di Vittorio Esperia
<<Quando morirò non cercatemi sottoterra, io sarò vento e libertà>>. Pinuccio Sciola - nato il 15 marzo 1942 da una famiglia contadina a San Sperate, un paese di poco più di 8.000 abitanti vicino Cagliari - se n'è andato il 13 maggio 20016 acompagnato dalle sue pietre sonore, alte e imponenti che, se sfiorate e lucidate, emettevano suoni. Il suo percorso inizia da autodidatta ma, successivamente, la sua vena artistica si sviluppa su basi internazionali, dato che l'artista sardo è conosciuto non solo in Europa (Francia, Germania, Spagna e Ungheria) ma anche a Cuba, Shanghai. L'artista, dopo avere vinto una borsa di studio da ragazzo, approda all'Istituto d'Arte di Cagliari. Le lezioni di maestri come Minguzzi e Vedova, Kirchner e Kokoschka, Manzù e Sassu, Moore e Siqueiros sono all'ordine del giorno. Per Michelangelo, specialmente - per il quale Sciola ha sempre avuto un'ammirazione speciale - e per la musica sviluppa un'autentica passione, esaltata più volte dalla Biennale di Venezia, narrata dalle sue pietre che si trovano in tutto il mondo e che furono suonate, per la prima volta, nel 1996 dal percussionista Pierre Favre al Time in Jazz di Berchidda, in Sardegna. Nel 2014 presenta al Teatro Lirico di Cagliari una strabiliante scenografia per la "Turandot" di Puccini, raggiungendo l'apice di consensi con il tributo, sul palco, di artisti e pubblico che si spella le mani in un affettuoso e lungo applauso. L'argilla e la pietra sono sempre state tra le sue mani fin da bambino; iniziano i viaggi di apprendimento e formazione ma il maestro di San Sperate vivrà sempre fuori dal mercato anche se i suoi lavori si trovano esposti un po' in tutto il mondo: nella Spagna del generale Franco conosce gli artisti dell’avanguardia, nella Parigi del Maggio con i manifesti del rifiuto appesi dappertutto che gli suggeriscono un’arte che parli alle persone. Quindi l’Accademia di Salisburgo (1965-1967) dove scopre l’Espressionismo tedesco, da Kirchner a Heckel, e la scultura di Wotruba e di Lipchitz che tanto peserà sulle sue esperienze a venire. Non dimentichiamoci però che Sciola era sardo e quindi l’attenzione alle radici della propria terra, i bronzi, le sculture nuragiche erano le sue principali fonti d'ispirazione. Amava modellare le pietre di basalto e granito perchè gli ricordavano le prime la dolcezza e la lievità dell'acqua, dello scivolamento, mentre le seconde lo impressionavano per l'imperiosità e la fiera resistenza. Incidendo le pietre e assottigliandone le superfici, Sciola, a metà degli anni Novanta, scopre che quelle sottili forme sono, quasi, delle creature viventi che, accarezzate, risuonan e sussultano, quasi impronte dello smarrito universo originario. L'artista, al rientro dall'esperienze all'estero, mette al centro di un interessante percorso artistico il suo paese, tapezzandolo di murales, pitture e sculture. Il suo sogno degli ultimi anni era convocare tutti i più grandi scultori del mondo e convincerli a realizzare una strada fitta di sculture - dal nord al sud della Sardegna - quasi una sorta di catalogo all'aperto dell'arte che tanto amava. Sarebbe la maniera migliore - se gli amministratori dei comuni sardi e la sponda politica, inevitabile nella realizzazione per un'impresa di così vasta portata - daranno corso all'idea del maestro di San Sperate.
Giuseppe "Pinuccio" Sciola, San Sperate (CA) 15 marzo 1942 - Cagliari 13 maggio 2016
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