I RICORDI EDULCORATI DELLA MORTE
29 settembre 2018
QUANDO MUORE QUALCHE VIP TUTTI PRONTI A FARNE IL SANTINO. E IL PASSATO? DIMENTICATO
di Vittoria Ponte
Ci sono ricordi che ci rimandano, improvvisamente, in quell'Italia divisa degli anni di piombo, quel Paese che fa impallidire le spaccature di oggi. Il Giornale dedica un lungo articolo a Inge Feltrinelli, in cui l'autore Stenio Solinas esce fuori dal coro della "fumeria d'oppio" che causa ricordi "edulcorati". Il giornalista non dimentica quello che, in verità o almeno simbolicamente, avvenne.
Le Brigate Rosse avevano, solo da poche ore, gambizzato Indro Montanelli, mentre passeggiava nei giardini - ora a lui dedicati di Porta Venezia. Era il giugno del 1977. Immobilizzato in un letto d'ospedale, il giornalista annotava sul suo diario:
"Dal Giornale mi mandano tre sacchi di telegrammi: ne hanno contati 15 mila. Ma la notizia che in fondo mi fa più piacere è che in due salotti milanesi - quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti - si è brindato all'attentato contro di me e deprecato solo che me la sia cavata. Ciò dimostra che, anche se non sempre scelgo bene i miei amici, scelgo benissimo i miei nemici".
In un "paese senza più memoria" Il Giornale rammenta questo spaccato dell'Italia del tempo, e ricorda che il marito - Giangiacomo Feltrinelli - era saltato in aria mentre stava sabotando un traliccio dell'Enel a Segrate, per cui "i guasti del fanatismo ideologico Inge li aveva vissuti da vicino".
L’estensore dell’articolo afferma che, in quegli anni la casa editrice "continuò a sfornare libri e libretti sulle rivoluzioni in ogni continente, che poi quando il decennio di piombo finì e il clima generale mutò, la lasciarono sull'orlo del disastro economico". Da cui uscì - e il Giornale riconosce a Inge Feltrinelli intelligenza e fiuto editoriale - alleggerendo il catalogo "di tutto il ciarpame terzomondista e no". Specialmente perché
"come certa parte della borghesia progressista italiana, che si era vestita alla comunista in quanto era la tenuta più alla moda, il più glamour dei pret-a-porter, al cambio imperioso della nuova stagione ideologico-politica lo aveva riposto nell'armadio, un vintage magari da rindossare, ma sempre con parsimonia e all'insegna romantica e svagata dei "formidabili quegli anni", niente di più, niente sangue sui tessuri da ricordare, che orrore, così poco chic..."
"Si dirà - conclude il Giornale - sono cose del passato". Quel passato, però, l'Italia se lo porta dietro ancora. E molto spesso non se lo ricorda.
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News » DIBATTITI E OPINIONI | sabato 29 settembre 2018
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