A testa alta incontro al nemico. Come Gesù...9/9/2019

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A testa alta incontro al nemico. Come Gesù...9/9/2019

di Padre Giacobbe Flavio D'Angelo - Ordine Frati Minori di Sicilia

 

OMELIA - XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

Le parole del brano del Vangelo di quest’oggi Gesù le ha pronunciate nel contesto del Suo pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, quello della Sua ultima Pasqua, in cui all’agnello del sacrificio previsto, sostituirà Se Stesso, offrendosi in espiazione dei peccati di tutta l’umanità.

L’evangelista Luca, quando Gesù comincia la Sua salita verso la città santa, rimarca questo momento con delle parole insolite, dai chiari tratti semitici, mediante cui lascia trasparire la forte tensione degli ultimi momenti di Gesù fra gli uomini.

Siamo al capitolo nono di Luca, versetto cinquantunesimo: l’evangelista che ha sempre raffigurato Gesù con tratti teneri, mostrandolo compassionevole e misericordioso, ora così si esprime:
- E avvenne, al compiersi dei giorni del suo innalzamento (il riferimento è alla croce), Egli indurì il Suo volto e si incamminò verso Gerusalemme (Lc 9,51).

Per la prima volta, e forse anche l’unica nel suo Vangelo, Luca mostra Gesù col volto indurito, non più disposto a guardare in faccia nessuno, concentrato unicamente sul suo obbiettivo: dirigersi spedito, senza tentennamenti, alla volta di Gerusalemme, dove offrirà Se Stesso sulla croce come agnello pasquale sacrificale.

L’espressione dell’indurimento del volto probabilmente richiama le parole del servo sofferente di Jahvè che nel libro del profeta Isaia così si racconta:
- Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso (Is 50,7).

Gesù per ben tre volte nel Vangelo predice il Suo arresto e la Sua morte in croce ma i discepoli non comprendono le Sue parole e reagiscono cercando di rimuoverle dalla loro mente. Ma Gesù sa di andare a sbattere contro i Suoi nemici, di trovarsi in lotta contro di essi e perciò si prepara alla battaglia, indurendo il volto, rendendo la propria faccia dura come pietra, assumendo una faccia di bronzo per affrontare a muso duro chi lo avversa, senza nulla cedere ai Suoi detrattori, sfidandoli a viso aperto, certo di trionfare su di essi.

In tale contesto si comprendono le parole di Gesù nel brano del Vangelo di quest’oggi: una folla numerosa gli va dietro ma a questo punto Gesù si gira bruscamente verso la gente e dice chiaramente che seguirlo veramente significa andare in guerra, per cui non è cosa per tutti.

Costruire una torre, entrando nel merito delle metafore di Gesù, significa mettere su una vedetta per avvistare anzitempo il nemico e metterlo in fuga. Andare dietro a Gesù significa quindi combattere, andare alla guerra, perché bisogna lottare contro le forze del male. Gesù sa bene che non tutti sono idonei a fare i soldati e perciò scoraggia le folle ad andargli dietro. Se davvero si vuole seguire Gesù nella battaglia che Egli ingaggia contro i tre nemici dell’uomo: la carne, il mondo e il demonio, bisogna prepararsi al peggio, anche a perdere la propria famiglia e a morire:
- Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Siamo abituati a pensare alla sequela evangelica in termini pacifici ma al contrario, il linguaggio di Gesù è bellico e mostra che l’evangelizzazione non è una missione umanitaria che può risolversi unicamente in termini dialogici e solidali.
Chi non si sente attrezzato a combattere contro le forze del male è meglio che rinunci a mettersi al seguito di Gesù.

Seguire Gesù, infatti, significa schierarsi apertamente contro la malavita e ogni forma di criminalità, contro il potere iniquo che soggiace alla nostra società. Non si può affrontare una battaglia del genere senza avere fegato e sapendo che ci si può lasciare la pelle. La vera sequela di Gesù è rischiosa. È questo il messaggio del Vangelo di oggi e bisogna capire che non tutti siamo adatti a seguire fino in fondo Gesù nella Sua missione. Da questo punto di vista bisogna fare un bagno di umiltà e ridimensionare la nostra appartenenza a Cristo, non figurandoci più cristiani di quello che realmente siamo e pregare Gesù, se proprio vogliamo essere veri cristiani, di darci il coraggio necessario per combattere e la generosità che serve per una missione così ardua.

Sia lodato Gesù Cristo!

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