Il regno eterno di Giorgio Armani

04 settembre 2025

C’è una pagina che nella moda non avremmo mai voluto scrivere. Oggi, la notizia che scuote Milano e il mondo intero è questa: Giorgio Armani non c’è più. Novantuno anni: una vita cucita a mano, con ago, filo e visione.

E mi viene da pensare che se il destino fosse un guardaroba, Armani sarebbe stato il blazer appeso lì da sempre: quello giusto, che salva ogni giornata, che non passa mai di moda.

Lo chiamavano Re Giorgio, ma lui ha regnato senza corona, senza corte, senza bisogno di proclami. Il suo trono era un tavolo da lavoro, il suo scettro un metro da sarta. Eppure, con quell’ostinata sobrietà, ha conquistato tutto: Hollywood, le passerelle, Milano, noi.

Perché lui la moda non l’ha solo disegnata. L’ha destrutturata, liberata, resa finalmente abitabile. Mentre il mondo correva dietro a spalline improbabili e strass accecanti, Re Giorgio decideva che la vera seduzione era una spalla morbida, una linea che cadeva naturale, un colore che sussurrava invece di urlare.

Giorgio Armani, at 90, presents one of his best collections in aeons

Dalla vetrina alla rivoluzione

Nato a Piacenza, passato per la medicina, Armani iniziò in punta di piedi come vetrinista alla Rinascente. Un dettaglio non da poco: guardare il mondo dietro un vetro è forse il modo migliore per imparare a raccontarlo. Da lì in poi, il passo verso l’impero fu sorprendentemente naturale.

Con Sergio Galeotti al suo fianco, nel 1976 fondò la sua maison. Da subito chiaro il suo credo: togliere invece che aggiungere. La semplicità come lusso supremo. Un pensiero quasi sovversivo in un’epoca che faceva del troppo la sua religione. Vestirsi di Armani non significava “essere alla moda”: significava respirare. Sentirsi leggeri, ma solidi. Sexy, senza mai cadere nella caricatura. Era la rivoluzione più elegante mai vista: un colpo di forbici al superfluo, un’apologia della verità.

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Hollywood chiama, Armani risponde

Se la moda è teatro, Armani trovò presto il suo palcoscenico ideale nel cinema. Richard Gere in American Gigolò? Non era solo un personaggio. Era Armani che prendeva vita, che insegnava al mondo che un uomo in un completo fluido poteva essere sexy senza doverlo gridare.

Richard Gere in American Gigolò (1980).

Da lì, i suoi abiti divennero sceneggiature parallele: Gli Intoccabili, The Bodyguard, Ocean’s Thirteen, Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street e oltre. Per non parlare delle dive che, tra Oscar e Golden Globes, hanno trasformato le creazioni Armani Privé in un lessico familiare della bellezza senza tempo. Tutti, a un certo punto, hanno avuto bisogno di quel tocco invisibile e impercettibile che solo lui sapeva dare.

Leonardo DiCaprio in Giorgio Armani in The Wolf of Wall Street (2013).

Julia Roberts ai Golden Globe 1990 in Giorgio Armani.

Il segreto di Re Giorgio

Forse il suo segreto stava nel fatto che non si è mai allontanato troppo dalla vita vera. Era il primo a capire che la moda non deve essere un travestimento, ma una traduzione. Dell’umore, del corpo, del carattere. Per questo ci siamo fidati di lui: perché non ci vestiva soltanto, ci capiva.

Ha dimostrato che la grazia non ha bisogno di urlare, che l’eleganza è una questione di sottrazione, che il vero lusso è sentirsi a proprio agio nella propria pelle.

Ora ci resta un vuoto. Non solo nella moda, ma in un certo modo di intendere la vita. Perché Armani non vestiva soltanto i corpi: vestiva la possibilità di essere sé stessi. E questo, forse, è l’unico lusso che non passerà mai di moda.

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L’eredità

Oggi Milano piange il suo Re. L’Armani/Teatro accoglierà il 6 e 7 settembre chi vorrà dargli l’ultimo saluto, mentre i funerali saranno privati, come lui avrebbe voluto: sobri, essenziali, senza fronzoli.

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Ma mentre i fiori si accumuleranno, la verità è che Giorgio Armani non se ne va davvero. È nel blazer che indossiamo quando vogliamo sentirci invincibili. Nella camicia bianca che ci salva sempre. Nella consapevolezza del “less is more”.

E allora sì, Re Giorgio, oggi ci lasci. Ma ogni volta che indosseremo qualcosa di semplice, di giusto, di impeccabile; saremo ancora sotto il tuo regno.

di Giorgia Pellegrini

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