LE BRIOSE EMOZIONI DI STEFANO IANNE
25 ottobre 2016
di Roberto Dall'Acqua
Stefano Ianne è un abile polistrumentista e anche un valente compositore e musico terapeuta. "Imaca" (Ian Steven Circus) è la sua ultima produzione che arriva a distanza di quattro anni di distanza da “Raymond and the Bull Terriers”. L'album è composto da 9 tracce che mescolano, abilmente, la classicità del pianoforte con influenze free-jazz, ispirazioni alla grande musica sixties, tratti psichedelici e riferimenti all’elettronica. AMACA è anche il nome del trio di artisti, che hanno lavorato al progetto, composto oltre che da Stefano Ianne, dal sassofonista Mario Marzi e dal percussionista Stefano Calvano. <<Ho sempre pensato che la cosa più importante sia il “sul farsi”, come diceva Pollock – rivela Stefano Ianne a proposito del disco - e quando finiscono le mie emozioni nel comporre, iniziano quelle di coloro che ascoltano il mio lavoro. Ho scritto nove brani completamente diversi l’uno dall’altro: ho scelto nove emozioni da vivere>>. Un ritmo denso di sonorità basato sull'emozione pura: <<Perché mi piace “prendere” tutti con la musica - ammette l'artista - mi piace che chiunque possa scegliere la sua strada nell’ascoltare ciò che esprimo. La musica parte da me e arriva a te. Poi torna di nuovo a me. Perché io sento la tua emozione>>.Stefano Ianne narra a www.ilgiornaledelricordo.it, gli inizi della sua carriera: <<Ho cominciato a suonare alla fine degli anni '70 a suonare, in età direi abbastanza avanzata, nel senso che avevo già sedici anni quando ho iniziato. Mi sono dedicato ad alcuni strumenti che ho imparato a suonare; naturalmente girando molto, perché ero figlio di militari, mi sono ritrovato quasi sempre da solo. Quando giri, perdi gli amici, non hai la possibilità di suonare in gruppi e quindi, da solo, ho pensato di produrre la mia musica interpretando più strumenti possibili. Sono un polistrumentista che suona male un po' di tutto>>. Le creazioni “Variabili armoniche” e “Elephant” sono l'approccio del poliedrico artista veneto con la <<musica sinfonica che mi permette - nei primi anni '80 con l'utilizzo delle tastiere - di predispormi all'utilizzo di strumenti sinfonici e mi venivano queste cose molto romantiche; diciamo colonne sonore>>. Questo accadeva con i primi lavori che erano votati a quello stile, ora <<l'ultimo album è molto diverso rispetto ai precedenti, prediligendo la qualità della tecnica, dove ho fatto suonare orchestre e musicisti di valore. In “Iamaca”, insieme aMario Marzi (primo sax alla Scala di Milano) e Stefano Calvano (batterista etno-jazz), mi sono completamente dato alla “musica suonata” interamente da me e i miei 5 strumenti; un progetto che, partito l'anno scorso, approderà a “Duga-3”, il disco nato a fine settembre>>. Ianne - laureato al Conservatorio e musicoterapeuta a indirizzo clinico - si occupa, in laboratori sperimentali di musicoterapia, di bambini che hanno vari problemi di apprendimento, anche se la principale attività è stata sempre la composizione. <<Le emozioni - confessa l'eclettico strumentista – le provo soprattutto quando compongo che è il momento del farsi dell'opera; dopodiché, quando finisce e hai fatto il disco, a me in realtà non interessa più, nel senso che i miei dischi neanche li ascolto più>>.Le più grandi emozioni, infatti, l'artista le prova quando compone i brani, ma anche la vibrazione del primo innamoramento quando aveva sette anni: <<Ho visto, per la prima volta, la mia amichetta mentre in sottofondo c'era “The boxer” di Simon e Garfunkel e quella è stata una delle emozioni più forti che ho provato. Ho capito, in quel momento, che le relazioni sarebbero state molto, molto coinvolgenti per me>>. Un ricordo forte per Ianne risale al 2008 ed è legato all'incontro con Antonella Ruggieri: <<Antonella non la conoscevo dal punto di vista professionale ma ricordo che, durante il primo brano che lei ha cantato - mentre io l'accompagnavo al pianoforte – l'ha eseguito perfettamente senza averlo mai provato dal vivo. Durante l'intervallo, poi, ho riprovato con lei l'esecuzione - anche perché dovevamo registrare in seguito - mi sono reso conto dell'approccio, professionalissimo, che aveva questo artista. Perché ho un ricordo così forte di lei perché ho capito, dopo, che bisogna sempre prendere spunto dalle persone che hanno questo atteggiamento: dopo ho cominciato a guardare solo verso il meglio e cercare di migliorarmi perché il lavoro e la professionalità pagano. Questo è un ricordo molto forte>>. Le difficoltà della proposta musicale di Ianne sono legate alla promozione perché da un <<punto di vista prettamente commerciale è un disastro nel senso che un mio progetto porta via anche sei mesi e lo sforzo è trovare qualcuno che investa su di te>>. In “Duga-3” proporrò brani nuovi alimentati da radiazioni di felicità - come avrebbe dovuto emanare questa antenna futurista e affascinante posta in territorio sovietico che nel 1986 doveva essere esaminata ma, proprio la notte prima dell'ispezione, scoppio il reattore nucleare a ?ernobyl, per cui tutto fu rimandato - e userò per la prima volta dei synt insieme all'orchestra>>. <<Fra cento anni - conclude con seria ironia Ianne - io sarò uno tra i tre o quattro musicisti che verranno ricordati. Ci sono validissimi artisti in giro che io voglio produrre dalla fine di quest'anno dopo il concerto del 27 ottobre al teatro Alighieri di Ravenna, dove sarò accompagnato dall'Orchestra Sinfonica a.v. Romagna diretta da Marco Titotto>>.
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