SNACK PRELIBATO: LA STORIA DEL POPCORN

24 novembre 2019

di Giovanni Schiavo

Se diamo credito alla storia ufficiale gli indiani introdussero i puritani ai piaceri del popcorn già nel primo Thanksgiving (Ringraziamento) festeggiato nel Nuovo mondo, a Plymouth, nel 1621 anche se lo snack doveva essere piuttosto sciapo, privo com’era di burro e di sale. Il granturco costituiva in origine circa l’80% della dieta dei nativi, che lo sapevano preparare, dicono gli esploratori dell’epoca, in quattordici modi diversi: uno dei quali era cuocerlo su una superficie rovente e aspettare che esplodesse.

I coloni parvero apprezzare molto la novità e introdussero presto il popcorn nelle loro abitudini alimentari: già Benjamin Franklin e Henry David Thoreau lo citano nei loro scritti e Susan Fenimore Cooper , figlia di James ,  riporta che interi acri di «popping corn» erano coltivati negli anni cinquanta dell’Ottocento intorno ai “grandi centri abitati del Nord. Ricette su come cucinare i popcorn iniziarono a essere incluse nei manuali di cucina fin dal 1853, specialmente nella sezione dedicata ai dolci , caramellati o dentro alle torte

Fu dopo la Guerra civile che lo snack uscì dai confini del New England e conquistò una dimensione nazionale. Alla fiera di Philadelphia del 1876 per il centenario dell’indipendenza , il popcorn fu uno dei protagonisti indiscussi: l’unico venditore, I.L. Baker, che aveva pagato la bellezza di 8000 dollari per avere l’esclusiva, dava dimostrazione pratica della lavorazione dei chicchi in una Machinery Hall sempre traboccante di visitatori.

Nonostante il grande interesse manifestato dagli adulti, furono soprattutto i bambini i consumatori principali di un cibo che le prime ditte produttrici  pubblicizzavano come sano e nutriente.

Per i più piccoli, il popcorn divenne l’attrattiva principale dei momenti di svago, al circo, alle fiere e al campeggio.

Economico e popolare, il popcorn si legò sempre più a ricorrenze come Halloween, il Ringraziamento, la Pasqua e il Natale, durante il quale, dalla metà del XIX secolo in poi, ebbe un ruolo di primo piano sulla tavola e come notava il serioso intelletuale ottocentesco Ralph Waldo Emerson, costituiva anche un ottimo espediente per tener buoni i fanciulli troppo esuberanti durante le stressanti vacanze invernali. Ad altre longitudini e in regioni meno popolate, cuocere popcorn era un rituale vero e proprio, occasione d’incontro e di socializzazione  come racconta Willa Cather in” La mia Antonia” 1918 parlando della dura vita nelle pianure del Nebraska.

Snack da mangiare, certo: ma anche ornamento usato per gustosi festoni da appendere agli alberi; e addirittura per sculture, molto popolari all’inizio del XX secolo.

Tanto che, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1917, Alice Bradley, cuoca e editor del Woman’s Home Companion, esortò le sue lettrici a creare sculture di popcorn a forma di cannoni e soldati. In tempi di pace, gli sforzi creativi s’indirizzavano invece verso la rappresentazione di bambini, cesti, animali e alberi  con un revival che , negli anni settanta del Novecento , contemplò anche la creazione di cuori di San Valentino e pupazzi di neve. Indubbiamente croccanti, ma anche molto kitsch.

E che dire dei popcorn parties, in auge per tutto il XX secolo, in cui i bambini, oltre a cuocere i popcorn, erano anche spronati a giochi come «colpisci la faccia» , lanciare popcorn nella bocca di una maschera  o alla ,  assai pericolosa ,  gara di corsa senza far cadere i popcorn appoggiati sulla lama di un coltello .

La svolta arrivò soprattutto con la nascita del cinema che stanò il popcorn dalla sfera domestica e lo riportò alla dimensione pubblica dell’intrattenimento popolare. Persino negli anni della Grande depressione un sacchetto di popcorn da 5 o 10 centesimi era un lusso abbordabile in aggiunta al biglietto del cinema e per i venditori di popcorn un profitto sicuro: si narra di un banchiere dell’Oklahoma che, finito in bancarotta durante gli anni trenta, fu in grado di ricomprarsi le proprietà perse grazie a un piccolo negozio di popcorn aperto nei pressi di un teatro.

Se diamo credito alla storia ufficiale gli indiani introdussero i puritani ai piaceri del popcorn già nel primo Thanksgiving (Ringraziamento) festeggiato nel Nuovo mondo, a Plymouth, nel 1621 anche se lo snack doveva essere piuttosto sciapo, privo com’era di burro e di sale. Il granturco costituiva in origine circa l’80% della dieta dei nativi, che lo sapevano preparare, dicono gli esploratori dell’epoca, in quattordici modi diversi: uno dei quali era cuocerlo su una superficie rovente e aspettare che esplodesse.

I coloni parvero apprezzare molto la novità e introdussero presto il popcorn nelle loro abitudini alimentari: già Benjamin Franklin e Henry David Thoreau lo citano nei loro scritti e Susan Fenimore Cooper , figlia di James ,  riporta che interi acri di «popping corn» erano coltivati negli anni cinquanta dell’Ottocento intorno ai “grandi centri abitati del Nord. Ricette su come cucinare i popcorn iniziarono a essere incluse nei manuali di cucina fin dal 1853, specialmente nella sezione dedicata ai dolci , caramellati o dentro alle torte

Fu dopo la Guerra civile che lo snack uscì dai confini del New England e conquistò una dimensione nazionale. Alla fiera di Philadelphia del 1876 per il centenario dell’indipendenza , il popcorn fu uno dei protagonisti indiscussi: l’unico venditore, I.L. Baker, che aveva pagato la bellezza di 8000 dollari per avere l’esclusiva, dava dimostrazione pratica della lavorazione dei chicchi in una Machinery Hall sempre traboccante di visitatori.

Nonostante il grande interesse manifestato dagli adulti, furono soprattutto i bambini i consumatori principali di un cibo che le prime ditte produttrici  pubblicizzavano come sano e nutriente.

Per i più piccoli, il popcorn divenne l’attrattiva principale dei momenti di svago, al circo, alle fiere e al campeggio.

Economico e popolare, il popcorn si legò sempre più a ricorrenze come Halloween,

il Ringraziamento, la Pasqua e il Natale, durante il quale, dalla metà del XIX secolo in poi, ebbe un ruolo di primo piano sulla tavola e come notava il serioso intelletuale ottocentesco Ralph Waldo Emerson, costituiva anche un ottimo espediente per tener buoni i fanciulli troppo esuberanti durante le stressanti vacanze invernali. Ad altre longitudini e in regioni meno popolate, cuocere popcorn era un rituale vero e proprio, occasione d’incontro e di socializzazione  come racconta Willa Cather in” La mia Antonia” 1918 parlando della dura vita nelle pianure del Nebraska.

Snack da mangiare, certo: ma anche ornamento usato per gustosi festoni da appendere agli alberi; e addirittura per sculture, molto popolari all’inizio del XX secolo.

Tanto che, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1917, Alice Bradley, cuoca e editor del Woman’s Home Companion, esortò le sue lettrici a creare sculture di popcorn a forma di cannoni e soldati. In tempi di pace, gli sforzi creativi s’indirizzavano invece verso la rappresentazione di bambini, cesti, animali e alberi  con un revival che , negli anni settanta del Novecento , contemplò anche la creazione di cuori di San Valentino e pupazzi di neve. Indubbiamente croccanti, ma anche molto kitsch.

E che dire dei popcorn parties, in auge per tutto il XX secolo, in cui i bambini, oltre a cuocere i popcorn, erano anche spronati a giochi come «colpisci la faccia» , lanciare popcorn nella bocca di una maschera o alla , assai pericolosa ,  gara di corsa senza far cadere i popcorn appoggiati sulla lama di un coltello .

 

La svolta arrivò soprattutto con la nascita del cinema che stanò il popcorn dalla sfera domestica e lo riportò alla dimensione pubblica dell’intrattenimento popolare. Persino negli anni della Grande depressione un sacchetto di popcorn da 5 o 10 centesimi era un lusso abbordabile in aggiunta al biglietto del cinema e per i venditori di popcorn un profitto sicuro: si narra di un banchiere dell’Oklahoma che, finito in bancarotta durante gli anni trenta, fu in grado di ricomprarsi le proprietà perse grazie a un piccolo negozio di popcorn aperto nei pressi di un teatro.

Con l’incremento del giro d’affari, scegliere quale popcorn vendere diventò sempre meno una questione di gusto personale e sempre più una conseguenza di logiche economiche: a lungo ai margini del grande consumo, il popcorn giallo, più caro rispetto a quello bianco, si impose prepotentemente sul mercato negli anni trenta grazie al caratteristico colore di burro che lo faceva apparire più fresco e condito rispetto alla varietà bianca e alla maggiore espansione dei chicchi in grado di far lievitare notevolmente anche il profitto. Anche la radio aiutò la scalata al successo del popcorn , con programmi di cucina che ne esaltavano la facilità di preparazione grazie alle nuove apposite pentole , case produttrici che sponsorizzavano i programmi come la American Pop Corn Company, che negli anni trenta finanziava il Jolly Time Pop Corn Revue, con la Pop Corn Colonel’s Orchestra diretta dal generale Jolly Time, oppure ancora attraverso la pubblicità , quelle dei popcorn furono fra le prime ad avere un jingle.

A differenza della radio, l’avvento della tv fu all’inizio un duro colpo anche per i venditori di popcorn, che, agli inizi degli anni cinquanta, videro le vendite calare in modo drammatico in conseguenza del minor afflusso degli spettatori nelle sale di proiezione.

Riunitisi nel 1952, i produttori decisero di muovere al contrattacco: lanciarono una campagna da 4 milioni di dollari proponendo il popcorn, condito con un po’ di sale, come elemento indispensabile del rituale serale davanti alla televisione insieme alla Coca-Cola  in accordo, ideologico e finanziario, con la Coca-Cola e la Morton Salt, che contribuirono a finanziare il battage pubblicitario.

Il risultato fu sbalorditivo: in poco tempo il 4% dei proprietari di un televisore dichiarava un consumo quotidiano di popcorn , il 10% di questi dalle cinque alle sei volte a settimana e il 63% per tre o quattro volte a settimana.

La produzione quadruplicò dal 1947 al 1965. Ad aiutare tale crescita contribuirono senza dubbio la diffusione del prodotto già confezionato, la sua facile preparazione con il microonde e dagli anni ottanta in poi una nuova immagine glamour che rendeva il popcorn un autentico must per chi voleva essere alla moda. L’avete mai provato con il gelato, come consigliava The Good Housekeeping già nel lontano 1905 o nell’omelette o nello spezzatino oppure come condimento delle tartine?

E pensare che c’era chi, negli anni cinquanta, l’aveva usato come materiale di imballaggio per le proprie lampade Ma la Food and Drug Administration bloccò la trovata della ditta sul nascere: i bambini erano sempre molto ansiosi di tenersi la scatola e ancor più l’imballaggio.

BIBLIOGRAFIA :  Andrew F. Smith, Popped Culture. A Social History of Popcorn in America, Smithsonian Institution, Washington 2001

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News » CURIOSITA' - Sede: Nazionale | domenica 24 novembre 2019