CARNEVALE DI IVREA: LA BATTAGLIA DELLE ARANCE

24 febbraio 2019

di Raffaella Bonora Iannece

Il Carnevale che vanta una delle tradizioni storiche più lunghe è quello di Ivrea, il semplice nome, prima di ogni qualsivoglia spiegazione, evoca già nella mente la famosissima battaglia delle arance, ma il Carnevale canavasano non è solo questo. Questa festa rimarca le lotte popolari contro i nobili e le sue radici vanno ricercate nel Medioevo, è l'unica in Italia a non aver mai subito interruzioni, arrivando, con un bagaglio culturale bello pesante, fino ai giorni nostri. Molti dei costumi di Ivrea, dalle divise ad alcune figure importanti, sono sorte tra il '700 e '800 a cavallo delle conquiste napoleoniche e, dunque, conservano un profumo parigino, simbolo degli strati storici della nostra bell'Italia. Il Carnevale di Ivrea non si apre con la domenica prima del martedì grasso, come d'uso comune ma, addirittura, il 6 Gennaio, quando viene scelto il nuovo Generale. Ogni anno, infatti, anima della festa sono le sfilate, quelle dei carri allegorici e quelle in abiti d'epoca. Questa celebre sfilata vede il passaggio di gruppi folcloristici provenienti da tutt'Europa ma, la parte più importante, è quella del passaggio della Mugnaia sul suo carro dorato, vestita con i colori della bandiera, che lancia mimose e caramelle, seguita da alfieri, cortei a cavallo guidati dal Generale, le Vivandiere dell'esercito napoleonico, il Sostituto Gran Cancelliere e la Scorta d'Onore. Ma chi è la Mugnaia? Ogni anno interpretata da una giovane sposa, la Mugnaia non è altri che Violetta, una giovane donna sposa di Toniotto che, al tempo che fu, fu costretta a concedersi al tiranno che si appellò allo ius primae noctis. Scaltra, fece ubriacare il nobile e poi lo decapitò. Il gesto diede il via ad una serie di rivolte contro i nobili che si approfittavano della povera gente e la ragazza divenne simbolo della rivoluzione e eroina storica di Ivrea. Alla sfilata non possono mancare gli Abbà, una volta giovani scapestrati che, per gioco, indossavano la divisa solo nel giorno di Carnevale, oggi bambini delle varie contrade che indossano delle piccole sciabole con arance infilzate, simbolo della testa mozzata del tiranno. A chiudere la banda che suona la tipica "Canzone di Carnevale", inno della celebrazione. Ivrea, dunque, è molto più di una battaglia di arance ma è pur vero che tale inusuale abitudine ha reso questo Carnevale ancor più celebre. Come mai, ad Ivrea, la gente ha iniziato a lanciarsi arance e, soprattutto, tutti devono partecipare? Se si visita Ivrea durante in Carnevale si rischia di essere vittime inconsapevoli del lancio di agrumi? Iniziamo dalla domanda più scottante per i turisti, l'ultima: no. I turisti, durante la sfilata, sono protetti dal lancio di arance da reti poste lungo il perimetro, così da godersi lo spettacolo senza correre rischi, per i restanti giorni, per non correre nessun rischio, basta indossare il celebre "berretto frigio", un cappellino lungo portato da chi non vuole prendere parte al lancio. Questa battaglia non è stata un'invenzione caduta dal cielo, tutto iniziò nel XIX secolo, da schermaglie fra in cittadini in carrozza e quelli sui balconi, all'epoca non si tiravano arance ma fagioli. Dai legumi si passò a vari tipi di frutta, verdura, confetti, fiori, coriandoli da parte di corteggiate e corteggiatori. Come si passò dai lupini alle arance non è noto ma, forse, si lega all'importazione del frutto da Nizza, che lo rese, agli occhi degli abitanti, particolarmente esotico. Presto assunse anche un altro significato, il succo rosso delle arance ricordava molto il colore del sangue, lo stesso sparso per le strade durante le rivolte. Dopo la seconda guerra mondiale sorsero le prime squadre di arancieri e si allestirono i primi carri da getto. Oggi gli arancieri a piedi, senza nessuna protezione, sfidano gli uomini sui carri, circa dodici combattenti protetti da imbottiture e maschere mostruose. Facile intuire che i primi rappresentano la plebe e i secondi l'aristocrazia. Dopo le sfilate, i fuochi d'artificio, il lancio delle arance il Carnevale non finisce, come dovrebbe, di martedì ma si trascina fino al mercoledì delle ceneri. Dopo la tipica distribuzione di polenta e merluzzo, per chiudere la festa e celebrare l'inizio della Quaresima, non ci si può perdere l' "Abbruciamento degli Scarli". Gli Scarli sono dei grossi pali ricoperti di calluna secca, legati a riti di fertilità. La sera del mercoledì  vengono posti nelle cinque piazze dei vari rioni e vengono incendiati. Al rogo dell'ultimo palo è presente anche la Mugnaia che osserva il falò puntando la spada al cielo. Sulle ceneri dell'ultimo vessillo carnevalesco, in religioso silenzio, il corteo si ritira, augurandosi di rivedersi l'anno successivo.
Il Carnevale di Ivrea, di cui la tipica battaglia delle arance è solo uno dei cerimoniali affascinanti e pittoreschi, ma anche quello che ha creato più problemi a causa di polemiche sullo spreco di cibo e numero di feriti, è uno dei più unici al mondo al quale, prima o poi, bisogna partecipare, magari senza dimenticare il berretto a casa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA copyright www.ilgiornaledelricordo.it

 

News » CURIOSITA' - Sede: Nazionale | domenica 24 febbraio 2019