UOMO-DONNA: ETERNO DUELLO ANCHE A SAN VALENTINO
13 febbraio 2019
di Mara Antonaccio
Cosa sono i rapporti uomo-donna?
Siamo prossimi al giorno di San Valentino, quale momento migliore per parlare d’amore?
Esiste qualcuno sul Globo terracqueo, dopo secoli di Filosofia, Letteratura, infinite discussioni, in grado di darne una definizione esaustiva, di spiegarli o di formulare un postulato matematico, che ne fissi le complesse leggi regolative? Si tratta di vani tentativi rispondenti ad una esigenza tipicamente umana, o vi è una impossibilità di fondo di descriverli?
Credo che la risposta rifornirebbe di nuova linfa un’ennesima querelle, mi limiterò a riflettere sulle mie considerazioni.
Incontrarsi rappresenta il più straordinario momento della vita relazionale tra un uomo e una donna; può essere casuale, sono le situazioni più belle, quelle gestite dalla fortuna o semplicemente dalle “sliding doors”, che ci fanno trovare al posto giusto, nel momento giusto; può essere voluto, e argomenterei che sono le occasioni ottimali, perché ponderate, analizzate, scelte con criterio in base alle inclinazioni caratteriali e alle opportunità, ma che presentano, in effetti, quasi le stesse criticità e producono insuccessi, proprio come gli avvenimenti casuali.
E allora quale è il discriminante giusto? Non c’è!
Poi bisogna piacersi, veramente, non solo negli aspetti superficiali, nei momenti di passione travolgente e durante gli esaltanti momenti dell’innamoramento; bisogna accettarsi, “mancarsi”, scegliersi, perché è questo il passaggio cruciale, scegliersi profondamente.
La mia risposta, personale, è che non ci sono regole, consigli, analisi che reggano, l’alchimia che fa funzionare il rapporto è unica ed irripetibile, un equilibrio eccentrico che fa oscillare il piano, alternativamente a favore di uno o dell’altro.
A me sono sempre piaciute le menti complesse, mi piace farmi male tra ragionamenti mai banali, emozioni irrisolte, pensieri incessanti; mi piace sentire il rumore che le meningi instancabili rilasciano nel chiuso della stanza, quando io e lui siamo dentro. Certo, che fatica pensare tutto, analizzare tutto, vivisezionare i sentimenti e le sensazioni, ma io, mente esigente per definizione, di questo mi nutro.
Mi dicono di lascialo perdere, che mi farò male, ma è li che il gioco diventa più interessante, la posta sale.
E poi c’è la sicurezza che io non posso subire danni da quel rapporto, che le cose che non mi piacciono di lui, le cambierò, che per noi sarà diverso.
Ma lui non cambia, e io mi faccio male.
Ad un certo punto imparo a ispessire la pelle, ad allenare l’istinto e affinare i sensi, lo capisco come nessuno mai, in modo animalesco e costruisco gli strumenti; ora so come proteggermi, isolarmi, godere delle cose che di lui mi piacciono. Sin dai primi momenti ho capito che non è un essere comune, non ho mai incontrato un uomo simile, e lo osservo, ascolto, valuto il tono della voce, l’inflessione e il suono che le parole producono. Inizialmente mi schermisco, poi mi lascio affabulare, lui è bravo con le parole, poi sono dentro, soffro, mi dimeno, cerco di far valere i miei desideri, dare voce alle aspettative e soffro ancora. In questo momento il rischio è alto, lui potrebbe andare, lasciarmi perché ho la stessa pretesa di un uomo di avere un rapporto di coppia “su misura”.
Forse perché una donna che chiede spazio, attenzione crea equivoci, fa pensare che sta cercando di gestirgli la vita, che vuole muoverlo attraverso fili invisibili, come in un teatrino di pupi. Non è così, è che a volte, quando hai trovato nutrimento per la tua fame di mente e di anima, quando hai di fronte il tuo doppio, allo specchio, temi di vederlo svanire, come un evanescente miraggio. Lui è duro, capisce animalescamente che sei in difficoltà e ti tiene in pugno, e tu continui a dimenarti…
Poi mi rassereno, all’improvviso, comprendo che io sono importante, che non ho nulla da temere; sono unica, non può trovare niente di nemmeno lontanamente simile, presunzione? Assoluta.
Ritorno allegra, solare, serena e anche lui si rilassa e tutto funziona, per me è normale resilire, non devo pensarci, forzare la ripresa. Questo crea distanza tra le persone normali, ma l’uomo che amo getta ponti sul fossato che, per gli altri è invalicabile. Mi sento “più” in quasi tutto, difficile somigliarmi, la danza che io e lui balliamo volteggiando sempre più in alto, ci rende irraggiungibili, solo noi.
Cosa significa tutto questo? Che in amore vince chi scappa, chi si fa desiderare, chi esercita la propria egemonia emotiva sull’altro?
L’essere stati usati dalla vita, dalle scelte sbagliate che ci hanno scheggiato, ma che non sono state capaci di romperci, che hanno si lasciato cicatrici a volte profonde, ma che noi abbiamo guarito del tutto o in parte, che abbiamo coperto di oro valoriale, che rappresentano i nostri contrasti interiori, gli eccessi, le posizioni arroccate, ci rende capaci di comprendere, di amare.
Quindi una risposta unica non esiste, esistono le scuole di pensiero, certo è che ci vuole sensibilità per capire l’altro, curiosità per andare al fondo dell’anima altrui e voglia di vedere attraverso la scorza delle esperienze, del carattere, dell’ispessimento prodotto dal viaggio di ognuno. E se avremo voglia di farlo, di lucidare l’oro che il percorso affrontato vi ha depositato, lo faremo brillare con la nostra presenza e sotto troveremo un dolce miele che stilla dal fusto…
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News » LETTERE D'AMORE | mercoledì 13 febbraio 2019
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