"Le Partenze" da rivedere
26 giugno 2016
di Mariangela Mombelli
"Departures", del regista giapponese Takita Yojiro, è un film la cui vera protagonista è la morte mostrata attraverso la cerimonia della preparazione delle salme che nel culto nipponico dei defunti assume un significato simbolico e religioso profondo sconosciuto a noi occidentali. Dopo lo scioglimento dell'orchestra, il violoncellista Daigo (Motoki Masahiro) rimane senza lavoro e decide di lasciare Tokyo per ritornare al paese d'origine. Assieme alla moglie Mika (Hirosue Ryoko) si trasferisce nella sua vecchia casa in campagna alle porte di Yamagata. Qui comincia a cercare lavoro e s'imbatte in un annuncio interessante che offre un lavoro per quella che sembra essere un’agenzia di viaggi , ma le “partenze” a cui si fa continuamente riferimento non sono viaggi alle Maldive, ma dipartite verso il mondo dell’aldilà Titubante all'inizio, si lascia convincere dagli insegnamenti del capo, il becchino Sasaki (Yamazaki Tsutomu), e ritrova il sorriso perso da tempo, calandosi completamente nella professione del tanatoesteta. Quando la moglie scopre l'identità del suo nuovo mestiere, scappa di casa e lo abbandona solo in paese, dove in molti cominciano a snobbarlo: anche se la cura del nokanshi (il rito della deposizione), è pratica consolidata nella cultura funeraria giapponese, il pregiudizio continua a prevalere e il lavoro di Daigo è considerato impuro. Ma Daigo supera lentamente il timore che il contatto con il rigor mortis comunemente provoca e trasforma i gesti della tanatoestetica in movimenti rituali aggraziati come quelli di un musicista. Il suo lavoro consiste nel ricomporre le salme, lavarle, vestirle, truccarle, in vista dell’ultimo saluto. Questo rituale laico, antico, rispettoso ed elegante restituisce dignità alla morte ed è utile a chi rimane per impossessarsi dell’ultima delicata riconciliazione con il defunto, per mettere da parte i rancori di una vita e lasciare che la voglia di pace possa esprimersi. Daigo durante un rituale, lavando il corpo di una bella ragazza morta suicida, tocca all’inguine qualcosa di imprevisto; ai genitori disperati chiede <<volete che la trucchi da donna o da uomo>>? Da donna, risponde il padre finalmente riconciliato con quel figlio perduto, e quello che in famiglia era stato vissuto come una disgrazia (l’incerta sessualità del giovane) viene superato proprio grazie alla bellezza che Daigo restituisce a quel volto che <<oggi ha l’aspetto di una donna, ma che importa, è pur sempre mio figlio>>. Il contatto continuo con la morte permette al protagonista di riflettere - e di farci riflettere - sul significato della vita e di ripensare alla propria esistenza condizionata pesantemente dall’abbandono da parte del padre. Quando Daigo viene a sapere che il padre è stato ritrovato morto, dapprima non vuole vederlo per il rancore che ancora serba nei suoi confronti ma poi, spinto da Mika, che si è riavvicinata al marito comprendendo il significato profondo dei gesti che questi compie nel suo lavoro, decide di andarlo a vedere e, di fronte agli uomini che vorrebbero metterlo subito nella bara, decide di prendersene cura. Proprio attraverso il rito della deposizione Daigo riesce a recuperare il volto del padre e a riconciliarsi con lui. Tanti sono gli spunti di riflessione che questo film ci dà: la riscoperta delle proprie radici, la contrapposizione tra la vita di provincia e quella caotica della metropoli, il significato metaforico del viaggio e della partenza, la riconciliazione con il proprio passato, il passaggio di testimone che ogni morte racchiude in sé (Mika è in attesa di un bimbo), ma, soprattutto, l’invito a considerare e a valutare la vita alla luce del suo ultimo, inevitabile, viaggio. Proprio questa universalità di significati, nonostante il soggetto proposto - che ha un senso peculiare soltanto all’interno della cultura nipponica - nel 2009 ha valso a "Departures" il premio Oscar come miglior film straniero. "Departures" - il cui titolo originale è Okuribito “colui che saluta un morto in cielo” - è un film da vedere. O da rivedere.
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News » RIFLESSIONI DI VITA | domenica 26 giugno 2016
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