NOMADI DIGITALI: VIVERE E LAVORARE SENZA FRONTIERE
11 gennaio 2019
di Sabrina De Prisco
Chi sono i Nomadi Digitali? Cosa Fanno? Come diventare un Nomade digitale? Ecco il lavoro che tutti sognano
I nomadi digitali sono quelli che fanno della flessibilità il loro punto di forza. Lavorano da remoto in qualsiasi posto del mondo e non sono soggetti a timbrature del cartellino ogni mattina, costretti a guardare in faccia gli stessi colleghi ogni giorno. Il nomade digitale coniuga la flessibilità del lavoro da remoto con le proprie capacità professionali al fine di realizzare progetti grazie alle possibilità di condivisione che la digital trasformation ci concede. La flessibilità oggi è diventata un’esigenza, soprattutto per noi donne che, dopo esser diventate mamme, corriamo dalla mattina alla sera per sopperire alle esigenze dei nostri piccoli.L’idea di poter lavorare ovunque affascina sicuramente tutti. Il pensiero di essere sdraiati sotto una palma con il mare di fronte ed un pc (e soprattutto una buona connessione) a portata di mano, sarebbe il sogno di qualsiasi lavoratore.
Cosa fanno i nomadi digitali?
Il nomade digitale può essere un ingegnere, un architetto, un creativo, un programmatore e via dicendo. I nomadi digitali sviluppano il loro lavoro on line e lo condividono attraverso le e-mail, gli spazi virtuali come per esempio quelli di box o google drive e qualsiasi piattaforma on line di condivisione. Fanno networking con i social e le chat, visitano il mondo o, nell’ipotesi più concreta, corrono a prendere i figli a scuola e nell’attesa restano seduti al bar con il pc di fronte. Il lavoro è sostanzialmente svolto al pc e al cellulare. Le relazioni lavorative sono a distanza cambiando così il modello professionale e il valore stesso dello spazio e del tempo. Se ancora oggi in molte realtà aziendali c’è il capo che valuta il lavoro sul numero di ore che il dipendente trascorre in ufficio, il modello che si sta prefigurando, grazie alle possibilità del digitale, dirige il focus sugli obiettivi e le scadenze. Questa modalità rivoluziona quindi lo stesso concetto di tempo e di spazio, permettendo di lavorare agli orari più consoni con la propria vita familiare e in qualsiasi posto nel mondo. Non c’è più bisogno di rinunciare a viaggiare in qualsiasi momento dell’anno e non solo quando l’azienda chiude, portandosi un pc dietro. Se ci pensate la qualità del lavoro, e quindi della vita, balza al primo posto e si entra in una dimensione più meritocratica del lavoro stesso. Non diventa più necessario essere seduti in postazione per tante ore al giorno all’interno di quattro mura. I nomadi digitali ci insegnano che il tempo necessario per realizzare un lavoro è solo ed esclusivamente dipendente dalle capacità che hai di terminarlo nei tempi e nei modi che decidi tu, in qualsiasi sede tu abbia scelto di stare.
La rivoluzione del digitale
La digital trasformation ci insegna che tutto può avvenire da remoto in qualsiasi momento della giornata si ritenga più opportuno da dedicare al lavoro. Si abbattono i confini della materializzazione per spostare l’attenzione ai progetti e all’essenza del lavoro da realizzare.
Ma l’Italia è pronta a questa trasformazione?
Dalle mie esperienza pregresse in azienda e oggi da freelance, posso dire che l’Italia si sta cominciando a scaldare i muscoli per arrivare ad una dematerializzazione del lavoro, alla quale il resto del mondo ne è già fortemente ingaggiata. La Germania è uno dei Paesi che sta sperimentando molto questa modalità. Ne è un esempio il lavoro che costantemente porto avanti con loro da remoto per un magazine on line, dove è tutto condiviso attraverso piattaforme in cloud. Questo permette alle persone che necessitano di avere flessibilità nell’orario di lavoro, come spesso accade alle mamme, di non rinunciare alla carriera e di conciliare la vita professionale con quella familiare. Le aziende italiane che optano per questo modus operandi sono oggi ancora troppo poche con la conseguenza che chi esce dal mondo del lavoro, quello più tradizionale, faccia ancora fatica a riposizionarsi. Il limite non solo è nella cultura, che ancora fa affidamento alla quantità del tempo speso nel posto di lavoro, confondendolo troppo spesso con la qualità, ma non aiutano molto neanche le condizioni contrattuali a supporto. Qualcosa però comincia a farsi sentire: qualche agenzia e alcune aziende, al fine di abbattere i costi, stanno lasciando maggiore spazio a possibilità di lavorare da remoto. Ho però sempre l’impressione che si faccia fatica a realizzare che si possa lavorare bene anche senza il fiato sul collo del capo. Sembra che abbiamo sempre la necessità che qualcuno controlli costantemente l’operato del dipendente come fosse lo scolaretto che alla prima occasione scappi via a fare altro.
L’immagine è davvero deprimente, ma spero in un futuro migliore che sappia accogliere davvero le potenzialità di un lavoro condotto per obiettivi, dove si possa esercitare la propria professionalità e la propria creatività con le giuste condizioni lavorative e contrattuali.
Nomadi Digitali: non è tutto oro ciò che luccica
Come ogni cosa, anche chi decide di abbandonarsi alla libertà concessa dai nomadi digitali deve fare i conti con il risvolto della medaglia. Le relazioni umane tra i colleghi, che spesso diventano i nostri migliori amici, vanno a svanire a fronte di relazioni più occasionali e di conoscenze che si dissolvono con maggiore facilità. Inoltre ti trovi a interagire con persone per lungo tempo senza mai avere avuto l’occasione di incontrarle e forse, nonostante i progressi della tecnologia, resta questo l’approccio a cui, per fortuna, non smettiamo mai di dare valore.
Dove lavoriamo oggi? A Stoccolma, a Edimburgo o a Formentera?
Tratto da: https://ladonnariccia.it/2019/01/11/nomadi-digitali-vivere-e-lavorare-senza-frontiere/
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News » LA DONNARICCIA.IT | venerdì 11 gennaio 2019
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