ROMANTICISMO: IL SENTIMENTO E L'IMMAGINAZIONE SI FANNO ARTE

01 gennaio 2019

di Daniela Dall'Acqua

La definizione di “arte romantica”  evoca subito nel nostro immaginario il tema dell’esaltazione dell’individuo e di tutte le manifestazioni della coscienza, delle emozioni, il tema del rapporto stretto tra arte e vita, dell’eroismo, dell’artista ispirato ed eccessivo.

Il termine ‘romantico’ nasce in Inghilterra già alla fine del ‘700 per definire i nuovi giardini ispirati al gusto dell’esotico e del pittoresco, contrapposti ai giardini di impronta formale classica, all’italiana o alla francese, e per definire le nuove opere letterarie romanzesche.

Ma in arte, in scultura, in pittura, qual è il carattere distintivo del romanticismo? Qual è lo stile? 

Sono romantici sia gli acquarelli di Turner che le opere dei preraffaelliti, che si rifanno alla pittura religiosa precedente al rinascimento; il neogotico in Germania, ma anche gli evocativi dipinti di Friedrich; lo stile di impronta neoclassica in Francia pervade le opere romantiche di Géricault, Delacroix e Ingres, ma nuova è la pittura di paesaggio della Scuola di Barbizon e di Corot.

E’ dunque un periodo di fermento, di cambiamento, ma non vi è ancora una ‘rottura’ totale che porti a una nuova cifra stilistica.

E in Italia? 

La mostra “Romanticismo”, a Milano Gallerie d’Italia Piazza Scala fino al 17 marzo 2019, ci permette di conoscere la realtà artistica della prima metà dell’800. E’ un’età di inquietudini spirituali, che porta all’insofferenza verso modelli codificati, alla ricerca di una comunione con la natura, assolutamente nuova, che porta i pittori a lavorare sempre più all’aperto e non  solo in studio, e a ritrarre nuovi paesaggi, come quello montano; si sviluppa l’attenzione per gli ambienti sociali più poveri, la cui condizione diventa sempre più evidente con l’industrializzazione; si diffonde il patriottismo, contro l’oppressione dei governi stranieri.

La mostra rappresenta tutto questo con i dipinti di pittori lombardi, della scuola di Posillipo e stranieri (Hayez, Molteni, Inganni, Giovanni Carnovali detto Il Piccio, d’Azeglio, Migliara, Inganni, Canella, Caffi, Fergola, Gigante, Pitloo, Induno, Friedrich, Catel, Corot, Turner, von Amerling, Waldmüller, Brjullov) divisi in varie sezioni: la pittura di paesaggio, in particolare la montagna, e le vedute napoletane; le vedute della città di Milano e di Parigi; i temi a sfondo sociale con i piccoli Spazzacamino; i dipinti di soggetto storico e di soggetto religioso, dove la spiritualità sconfina nella sensualità; l’influenza del romanzo storico (i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni) sulla scelta dei temi da dipingere; la comunanza di temi storici con il genere musicale dell’opera, in cui si rivela lo spirito patriottico. 

Particolarmente interessanti le opere di scultura che colpiscono nell’efficace allestimento: lo ‘Spartaco’ di Vela, ‘L’ammostatore’ e ‘La Fiducia in Dio’ del Bartolini, sono le opere più famose, ma anche le altre sculture, come quelle del Tenerani, rivelano, oltre alla grande perizia tecnica, la volontà degli artisti di far dialogare lo spettatore con la scultura, visibile a tutto tondo, attraverso la rappresentazione dell’interiorità e dei moti dell’animo del soggetto raffigurato nel ‘freddo’ marmo, come avviene peraltro nella ritrattistica pittorica dell’epoca. La ricerca nel delineare il carattere più intimo del soggetto è nuova rispetto a una certa ‘compostezza spirituale ‘ neoclassica.

La mostra prosegue anche nella sede del Museo Poldi Pezzoli a Milano.

Si dovrà attendere la seconda metà dell’800 per avere oltre a un’innovazione nei contenuti, anche un linguaggio nuovo, come per esempio quello degli Scapigliati, preannunciato dal Piccio nella prima metà del secolo.

A tal proposito, per avere uno sguardo che abbraccia l’intero secolo, consigliamo di visitare anche la mostra “Ottocento Lombardo” a Lecco Palazzo delle Paure, fino al 20 gennaio 2019.

 

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