Ammazzateci tutti!
16 settembre 2016
di Mariangela Mombelli
Ammazzateci tutti! È il grido dei lavoratori della logistica di Piacenza. Un loro collega, Abd Elsalam Ahmed Elfatn, è morto, in una notte di metà settembre 2016, travolto da un tir durante un picchetto davanti alla GLS, colosso nazionale del settore. Da mesi i lavoratori iscritti alla USB sono in trattativa con l'azienda SEAM, che ha in appalto il lavoro da parte della GLS, e un accordo raggiunto il mese scorso prevedeva il reintegro di alcuni lavoratori licenziati. A seguito del mancato rispetto dell'accordo i lavoratori ieri sera erano dapprima scesi in assemblea, quindi avevano avviato una trattativa sul posto con alcuni dirigenti dell'azienda e davanti all'ulteriore negazione dell'accordo avevano deciso per il blocco del magazzino, blocco - presumibilmente - forzato da un camion che ha ucciso Abd Elsalam, padre di cinque figli, dal 2003 impiegato nell'azienda. Ecco la ricostruzione della procura - <<Quando è avvenuto l'incidente non era in atto alcuna manifestazione all'ingresso della Gls>>, ha specificato il capo della procura di Piacenza Salvatore Cappelleri. <<Quando il Tir è uscito dalla ditta, dopo le regolari operazioni di carico, ha effettuato una manovra di svolta a destra. Inoltre escludiamo categoricamente che qualche preposto della Gls abbia incitato l'autista a partire. Davanti ai cancelli in quel momento non vi era alcuna manifestazione di protesta o alcun blocco da parte degli operai, che erano ancora in attesa di conoscere l'esito dell'incontro tra la rappresentanza sindacale e l'azienda. Allo stato attuale delle indagini riteniamo che l'autista non si sia accorto di aver investito l'uomo che è stato visto correre da solo incontro al camion che stava facendo manovra. Per questo si è deciso di rilasciare l'autista che, tra l'altro, è anche risultato negativo ai test di accertamento per le sostanze stupefacenti e l'alcol>>. Questo episodio, però, fa emergere quanto sia tragicamente precaria la condizione semi-schiavistica dei lavoratori della logistica, settore strategico per la movimentazione di merci e capitali: lavoratori contro lavoratori, senza tutele né diritti, in cui l'accesso stesso al lavoro, sottopagato, passa spesso attraverso il caporalato e un meccanismo mafioso perverso che mette i lavoratori uno contro l'altro offrendo briciole di niente. Paghe da fame, orari infernali, ritmi forsennati, sistemi di controllo di tipo schiavistico, assenza di tutele sulla sicurezza, evasione contributiva e fiscale sono gli ingredienti che hanno consentito negli ultimi due decenni, profitti enormi nel settore della logistica e che hanno reso appetibile anche alle organizzazioni criminali mafiose alti livelli di infiltrazione. Al di là delle infiltrazioni mafiose, le lotte dei lavoratori mettono in discussione il sistema delle cooperative come strumento di utilizzo della forza lavoro con alta flessibilità e senza diritti, coperto dalle centrali sindacali e attorno al quale ruotano anche gangli importanti di potere finanziario e politico che governano lo stato, regioni, province e città. Questa ennesima morte sul lavoro urla quindi di rabbia perché avvenuta mentre un lavoratore lottava per il miglioramento delle condizioni occupazionali: è una morte che suona come un assassinio da parte di chi alimenta il clima di minacce e di brutale violenza con il quale si reprimono le lotte dei lavoratori in un settore che, ricordiamolo, rappresenta il 10% del Pil nazionale.
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