Bambole o trenini?

15 dicembre 2018

di Raffaella Iannece Bonora

Il Natale è alle porte. Le botteghe sono piene di ogni ben di Dio, alberi addobbati fanno capolino da ogni angolo della strada, le luminarie ci sorridono nel freddo dicembrino e i negozi di giocattoli vengono presi d'assalto da orde di bambini euforici, pronti a riempire le letterine per Babbo Natale di tutti quei nomi, per noi, impronunciabili. A Natale, chiunque abbia almeno i figlio o qualche nopotino, non può esimersi dal comprare qualche gioco che non sappiamo nemmeno bene cosa sia, ma sappiamo che li renderà felici, per una mezz'ora almeno. Ma... avete mai fatto caso ai giocattoli per bambina e per bambino? Avete mai notato delle differenze? Certo, non si entra in uno store per lezioni di filosofia o convegni sul sessismo ma, purtroppo, il sessismo non è un argomento relegato alle aule universitarie, è qualcosa che ci circonda, che ci ingloba così tanto da farci sembrare normali scelte di marketing, invece, di dubbia fama. Entriamo insieme, in una di queste fabbriche di sogni, e facciamoci un giro fra i corridoi variopinti. Partiamo dal reparto azzurro, quello dei maschietti. Beh, già solo sul colore ci sarebbe molto da dire ma, facciamo finta di nulla, a Natale si è più buoni, no? Entriamo nel corridoio e cosa notiamo? Evitando il reparto videogiochi, ci saltano agli occhi confezioni di costruzioni, strumenti musicali, trenini, piste automobilistiche, aerei, colori, plastilina, puzzle, calcetto, palloni, insomma tutti giochi che fanno pensare a future attività lavorative interessanti, che spingono il bambino ad usare la creatività ma anche armi, pistole, soldatini che fanno pensare alla  guerra, al combattimento. Cambiamo corridoio. Tutto rosa, cosa ci salta subito agli occhi? Bambole, bambole che mangiano, fanno la pupu, piangono e, ancora, cucine, pentole, aspirapolveri, secchi, detersivi, lavatrici e chi più ne ha più ne metta. Tutti giochi, insomma, che si ispirano alla vita casalinga, alle pulizie domestiche e alla crescita dei figli. Perchè? Perchè un maschietto non può dedicarsi alla cucina -tranne se, ovviamente, si parla di farlo per professione- e una bambina non può tirare con l'arco? I giocattoli, purtroppo, sono lo specchio o, se vogliamo, la versione bonsai, dei limiti della società. L'industria dei giocattoli, governata non di certo dalle menti più illuminate del globo, sebbene ci siano grandi professionisti dietro scelte che a noi sembrano banali, ha deciso che il passeggino è per femminuccia e le costruzioni per maschietto perchè un domani lei accudirà i figli di un futuro ingegnere, architetto o geometra. Sull'argomento, per niente scontato, è stato realizzato uno studio da Coface, network di associazioni europee che rappresenta gli interessi di tutte le famiglie in Europa. Dopo una lunga indagine, portata avanti su più fronti da una equipe di lodevoli studiosi, è emerso che su quasi tutti i cataloghi i giochi per bambino spaziano dai dinosauri, ai fucili, dai videogames ai mezzi di trasporto mentre quelli per bambina si limitano alla cura per la famiglia, per la casa e ai prodotti di bellezza. Per non parlare dei vestiti, i maschi supereroi e le femmine principessa, con un numero decisamente ridotto rispetto alla controparte maschile. Addirittura su un catalogo era presente l'immagine di una bambina legata alla parete con del nastro adesivo mentre un bambino giocava beato, "in pace". Questo tipo di messaggio non è molto diverso dalle pubblicità, per adulti, anni '50, dove l'angelo del focolare doveva prostrarsi ai piedi del marito, servirlo e, possibilmente non annoiarlo o disturbarlo in alcun modo, limitandosi ad offrire una casa, un piatto, ed un letto laddove desiderato, caldo ed accogliente. Lo studio di Coface continua, sottolineando come le femminucce, i bambini di colore, di diversa etnia o diversamente abili siano poco, o per niente, rappresentati in questo catalogo, l'indiscusso re, anche dei giocattoli, è sempre lui: l'uomo bianco che, nel suo slancio di eroismo e virilità - già a sei anni - gioca alla guerra o costruisce grattacieli.Il punto è che nel 2018, invece di progredire e di andare avanti, verso un mondo dove tutti siano liberi di scegliere il proprio futuro, senza barriere fisiche, sociali o mentali, stiamo tornando indietro, ad un medioevo spirituale dove l'uomo comanda e la donna è una casalinga sottomessa e, se non si comporta come deve, viene maltrattata, violentata, uccisa. Qualcuno potrebbe dire che il passo da un giocattolo ad un omicidio è troppo ampio, invece è breve. Si, è breve, perchè la mente di un bambino, a differenza di quella di un adulto, è come una spugna, assorbe tutto e apprende per imitazione. Come impara a camminare e a parlare osservando e ascoltando mamma e papà, così registra tutto il resto e, se crescerà pensando che le femmine sono stupide e il loro posto è giocare con le bambole senza dargli fastidio, da adulto sarà difficile rivoluzionare questo limite mentale. Per di più, ancora più importante per certi versi, sono i limiti che il marketing impone ai nostri piccoli. Chi siamo noi per decidere come un bambino deve giocare? La fantasia, a quell'età, non ha limiti, è un vulcano in eruzione. I bambini, fino alla pubertà, si divertono a giocare con qualsiasi cosa, gli piace cambiare, sperimentare, provare, per loro non esistono giocattoli da maschio o da femmina ma solo giocattoli con i quali divertirsi. Prendere in giro un bambino perchè culla un bambolotto o una bambina perchè preferisce il trenino, non fa altro che creare dei danni psicologici con serie ripercussioni in età adulta. Solo perchè gioca con la bambola non significa che sia omosessuale, viceversa, obbligarlo a giocare con la pistola non lo renderà etero. L'identità sessuale non dipende dalla scelta dei giocattoli o dal colore preferito, il piccolo Goethe, nel Settecento, giocava con le sue pentoline e i suoi piattini e questo non lo ha certo reso effeminato, né gli ha impedito di diventare un grande poeta ma, al contrario, se Goethe fosse stato realmente omosessuale sarebbe forse cambiato qualcosa? Ciò non lo avrebbe reso meno in gamba o meno geniale nemmeno di una virgola. Perchè è questo il problema, questo razzismo sottopelle verso donne e omosessualità, ci riempiamo di belle parole e messaggi sublimi ma, sotto sotto la paura più grande è che il piccolo possa, poi diventare gay. Non funziona così. I bambini sono mondi in continua trasformazione, alla ricerca della propria identità e noi non siamo nessuno per limitarne scelte e gusti. Una bambina deve poter sognare di diventare astronauta, un bambino deve poter giocare a fare il papà, si chiama crescita costruttiva. Al contrario, dirgli "sei una femminuccia" quando ruba le bambole alla sorella o, peggio ancora "ma tu sei femmina, queste non sono cose per te" quando prende a calci un pallone, è un errore madornale. Solo quando cresceremo bambine sicure si sè, consapevoli di poter diventare tutto ciò che vogliono, e non per forza principesse in difficoltà in attesa del principe azzurro, ma guerriere forti e indipendenti, e bambini rispettosi verso l'altro sesso, bambini che nelle femminucce non vedano un essere inferiore ma una migliore amica, di pari dignità e importanza, non donzelle da salvare e comandare, di fronte alle quali apparire per forza duri, ma compagnedi viaggio con le quali poter ridere, piangere, mostrare le proprie debolezze e il proprio lato tenero, potremo dire di aver raggiunto un nuovo livello di evoluzione ed essere fieri dei risultati ottenuti.
I bambini sono il futuro, facciamo in modo che non ereditino da noi, oltre alla forma del naso e al sorriso, anche i medesimi paraocchi. 

 

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