IL MAGNIFICO INGANNO DELL’OCCHIO
07 ottobre 2023
di Salvo Ferlito
La sopraffina arte grafica di Andrea Volo: acqueforti e acquetinte incise nel cinquantennio 1970-2020
Tecnica raffinata e certosina al servizio d’una forte narrazione per immagini. Sono questi i caratteri salienti della grafica di Andrea Volo, abilissimo incisore in grado di rinnovare i fasti della tradizione dei secoli trascorsi con un linguaggio figurativo assolutamente classico, e tuttavia capace di travalicare i limiti della mera (e naturalistica) aderenza al dato ottico per sconfinare nel più vasto e variegato ambito dell’allusiva evocazione.
Sia chiaro, le acqueforti e le acquetinte realizzate da Andrea Volo non sono solamente un omaggio ed un ossequio ai più noti incisori del passato prossimo e remoto – nel cui solco, indubbiamente, si pone il suo virtuosistico operato – ma la evidente attestazione dell’assoluta attualità di tecniche e linguaggi troppo spesso – e con superficialità – ritenuti passatisti ed obsoleti.
La binaria euritmia dei chiari e scuri, la precisa definizione del tratteggio, la ricercata armonia della composizione, il sapiente padroneggiamento delle regole prospettiche, l’uso mai superficialmente didascalico della figurazione sono tutt’altro che i caratteri d’un operare accademico e misoneista, ma i connotati d’un fare artistico assolutamente attuale, che ribadisce l’imprescindibilità dalla qualità del gesto ai fini d’una espressività forte e penetrante. E tutto ciò, a maggior ragione, in un panorama assai convulso e turbolento, come quello dell’arte contemporanea, in cui l’artista è non di rado mero autore d’una idea (più o meno sensazionalistica) la cui attuazione è però poi appaltata a tutt’altri esecutori.
Nessun pupazzo di plastica che sia stato pensato chi sa dove e magari realizzato in Cina, né alcuna scultura in marmo il cui progetto – pianificato altrove – venga poi attuato da valenti artisti carraresi; bensì eleganti racconti per immagini, non solo autonomamente ideati, ma scritti di proprio pugno con impeccabile osservanza lessicale e sintattica.
Qui è la dettagliata raffigurazione dei mercanti traianei a campeggiare, omaggio dichiarato al vedutismo settecentesco del grande Piranesi; altrove sono la pittura d’interni e la natura morta i protagonisti della narrazione, col divano di Freud a risaltare in tutta la sua totemica e simbolica presenza; e poi il richiamo alla migliore tradizione ritrattistica, con Kafka, Munch, Balthus e i fratelli Duchamp quali protagonisti, spesso affiancati da un nudo femminile (secondo lo schema di Susanna e i vecchioni), perfetta rappresentazione di quell’Eros che è al contempo forza vitale e stimolo immaginifico, in una oscillazione pendolare fra incontrollata fuga verso il principio di piacere e fin troppo esibita adesione a quello di realtà. Il tutto impaginato a ricordare quella centralità della cultura mitteleuropea e quella pregnanza del pensiero psicoanalitico quali fonti di inesausta ispirazione cui attingere ai fini d’un racconto apparentemente esplicito ma in vero ricco di sottintesi da cercare e cogliere dietro la parvenza della chiarezza figurale. Un fremito d’inquietudine sembra infatti affiorare qui e là dalla compostezza delle immagini ed un alone di mistero pare circonfondere i luoghi e i personaggi, rievocando quelle atmosfere piene di contraddizioni ed anche di morbosità tipiche dell’asburgica “Austria felix” e tuttavia – ancor oggi – di assoluta attualità.
Un “classico” – dunque – ma pienamente calato nella contemporaneità; questo sono le incisioni di Andrea Volo, inoppugnabile testimonianza di ciò che le arti visive sono sempre state e devono continuare ad essere: un “magnifico inganno dell’occhio”, capace – con la propria forza evocativa – di coinvolgere l’osservatore in un mondo di invenzione ed immaginazione che vada ben oltre la semplice descrizione del reale.
La mostra, curata da Giacomo Maltese, sarà visibile fino al 21 ottobre, dal lunedì al venerdì, dalle 17 alle 20, negli spazi di via D’Amelio 28-30 (ex galleria Mediterranea), Palermo
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