CENSURA L’ARTE E METTI IL CERVELLO IN DISPARTE

03 aprile 2020

di Giovanni Schiavo

Se gli occhi non vedono, il cervello non pensa. Devono aver pensato ad un concetto simile coloro che si sono impiegati a cancellare con un pennarello nero i nudi (o tutto ciò che è anche un accenno alla nudità) presenti sul libro di storia dell’arte di un istituto cristiano in Florida.

         

Un pensiero che poteva anche essere valido nel medioevo, quando il grado di istruzione delle persone rasentava lo 0 e vedere un organo sessuale dal vivo era veramente raro, meno che non si fosse già sposati o in un bordello. Ma oggi tette e culi fanno parte della vita quotidiana almeno quanto Barbara D’Urso e i suoi programmi televisivi, a volte le due cose si uniscono anche.

In questi giorni è spuntata online quella che è la censura più ridicola attuata da un istituto cristiano fino ad oggi (almeno penso, dato che al peggio non c’è mai fine). L’istituto, il Pensacola Christian College è stato fondato nel 1974 con l’intento di formare persone in grado di servire Gesù, o qualcosa del genere. Quest’anno però un loro studente, accortosi dell’enorme presa in giro che l’istituto faceva nei suoi confronti, ha pubblicato delle immagini davvero ridicole.

“La polizia” addetta alla censura dei libri prima delle pubblicazioni, ha pensato che si, l’arte è fondamentale per capire il mondo, l’umanità e la storia in generale, quello che non è fondamentale sono i culi che contiene e le tette che espone, senza parlare dei micropiselli degli angeli che creano scandalo solo a pensarci su.

Viviamo in un’era dove chi condanna movimenti religiosi estremi di distruggere opere d’arte e chiese, si ritrova con un pennarello in mano a cancellare le parti intime e innocenti dei quadri, come se cancellarle servisse a qualcosa.

Una delle censure più eclatanti è quella applicata alla Monna Lisa di Leonardo Da Vinci. Per il solo fatto che spunta un pochino di seno, ma davvero pochino, hanno passato anche li il pennarello censuratore. Diabolico, cavolo!

Censurare un’opera d’arte equivale a cancellarla

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