Quel Faro sul cammino per le Fiandre...29/3/2019

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Quel Faro sul cammino per le Fiandre...29/3/2019

di Giovanni Curatola

Di biciclettate rigorosamente comprensive di attraversamento di confine, con l'amico Francesco ne avevo già sperimentate 3 (Germania-Olanda o viceversa), ma questa la concepimmo più ambiziosa per festeggiare 20 anni d’amicizia: 120 km, da percorrere in 2 giorni, toccando 3 stati (Olanda, Belgio e Francia) e 2 confini. Partenza da Middelburg, capoluogo di quella splendida regione olandese tutta isole, penisole e relative spiagge chiamata Zeeland. Poi, entrata in Belgio da est per percorrerne tutti i suoi 75 km di fascia costiera fino a uscirne da ovest, in Francia, e terminare l’avventura a Dunkerque, cittadina famosa per il frettoloso rimpatrio via mare delle forze inglesi durante la II Guerra Mondiale.

Fu così che, affittate le bici ad Eindhoven e lì caricate in treno (che delizia i treni olandesi: frequenti, silenziosi e interamente gialli!), una fredda sera di fine gennaio approdammo a Middelburg, giusto per alloggiare in un modesto hotel 3 km fuori città. L’indomani, ore 9.15, in sella. Cielo coperto, nebbia e pioggerellina a tratti. Tornammo in paese per una breve colazione. In giro, solo rari passanti e qualche scolaresca all’entrata di scuola. Alle 10.10 eccoci sulla pista ciclabile che costeggia la sponda destra di un suggestivo canale che, dopo un paio di curve, prosegue dritto come una lama di coltello per 7 km fino a Vlissingen, fra file di alberi spogli, qualche battello giallo che lo percorre nei due sensi e qualche stormo di uccelli poggiati sugli imbarcaderi. A Vlissingen dovemmo attendere il battello di mezzogiorno che, in meno di mezz’ora, scaricò noi, le nostre bici e una dozzina d’auto con rispettivi autisti a Breskens, sulla terraferma. Riprendemmo subito la marcia verso ovest, sulla pedonale sterrata che corre in cima alla duna che separa la statale con le sue rare abitazioni dalle vastissime e desertissime spiagge sabbiose. Qui, a neanche 2 km da Breskens, intorno alle 12.40, si stagliò all’improvviso davanti a me la sagoma di un faro. Un bellissimo faro, forma classica, a strisce orizzontali bianche e nere, che fendeva la nebbia ed emergeva prepotentemente da quell’atmosfera silente e solitaria. Un abbaglio, una folgorazione. Come S.Paolo sulla via di Damasco, fui balzato giù. Non da cavallo, ma dalla bici. Chiamai l’amico al cellulare, più avanti di me di qualche centinaio di metri, per farlo tornare indietro e commentare con lui questa meraviglia, a cui dedicai parecchie foto. Scoprirò successivamente che si trattava del “Nieuwe Sluis”, il faro più antico d’Olanda ancora in attività, e che durante la guerra un ruolo importante ebbe per i reparti tedeschi che lo ricolorarono mimetizzandolo. Ripresa la strada in cima alla duna, dopo circa 7/8 km (zona Nieuwvliet-Bad) dovemmo abbandonarla causa interruzione per lavori. Proseguimmo per 2 km su un costone di terra e sabbia dove le ruote delle bici affondavano facendoci procedere a fatica. Giunti a Cadzand-Bad, sostammo alla suggestiva imboccatura del canale per poi seguirlo per paio di km, passarlo su un ponticello in legno e da lì passare alle 14.40 in Belgio attraverso un piccolo sentiero ciclabile che si partiva alla destra del “Kanaalweg”, la strada che costeggia il canale dall’altro lato. Ancora 8 km di ciclabile in mezzo alla natura (stavolta terra umida e paludosa, a tratti caratterizzata da stagni e laghetti), quindi da Knokke-Eist in poi ritrovammo il cemento e l'asfalto: un paesaggio urbano fatto di una fila di case, villette ed altri edifici lungo la costa. A Zeebrugge attendemmo che si abbassasse un avvenieristico ponte stradale per superare un canale e proseguire fino a un bar per mettere qualcosa sotto i denti (si erano fatte le 16.45) e goderci una “Jupiler”, la birra più comune lì in Belgio. Uscimmo dal locale che era già quasi buio. Altri 7 km per Blankenberge, cittadina fantasma, quasi spettrale e senza anima viva dove arrivammo alle 18.20 già avvolti dalle tenebre, quindi gli ultimi 15 km della giornata per Bruges, lungo una ciclabile che ci metteva al riparo da macchine e camion.

Sulla bellezza di Bruges, che raggiungemmo alle 19.35, superfluo e scontato dilungarsi. E’ la città più caratteristica delle Fiandre, che sono già la parte più significativa di tutto il Belgio. Detto tutto. Cena e pernottamento in hotel dopo inevitabile cambio itinerario per l’indomani. Il meteo dava infatti forte burrasca su tutta la costa, Francia compresa. Per raggiungere egualmente la Francia, dovemmo allungare il tragitto di una ventina di km, abbandonare il progetto costiero fino a Dunkerque per tagliare invece la pianura belga verso sud, fino a Lille. In quell’area il tempo sarebbe stato più clemente. O così o niente, tanto più che un giorno in più per sosta forzata non potevamo permettercelo.

Secondo giorno, ore 08.50: lasciata sotto una fitta pioggia l’incantevole Bruges (dove non a caso porterò la famiglia a fine anno), ci attesero prima 14 km di semi-campagna fino a Ruddersvort, poi da lì altri 10 km di campagna piena (e solitaria, ma senza più pioggia) fino a Lichtenvelde, infine altri 13 km di campi, fattorie e tipiche casette di mattone scuro con tetto a spiovente molto pendente fino a Roeselare. Qui arrivammo alle 13.10, giusto per un pranzo in un locale di fronte la stazione ferroviaria dove conoscemmo una stravagante coppia gay: un “juriste” e uno scrittore (pardon, scrittrice). Assai simpatico ed estroverso il lui versione lui, più riservato il lui versione lei. Ma sì, saranno fatti loro! Mettemmo per mezz'ora di lato io e il mio amico i nostri pregiudizi per farci tutti insieme 4 risate e un brindisi all’Italia. Alle 14.55 ci congedammo e ripigliammo (stavolta filando e con meno pause-foto) la strada per la Francia. Ci aspettava il tratto più lungo: 19 km che percorremmo in un’ora e mezza. Alle 16.30 toccammo Menen, ultimo abitato belga prima della Francia, da dove, superato un fiume, senza neanche accorgersene si entra ad Haluin, già territorio francese (in pratica l’agglomerato è unico, un po' come Gorizia-Nova Gorica). A darci contezza dell’aver varcato effettivamente il confine fu un monumento in pietra con 4 coccarde tricolori all’angolo fra la “rue de Lille” (da dove continuammo) e la “rue de la Liberation”. Il tempo di un bisogno fisiologico (avvertito poco prima, ma espletarlo in Francia dà più soddisfazione…), quindi subito a macinare, adesso col buio, i restanti 17 km (ridotti in verità ad 12 grazie a un accidentale e non affatto disdegnato “strappo” a metà percorso di 5 km in autobus). Ore 18.50: il cartello di Lille e la dolce discesa fino in centro fu il sipario che calava su questa due giorni europea dopo 139 km su due ruote. Racchiusa per buona parte in quell’incantevole faro fuori Breskens, tanto prezioso alle navi lontane quand'è acceso nella notte quanto lo fu a me pur spento e in pieno giorno.

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