Ho paura. Ho proprio paura. 

Non ho mai immaginato cosa volesse dire diventare vecchi. Sì perché - inesorabilmente e malauguratamente - sono vecchio. Sono diventato vecchio. Di età anagrafica certo. Il corpo scricchiola nelle ossa e mi impedisce di fare sport a qualsiasi livello. Vecchio fa rima con privazioni. Specialmente se la testa è ancora giovane e funziona. Il dramma è che funziona, spesso, da giovane e non da vecchio saggio. 

Desidero giocare a tennis per almeno due ore, fare l’amore tutta la notte, dormire sulla spiaggia dorata di Mondello. Sono 57 anni e il più della vita è svanito. Anche se i vent’anni mi sembrano ieri. 

Quanto mi resta davanti? 

Ho paura. Ho proprio paura. Ora ho un obiettivo: vorrei realizzare un sogno. A questo punto è un sogno avvolgente e irrefrenabile. Ci sono vari eventi, alcuni di difficile realizzazione, che devono concorrere affinché l’episodio diventi un fatto reale. Mi impegno a realizzare il mio sogno. Che è un sogno di vita, che da aria e respiro ai miei sessant’anni. Prossimi. Riuscirò ad andare a vivere a Tah’a (Polinesia Francese)? Andare a vivere e a morire in Polinesia non per il vezzo di andare lontano - ma proprio lontano - ma perché quello è il mare più emozionante che ho visto. Una spiaggia e un’acqua favolosamente incantevoli e magiche! A questo punto ho paura, pure di realizzare il mio sogno perché - annullate tutte le difficoltà - è l’ultimo sogno. O meglio il penultimo sogno che s’avvera. Già perché da ultimo, come un bacio sotto il vischio, arriverà l’ultimo sogno. Un vago ricordo di cui conserverò percezioni d’immagini e suoni apparentemente reali. Non so ovviamente se sarà così, chi lo può sapere? Perché il ricordo è il sogno fanno rima con morte. Con paura, però, è confortevole pensare che come muore quest’anno - nefasto 2020 - sorge, domani, un nuovo giorno e un nuovo anno. Con l’emozione e la paura di diventare un anno ancora più vecchio.