono non lettori il 77,1% tra quelli che possiedono al massimo la licenza media, mentre tra i laureati la percentuale scende al 25%. La prevalenza di non lettori è al Sud con il 69,2% e con una punta del 73% in Calabria, il +13% rispetto al Centro (55,8%) e il +19% rispetto al Nord (49,7%). Un'eccezione è rappresentata dalla Sardegna dove i non lettori sono il 51,8%, cioè a livelli inferiori alla media nazionale. Le percentuali più basse sono a Trento (43,7%), in Friuli (44,6%) e Bolzano (46%). E, tra chi usa Internet tutti i giorni i non lettori sono 45,6%, mentre erano il 30,9% nel 2010 e tra chi svolge attività di comunicazione e socializzazione su Internet i non lettori sono il 47,7%, (erano il 33,2% nel 2010).
Grande l'importanza della famiglia dove si apprende l'abitudine alla lettura. Non a caso legge libri il 69,7% dei ragazzi con entrambi i genitori lettori. E sono i giovani tra gli 11 e i 14 i "forti" lettori di libri. Anche negli adulti tra 55 e 74 anni si registrano percentuali di lettura superiori rispetto alla media. Dall'indagine emerge poi che i lettori "forti", che hanno letto almeno un libro al mese, sono la parte minore, ovvero il 5,7%. "Continuiamo a essere un mercato piccolo per confrontarsi con le altre grandi editorie europee. I bassi indici di lettura a loro volta influiscono sui fattori di innovazione del Paese e sulla sua crescita economica", ha sottolineato Giovanni Peresson, responsabile dell'Ufficio studi Aie e curatore del programma professionale di Tempo di Libri.
I dati mostrano che nel tempo è aumentata la quota di famiglie che possiedono libri: nel 2016 erano l'89,4%, ma dal 2009 in poi il 10% di famiglie ha dichiarato di non avere libri in casa. I lettori di libri elettronici sono circa 4 milioni, ovvero il 7,3% della popolazione (+6 anni)". Come si evince da queste statistiche elaborate dall'Istituto Nazionale di Statistica, una pratica millenaria qual'è la lettura sta scomparendo affiancata dalla pratica della scrittura manuale. Le scuole "per stare al passo con i tempi" adottano nuovi mezzi per insegnare le discipline agli alunni: lavagne digitali, ipad, video multidisciplinari. Tutti questi senza dubbio importanti per coinvolgere maggiormente i ragazzi, ma non completamente eterogenei quanto un libro, che non offre distrazioni aliene, se non ad eccezione dei contenuti stessi del supporto cartaceo. Se un adulto non viene stimolato adeguatamente da piccolo a leggere, difficilmente lo farà da grande. Le scuole non dovrebbero rappresentare un contesto fertile di apprendimento, scoperta e RIscoperta? Viene quindi da chiedersi quanto possa essere valutata positivamente l'evoluzione tecnologica all'interno di contesti educativi per non far morire una tradizione nata all'albore dei tempi? Non dovrebbe partire dalle scuole la sua salvaguardia? A voi le risposte.

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