QUELLO STRANO PAESE CHIAMATO ITALIA
11 aprile 2017
di Jerreh e Silvia
"... Ecco alcune cose che ho scoperto in questo strano e bellissimo Paese. Innanzitutto ho scoperto che quando in Italia ti danno un appuntamento e ti chiedono di essere puntuale, non è un modo di dire. Se l’appuntamento, per esempio, è alle 10 le persone si aspetteranno davvero che tu arrivi per le 10. Seconda scoperta: in Italia si mangia la pasta, ogni giorno! Il secondo giorno che mi trovavo in Italia ho mangiato un piatto di spaghetti al pesto: era la prima volta che li mangiavo e non mi sembravano per niente buoni, ma li ho mangiati tutti perché erano stati così gentili a prepararli per me. In questo paese, infatti, esistono dei posti, delle vere e proprie case, in cui i ragazzi minorenni che arrivano in Italia da soli possono essere accolti. In queste case ci sono degli educatori e, a volte, dei volontari. C’è anche un assistente sociale, che incontri ogni tanto e che ti dà dei consigli su cosa fare. Io in comunità a Parma ho incontrato Vanessa, la mia educatrice, che oggi è anche un’amica e la persona di cui mi fido di più. E ho conosciuto Roberto, il mio “secondo papà”, è stato lui a insegnarmi a leggere e a scrivere e a invitarmi a raccontare la mia storia in un libro. Sono partito dal Gambia senza niente in tasca, un solo paio di pantaloni e una maglietta, pochi soldi nelle mutande. Ho attraversato il deserto, rischiato di morire, trascorso giorni senza mangiare. Sono salito su un barcone, sperando di raggiungere la Sicilia senza annegare. In Gambia non ero mai andato a scuola, dovevo lavorare per aiutare mia mamma e i miei fratelli. Qui in Italia ho fatto un’altra straordinaria scoperta: ho imparato a leggere e a scrivere, e ho capito quanto imparare e informarsi sia importante. Ma soprattutto mi sono convinto di una cosa: conoscere è il miglior vaccino ad ogni forma di razzismo. Per questo, ogni volta che mi invitano, non mi stanco mai di partecipare a eventi o manifestazioni, incontrando tante persone e raccontando a tutti la mia storia. Mi è capitato di essere intervistato da giornalisti, di incontrare centinaia di studenti delle scuole medie e superiori. Ogni volta racconto del Gambia e del mio viaggio, e mi rendo conto di quante persone incontrandomi finalmente finiscono per liberarsi da molti pregiudizi. Voglio restituire l’aiuto ricevuto. Collaboro con un’associazione, che si chiama Agevolando, per aiutare altri ragazzi che vivono un’esperienza simile alla mia. Ogni giorno ripenso alle parole di mia mamma, prima di partire, e mi danno la forza per andare avanti...".
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News » RIFLESSIONI DI VITA | martedì 11 aprile 2017
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