Sblocchi troppo il telefono? Attenzione al cervello

21 dicembre 2025

Ti sei mai chiesto cosa succede dentro la tua testa ogni volta che sblocchi lo smartphone? Probabilmente no. Eppure, quello che sembra un gesto innocuo può avere conseguenze sorprendenti, e non nel senso che immagini.

Nel mondo iperconnesso in cui viviamo, il telefono è diventato un’estensione naturale di noi stessi, quasi un arto in più. Lo apriamo senza pensarci, come accendere la luce o aprire la porta di casa, seguendo un impulso automatico scandito da vibrazioni, notifiche e richieste incessanti di attenzione.

Ma cosa succede quando questo gesto diventa troppo frequente? Quando l’abitudine prende il sopravvento e ogni pochi minuti la tua mente si interrompe per controllare un messaggio, una notifica, un aggiornamento?

Il lato oscuro dello sblocco: micro-interruzioni che cambiano il cervello

Sbloccare lo smartphone può sembrare banale, ma ogni volta innesca un micro-processo mentale che interrompe quello che stavamo facendo. Non è solo una distrazione momentanea: è un piccolo terremoto cognitivo, un salto rapido da un focus all’altro che, ripetuto decine o centinaia di volte al giorno, frammenta la nostra attenzione.

Studi recenti, come quelli condotti dalla Singapore Management University, mostrano che queste interruzioni continue influiscono su memoria e capacità di concentrazione. Ogni sblocco è un “cambio di compito” che impedisce al cervello di consolidare i ricordi e di immergersi davvero in ciò che stiamo facendo.

Non è più solo questione di produttività. È questione di profondità cognitiva, della capacità di pensare, di apprendere, di rimanere davvero concentrati su un obiettivo. In un certo senso, il nostro smartphone ci rende più superficiali, senza che ce ne accorgiamo.

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Il multitasking digitale: il nemico silenzioso della mente

Già decenni fa, l’informatico Gerald M. Weinberg aveva avvertito che spostarsi continuamente da un compito all’altro poteva ridurre la produttività fino all’80%. Oggi la tecnologia conferma la sua intuizione: la velocità con cui interagiamo con gli schermi compromette l’efficienza mentale e impoverisce i processi cognitivi.

Ogni interruzione, ogni sblocco inutile, è come un piccolo tassello che mina le fondamenta della nostra concentrazione. Non si tratta solo di sentirsi distratti: si tratta di perdere la capacità di pensare in profondità, di memorizzare in modo stabile e di assaporare davvero i momenti senza frammentarli con impulsi digitali.

Ritrovare il controllo: un gesto semplice, una rivoluzione mentale

La tecnologia può evolversi all’infinito, ma il cervello ha le sue regole. Riconoscere i limiti di questa abitudine non significa rinunciare allo smartphone, ma imparare a usarlo con consapevolezza. Ogni sblocco non necessario è un piccolo prezzo cognitivo che paghiamo senza accorgercene.

Il primo passo è fermarsi. Osservare il gesto, sentire la mente che corre e chiedersi: “Ho davvero bisogno di aprire il telefono adesso?” Piccoli momenti di consapevolezza possono cambiare radicalmente il nostro rapporto con la tecnologia.

Perché lo smartphone può offrirci infinite possibilità, ma il cervello, quel prezioso laboratorio della nostra attenzione, memoria ed emozioni, richiede cura e rispetto.

In un mondo in cui tutto corre veloce, forse la vera rivoluzione è imparare a fermarsi, respirare e scegliere con consapevolezza quando concedere attenzione al mondo digitale… e quando restare dentro il nostro mondo mentale.

di Giorgia Pellegrini

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