ON STAGE

04 giugno 2017

di Eileen Ross

ON STAGE

Capitolo 16

Guarda, guarda! Roxy Cox, con le guance arrossate, occhi languidi e niente rossetto. Scendeva le scale di fretta, tenendosi per il corrimano: chiari indizi che qualcuno se le fosse sbattuta.

Bastò aspettare qualche minuto, ed eccolo là, sulla rampa della scalinata, l’artefice di quel simpatico quadretto.
Un sorrisino si dipinse sul volto di Steve: «Bene, bene… Dave Hart!
Hai le ore contate bastardo, e questa volta non ne uscirai pulito, ma con fratture multiple.»

«Jeff!»
Steve e Jeff erano amici. Lo individuò accanto ad una colonna in granito che sosteneva una scultura in marmo bianco raffigurante due amanti.
Era intento ad assillare di chiacchiere un discografico annoiato: Steve gli fu accanto, dirigendosi frettolosamente verso di lui.
«Jeff hai un minuto?»
Quello borbottò: «Steve, più tardi…»
Se stava pensando che gli interessassero un paio di piste di polverina bianca, si sbagliava. C’era di meglio: qualcosa che lo avrebbe lasciato più appagato… la vendetta!
Con il bicchiere gli indicò Roxy: «La tua ragazza... »
 Jeff pregò l’agente: «Aspetta, torno subito.»
 Ringhiò: «Steve, spero non sia una stronzata! Stavo discutendo circa la futura possibilità di passare ad una casa discografica più influente sul mercato.»
Avrebbe voluto rispondergli che non se lo sarebbe filato nessuno, ma tergiversò.
«È molto più importante: sai chi ho visto scendere dalle scalinate del piano di sopra? E sai cosa succede di solito lassù a questi party?»
 Gli occhi di Jeff divennero due fessure pericolose: «Cosa vorresti dire?» Steve bevve un sorso del suo cocktail, facendo tintinnare il ghiaccio.

«Roxy… aveva una gran fretta, e pareva molto come dire... agitata.
Ti sei accorto che non ha più i capelli raccolti? Guardala, Jeff: tu sei il suo uomo, amico. Qualcuno si è scopato la tua donna, sotto il tuo naso! Dovresti farci due chiacchiere.»
Jeff strinse i pugni: quella cagna gli aveva fatto fare la figura del cornuto! E presto sarebbe stato di dominio pubblico. Steve non avrebbe di certo tenuto quella boccaccia chiusa!
«Ok, hai visto chi è stato?»
 Steve glielo avrebbe servito su un piatto d’argento.
«Ci tengo alla nostra amicizia, se non si è leali e solidali tra noi…
La persona in causa è Dave Hart!
Ed ora, caro il mio mastino, avventati su di lui e dilanialo per me!
Spero di essere presente. Non vorrei perdermi questa scazzottata per nulla al mondo!»
Jeff stava già sputando bava: «Dov’è quel figlio di puttana?!»
Steve finse di farlo ragionare: «Calmati amico, non qui.
Ci sarà occasione di pareggiare i conti, prima del Golden Metal. Prima della partenza, proveremo tutti i giorni: basterà che tu l’aspetti fuori dalla nostra sala prove e se lo provocherai, lui ti seguirà. Un posticino appartato e gli darai quello che si merita.»
Aveva ragione: meglio non fare casino al party di Jason o si sarebbe ritrovato a suonare ad un circolo per anziani. La carriera prima di tutto.
Roxy: lei l’avrebbe pagata! Gliela avrebbe fatta passare lui la voglia di fare la stronza! Quella troietta in calore… e quel puttaniere ne aveva approfittato!
«Grazie Steve, sei un amico… ma tieni la bocca serrata, non si deve sapere. Niente scandali oppure la mia immagine ne uscirà a brandelli.»
Steve gli poggiò una mano sulla spalla: «Stai tranquillo: so che tu avresti fatto lo stesso per me. Ora va da lei: se fossi al tuo posto, la manderei a casa prima che Hart decidesse di farci un altro giretto. Tutti i presenti, non devono sospettare!»
Jeff partì alla carica: «Io l'ammazzo!»

Voltò le spalle a Steve, che se la stava ridendo e la raggiunse con ampie falcate.
Roxy avvertì un dolore violento al braccio.
«Ehi! Dove cazzo eri?»
Che stupida era stata a pensare che non l'avrebbe scoperta.
 Il terrore la assalì, scuotendola di tremori «Jeff io... »Le puntò addosso gli occhi iracondi.
«Porta via il tuo culo da qui e in fretta! » A casa, glielo avrebbe sfondato!
Quella carogna!
«Jeff perché fai così?»
Le sibilò all'orecchio con un ghigno: «Prendi l’auto. Io tornerò con qualcun altro, quando ne avrò voglia… Và a casa!
Inventa una scusa: dì loro che hai un fottuto mal di testa e smamma!»
Meglio non contraddirlo: aveva bisogno di rimanere da sola, di pensare a quello che era accaduto.
Sospirò: «Va bene... »
Le consegnò le chiavi del porche: «Non aspettarmi sveglia, e se farai un solo graffio alla macchina ti sistemerò per le feste!»
Era stanca di farsi trattare così! Girò sui tacchi: «L’ultima l’hai sfasciata tu! buona serata!»
Quell' Hart, oltre ad averla sbattuta, le aveva sciolto anche la lingua!
Beh: gliela avrebbe fatta ingoiare a quell’impertinente!

Dall'altra parte del salone, Liz, vedendola sconvolta, le andò incontro.
Dove stava andando così di fretta?
«Roxy, dov’eri?»
Perché tutti avevano il vizio di afferrarla per il braccio?
«Liz, non mi sento bene, penso che andrò a casa.»
Liz la scrutò: «Che hai fatto ai capelli?»
Non gliela raccontava giusta, qui c’era lo zampino di Dave Hart!
Roxy fece un passo indietro: «Niente... Liz ho solo un po’ di mal di testa, ci vediamo domani in sala prove... »
Le prese il viso tra le mani: «Cosa è successo? Sei sparita per circa un'ora, Roxy. Sei troppo scossa.»
Dire che fosse scossa era un eufemismo: si sentiva sottosopra!
«Liz, ho fatto una cazzata!»
Non aveva dubbi: si trattava sicuramente di Dave.
«Che cosa hai fatto?»
Lei indicò la scalinata con il mento: «Lassù, io e Dave... »
Dimmi ciò che voglio sentire piccola, e sarò grata a Dave per sempre!
«Beh... insomma... abbiamo... »

Gli occhi di Liz si illuminarono: «Avete fatto sesso!»
Roxy arrossì: «Non abbiamo avuto un rapporto completo.»
Liz la incalzò: «E allora che avete fatto?»
Perché non la lasciava in pace?
«Liz, sai che non mi piace parlare di queste cose... »
Al diavolo, voleva tutti i dettagli.
Non l’avrebbe lasciata andare finché non le avesse estorto tutto!
Ah, smettila con queste tue remore: se hai fatto queste certe cose, stai certa che io ne sarei solo felice!
Le accarezzò una guancia: «Piccola, non hai fatto una cazzata.»
Le poggiò la fronte contro la sua: «Guardami. È ora che tu ti riscatti, ora che tu liberi la vera Roxy! Hai diritto di prenderti tutto quello che vuoi, hai diritto ad un po' di felicità.»

Lei annuì: «Si, hai ragione, Liz, ma ora devo proprio andare. Ci vediamo domani…»
 Liz le diede un bacio sulla fronte corrucciata.
«Buona notte, tesoro… dormi serena.»
Mentre la vide uscire dal salone, ebbe un solo pensiero: trovare Dave ed offrirgli da bere per sdebitarsi.

Julia si era distratta: discuteva, ridacchiando con il proprietario della maggiore agenzia di modelle d’America. Jake aveva un po’ di tempo per raggiungere Liz: aveva bisogno di parlarle, cazzo! Quanto era bella, con quel vestito che docile seguiva ogni sua curva e quelle lunghe gambe…
 Il ricordo di lei, ancorata alle sue spalle, lo fece trasalire.
Si passò una mano tra i capelli: doveva andare da lei, a costo di farsi mandare affanculo! Un dito le sfiorò la schiena: un brivido. Liz!
 Si voltò di scatto e lui era lì, che la fissava con quegli occhi così profondi, con quel fuoco che li faceva ardere, che la faceva ardere.
«Vaffanculo, Jake Angel!»
 Le sorrise: «Lo sapevo che mi ci avresti mandato! Adesso basta con i convenevoli, posso parlarti?»
 «Sarei occupata, prendi un appuntamento con la mia segretaria… diciamo, in un lasso di tempo fra fottiti e mai!»
 Ok, se l’era cercata, ma più lo faceva incazzare e più aveva voglia di stringere quella massa di capelli profumati tra le dita e baciare quelle labbra insolenti.
 «Dammi cinque minuti del tuo fottuto tempo!»
Che si fottesse lui!
«Ok, stronzo, cinque minuti da questo momento… sono già passati dieci secondi... », l’afferrò per la vita e la guidò verso la veranda: «Me ne bastano quattro!»
 Al buio, la costrinse in un angolo, spingendola contro il muro. Le sfiorò il viso con l’indice, seguendo la linea del naso, la bocca, il mento. Lei ansimò: «Tre minuti... »
 Le sollevò la gonna, accarezzandole una coscia: «Continua a contare, stronza... »
 Lei gli infilò la lingua in bocca, divorandolo. Spinse il bacino, sfregandolo contro l’erezione in un gemito roco.
 «Due minuti... »
 Le strinse i seni fra le mani, bramoso: «Continua... »
 Mentre le scostava il perizoma, gli chiese: «Di cosa volevi parlarmi...?»
 Le passò l’indice fra i petali umidi: «Perché te ne sei andata?»
 Lei gli andò incontro a fior di labbra, con il fiato corto. Gli rispose: «Perché è arrivata la tua ragazza, non avevamo più nulla da dirci!»
 La penetrò lentamente con due dita, strappandole un gemito: «Questo lo pensi tu... »
 Gli si aggrappò alla schiena, sollevando una gamba contro il fianco di lui. «Questo è quello che pensa lei... »
 Con il respiro corto, Jake aumentò il ritmo, sfiorandola con il pollice in cerchi concentrici là dove provava più piacere: «Non me ne frega un cazzo, non sto pensando a lei in questo momento!»
La prima ondata che precedeva l’orgasmo la percorse ed inarcò la schiena: «Davvero?»
Un sospiro: «Credo... »
 Le leccò l’incavo dei seni: «Continua, stronza! Cazzo, sei bellissima!»
Seguendo quel ritmo che la mandava in delirio, buttò indietro la testa: «Jake, non ti fermare... dovreste fare un po’ di terapia di coppia... »
 Le strinse con una mano una natica, spingendola avanti e indietro, guidandola.
 «Cosa?! Vieni, Liz, vieni per me, perché vederti così mi fa impazzire…»
 Lei si lasciò andare, mordendosi il labbro superiore per non gridare, mentre il piacere la scuoteva.
 «Jake... sei... » gettò fuori tutta l’aria: «Sei uno stronzo! Ti odio!»
 La schiacciò con il proprio peso ed attese che gli spasmi di lei si affievolissero. Estrasse le dita umide e le succhiò: «Fragole e miele... »
 Le baciò le labbra piene, mordicchiandole: «Io non lo so, se ti odio…»
 Le scostò una ciocca dalla fronte madida di sudore, guardandola con gli occhi annebbiati dal desiderio: «Non lo so nemmeno io cosa... »
 La voce squillante di Julia li fece sobbalzare: «Jake, tesoro, sei qui?»
 Jake indietreggiò, barcollando. Liz si tirò giù la gonna: «Sì... piccola, sto arrivando!»
Julia comparve sulla soglia della porta finestra. Quando li vide, gli occhi divennero due piccole fessure furenti: «Che succede qui?»
 Liz prese in pugno la situazione: «Falla finita, Julia! Jake si stava complimentando per la mia performance... »
 Ed era vero, ottima performance... vederla venire era la cosa più eccitante in assoluto!
 «Sì, tesoro, mi congratulavo con lei…» un ultimo sguardo «Sei stata magnifica... » e raggiunse Julia, perplessa.
 «Jake, ti stavi congratulando per il concerto?» la prese per la vita: «Sì, il più bel concerto che io abbia mai sentito!»
 Julia si strinse a lui: «Andiamo a casa, Jake, vorrei stare un po’ da sola con te... »
 Alzò appositamente il tono: «Ti vorrei dentro di me... »
 Sbattendo le ciglia, rivolse un sorrisino ironico a Liz: «Buona serata, cara, sei stata bravissima al concerto!»
 Liz si incamminò verso di loro e, superandoli, le disse: «Ne sono sicura, Jake apprezza molto le mie qualità... » e si passò la lingua sulle labbra «Le apprezza moltissimo! Buona serata e… ah, Jake, faresti bene a seguire il mio consiglio per quella terapia... »
 Alzò una mano, sventolandola, dando loro le spalle: «Jason, vecchio mio! Dove ti eri andato a cacciare?»
 Si diresse verso di lui che, strizzandole l’occhio, l’aspettava a braccia aperte: «Ah, piccola, mi sei mancata! Vieni qui dal tuo anziano amico!»

Imboccando il viale alberato, un solo pensiero lo perseguitava: lei era rimasta lì, concedendogli solo cinque fottuti minuti. Troppo pochi.
 Superò il grande cancello in ferro battuto: intercettò gli occhi di Dave dallo specchietto retrovisore.
 «Ehi, pazzo, tutto bene?» era troppo taciturno: «Eh… cosa? Ah, sì, tutto sotto controllo…» sotto controllo un cazzo!
 Non riusciva scacciare l’immagine di Roxy mentre era percorsa dagli spasmi del godimento, il suo profumo, il suo sapore...
Julia poggiò la mano sopra a quella di Jake mentre, nervosamente, cambiava marcia. «Tesoro, splendida festa, non trovi?»
 Non toccarmi, Julia…
Distrattamente, le rispose: «Sì, cara.»
Lei mise il broncio: «Che hai? Perché a me non chiedi se va tutto bene?»
 Non aveva voglia di intavolare una discussione.
Non rompermi i coglioni, Julia...
 «Perché so che ti sei divertita... » Dave scivolò un po’ più giù sul sedile posteriore, allargando le gambe e sollevando gli occhi al cielo. Gli stava sulle palle, quella sanguisuga petulante!
 Questo confermava la sua teoria: mai fidanzarsi e, soprattutto, mai con una palla al piede taglia quaranta affetta da crisi da starlette con la fifa di finire con il culo per terra, se il molto famoso fidanzato decide di darti il ben servito!
 «Dave, domani, in sala prove, vorrei proporti un'idea per un nuovo pezzo... »
 Lui si tirò su di scatto: «Davvero? Pensa che volevo dirti la stessa cosa!»
 Perché quei due la ignoravano? Odiava quel Dave Hart! Aveva una cattivissima influenza sul suo fidanzato! Julia si sporse e passò le dita fra i capelli di Jake: «La comporrai per me, questa nuova canzone? Me la dedicherai? Molti rocker lo fanno per le loro mogli o compagne ed io sono la tua musa ispiratrice…»
 Ma vaffanculo, Julia... pensarono entrambi.
 «Forse un giorno, Julia, ma credo che questa non sia adatta a te... »
 Brutto stronzo! Con voce petulante, lo investì: «Jake, non credi che dopo tutto il tempo che stiamo insieme, sia il caso di farlo? Sono due anni che ci amiamo! Allora dimostralo a tutti!»
 Dave, con un gesto scaramantico, si strinse le palle. Due anni? Porca puttana, peggio che la galera!
 Jake, come diavolo avrai fatto a resistere così tanto ad una tal sciagura?»
 Afferrò il poggiatesta del suo povero amico. «Hai già in mente qualcosa? Titolo, testo? Ballad o un po’ più ritmato?»
 Jake svoltò verso la superstrada: «Il titolo ce l’ho già... »
 Dave scosse il poggiatesta: «Spara!»
 «Stai fermo! Honey and strawberries!»
 Cosa c'entravano le fragole con il miele? Buone, però!
 «Jake, posso fare una piccola aggiunta?»
«Ma certo, socio!»
 «Honey, strawberries and sugar…»
 Vaniglia, eh?
 I loro occhi si incontrarono nello specchietto retrovisore: loro si intendevano benissimo. Era successo qualcosa sia ad uno che all’altro durante il party e quel qualcosa era caldo, dolce e profumato...
 «Ok! Perfetto, Dave, ma niente ballad, vorrei fosse molto sensuale!»
 Nella testa di Dave c’erano tutti i riff pronti, bastava pensare ai gemiti del suo zuccherino...
 «Nessun problema, Jake, so cosa intendi... » Jake conosceva le parole: bastava pensare a Liz, a lei che si inarcava mentre si spingeva con le dita dentro al posto più bello che avesse mai toccato, accarezzato, penetrato.
 L’idillio fu spezzato per entrambi. Julia cinguettò: «Allora, vedi che è per me?»
 Gli scioccò un bacio sulla guancia: «Non riesci a nascondermi i tuoi pensieri, tesoro! Stasera ho un vestito rosa, fragole! La mia pelle abbronzata dal ritorno dalle Bahamas è color del miele!»
 Quanto cazzo parlava quella? Anche a sproposito! Dave si lasciò andare sul sedile, gettando indietro la testa. Julia trillò: «Jake, allora è per me? È così, vero? Anche se non capisco cosa c'entri la vaniglia, io la odio!»
 Dave sbuffò. Io odio te, oca starnazzante!
 Jake scosse il capo: «Julia! Ti ho già detto che non è per te. Io e Dave abbiamo idee così… nascono! Le mettiamo in musica... »
 Bravo, Jake! Buttala fuori dalla Bentley e poi andiamo a farci un bicchierino!
 Quella guardò Jake, furente, con le braccia conserte: «Cambiando discorso, cosa ci facevi sulla veranda con quella cafona di Liz Lee?!»
 Dave tese l’orecchio e Jake strinse i denti: «Non ora, Julia... »
 Lei mugugnò: «Mi hai detto che ti stavi congratulando per la sua performance! Perché là, da soli, al buio?»
 Dave si lasciò sfuggire una risatina.
 Performance, eh... amico mio, credo di aver capito cosa intendevi!
 Julia si voltò, stizzita: «Che hai tu da ridere? Non capisco perché abbiamo dovuto scarrozzarti!»
 Jake la riprese: «Smettila, Julia! Tanto siamo quasi arrivati... »
 Lei alzò il tono, rendendo quella voce ancora più stridula: «Perché lo difendi? Tieni più a lui che a me!»
«Julia, non fare la bambina, per favore... »
 Quella Liz Lee gli doveva aver detto qualcosa… o peggio, fatto qualcosa! Non era stupida: quella canzone sensuale, saltata fuori proprio dopo il party…
Non prendermi in giro, bastardo, non ti lascerò mai a lei! Mai! E so come fare. Sei un uomo ed io so cosa piace agli uomini!
Si sporse, strusciandoglisi contro: «Tesoro, so che ti piace tanto quando faccio la bambina! Ti ricordi quella volta... »
 Porca puttana! Quella era peggio delle sue groupie. Le fece il verso a bassa voce: «Gne, gne, gne... » e lei si voltò di nuovo e lo minacciò «Che hai detto, Dave?»
 Lui alzò le mani in segno di resa. «Chi, io? Niente, continuate! Fate come se io non ci fossi, mi amalgamerò alla pelle del sedile... »
 Dave era un cretino, ma a Jake scappava da ridere. Si trattenne, tentando di mantenere un tono neutrale: «Julia, non parliamo di queste cose in macchina, per favore... »
 Lei allungò una mano, posandola sulla patta del suo reticente fidanzato. Lui scattò indietro: «Julia, ma allora non capisci un cazzo... »
 Voleva solo essere lasciato in pace! Lei si rannicchiò sul sedile, abbassando gli occhi, mormorando: «Non arrabbiarti! Se non posso più toccare il mio fidanzato... basta dirlo!»
 Oh cazzo! Cazzo! Che figlio di puttana era stato. Julia aveva ragione: lui era il suo fidanzato. Le circondò la vita con una mano: «Scusami, sono solo stanco. Vieni qui, piccola... »
 Se la strinse contro «Dai un bel bacio al tuo Jake…» e lei gli si aggrappò al collo: «Ti amo, tesoro! Devo fidarmi di te! È che sono così gelosa e possessiva… in fondo, quella Liz non ha nulla per cui io la possa temere!»
 Dave picchiò ripetutamente la fronte sul finestrino. Seh, come no! Ah, Jake, sei un codardo rammollito! Non lo vedi che quella arpia ti sta prendendo in giro? Lui e le sue fisse, con la fedeltà ad ogni costo... Jake, amico mio... schiodati di dosso il marchio di tuo padre e gli occhi pieni di lacrime di tua madre o qualsiasi donna ti terrà al cappio per sempre, distruggendo la tua vera felicità! Questa donna non fa per te! Non ti ama, cazzo! Ama la tua fama, la tua visibilità! Quando cazzo lo capirai, porca miseria, che Liz è quella giusta?!
 Jake rallentò davanti alla villa bianca. Quattro mastini si affacciarono al cancello, ringhiando e sbavando: «Dave, siamo arrivati!»
 Lui spalancò la portiera: «Ehi, belli, state buoni, papà è tornato!»
 I cani si accucciarono, guaendo. Jake smontò, raggiungendolo: «Notte, pazzo... »
 Dave gli sorrise: «Notte a te, amico mio… il pazzo non sono io.»

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News » Il racconto della Domenica - Sede: Nazionale | domenica 04 giugno 2017