I Littoriali, la fronda tollerata e Montanelli...26/12/2022

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I Littoriali, la fronda tollerata e Montanelli...26/12/2022

di Giovanni Curatola

A smentire, quantomeno parzialmente, due luoghi comuni sul periodo fascista (mancanza assoluta di libertà e ruolo della donna subalterno e domestico) basterebbe ripercorrere la storia dei “Littoriali”. Sia perché (primo luogo comune) all’interno di essi manifestazioni di pensiero diverse da quelle del regime erano non solo tollerate, ma anzi poste in posizione di confronto vivace, continuo e costruttivo, sia (secondo luogo comune) per l’elevatissimo numero di partecipanti femminili, fossero anch’esse allineate al pensiero dominante o costituenti una fronda intellettuale ch'era sì attentamente vigilata, ma lasciata libera di esprimersi e di contribuire dall’interno, con le proprie critiche, a migliorare il regime stesso.

Ma in cosa consistevano questi “Littoriali”? Proviamo a descriverne sinteticamente modalità, contenuti e obiettivi. Furono gare culturali, artistiche e sportive svoltesi tra il 1932 e il 1940 fra i giovani studenti universitari, quelli ritenuti migliori e che avrebbero dovuto formare la classe dirigente italiana del futuro. Erano organizzati dal Partito Nazionale Fascista (PNF) in collaborazione con le sedi provinciali dei Gruppi Universitari Fascisti (GUF). Quest’ultimi preparavano le manifestazioni all’inizio di ogni anno accademico, sceglievano i propri studenti tramite selezioni provinciali (i cosiddetti “Prelittoriali”), per ciascuna categoria, quindi organizzavano le competizioni fra i giovani più brillanti messisi in luce nello sport e all’interno dei dibattiti di natura politica, culturale e artistica. Il giudizio era poi espresso dai Commissari dei Littoriali, tra i quali si annoveravano celebri intellettuali e professori universitari come Ugo Spirito, Amintore Fanfani, Carlo Alberto Biggini, Fortunato Depero, Teresio Olivelli, Libero Lenti, Livio Livi, Paolo Fortunati. Al progetto, su cui il regime impegnò ingenti risorse ed energie, venivano invitati anche studenti di altri paesi, come la Germania, l’Ungheria e la Spagna. Promotori dei “Littoriali” furono Alessandro Pavolini e Giuseppe Bottai, negli anni successivi a capo rispettivamente del Ministero della Cultura Popolare (il cosidetto Minculpop) e del Ministero dell’Educazione Nazionale. Se da una parte i “Littoriali” rientravano nel progetto di fascistizzazione delle giovani generazioni che avrebbero guidato la nazione, dall’altra costituirono anche una vetrina insperata per i giovani intelletti ai quali, come detto, il regime consentiva una libertà di espressione, altrove non tollerata. Sulla sua rivista, “Critica fascista”, Bottai affermava le linee guida di tale progetto: “Ai giovani protagonisti dei “Littoriali” deve essere lasciato libero il respiro, operando in modo che la manifestazione anche audace e spregiudicata, di motivi e di opinioni, non si contamini della triste aria dei congressi”, ribadendo che l’obiettivo era sì quello di educare i giovani al fascismo, ma attraverso l’esercizio della libera critica e non dell’inquadramento delle menti, attraverso il riconoscimento delle libere idee di questi giovani, delle loro doti, dei loro caratteri, del loro temperamento.

I “Littoriali” erano di tre tipi:

  • Littoriali dello Sport”, che si proponevano come una sorta di Olimpiadi del Fascismo, debuttarono nel 1932. Nella prima fase gli studenti si battevano in varie specialità sportive, poi i vincitori si sfidavano a livello nazionale per il titolo di campioni italiani sportivi universitari. La prima edizione fu organizzata a Bologna, per il decennale della Marcia su Roma. Comprendeva numerosi sport, dall’atletica leggera al tennis, dal nuoto alla palla ovale, dal calcio al canottaggio. Il regime voleva così elevare il valore dello sport italiano grazie al fervore atletico degli universitari. “Le gare sportive – diceva la propaganda di regime – non solo giovano alla sanità della razza, ma recano anche dei frutti altamente morali e nazionali: addestrano gli animi alla forza di volontà, ed è proprio nei cimenti ginnici che si tempra e si rafforza il carattere”;
  • Littoriali della Cultura e dell’Arte” invece, la cui prima edizione si svolse a Firenze nell’aprile 1934, erano preceduti da una selezione preliminare di “Prelittoriali” costituita da convegni e concorsi su materie come Elementi di Cultura fascista, Studi coloniali, Studi politici e scientifici, Studi sulla razza, Studi sulla medicina e biologia, Studi militari, Studi di critica letteraria ed artistica, letteratura, scienze sociali, critica, musica, spettacolo, giornalismo, poesia, commedia, cinematografia, canto corale, architettura, scultura, scenografia, radiofonia, arte pubblicitaria. I partecipanti presentavano opere valutate da una commissione composta dai maggiori rappresentanti della società italiana. Ogni Ateneo nominava un vincitore per i convegni e uno per i concorsi, che divenivano “Littori” e partecipavano alle finali che si tenevano a maggio; I “Littoriali” più celebri, quelli “della Cultura e dell’Arte”, coinvolsero decine di migliaia di giovani. Se ne svolsero in tutto 7 edizioni: a Firenze (1934), Roma (1935), Venezia (1936), Napoli (1937), Palermo (1938), Trieste (1939) e Bologna (1940). Importantissima occasione di dibattito e riflessione, questi “Littoriali” avevano come protagonisti i giovani più brillanti messisi in luce all’interno dei vari GUF, che si confrontavano con scritti e orazioni sia in discipline di pura impronta politica (corporativismo, politica coloniale ed estera, razza, autarchia, guerra) che di contenuti culturali più generici (cinema, teatro, musica, arte, medicina, fisica, critica letteraria). Le giurie erano composte da autorità della cultura e della politica del Paese, come Enrico Fermi, Ottorino Respighi, Mario Sironi fra gli altri. L’elevato livello delle competizioni è dimostrato dal fatto che dai “Littoriali” passò il fior fiore degli intellettuali e degli uomini politici che l’Italia avrà una volta finita la guerra e caduto il fascismo. In quei dibattiti, trovarono riscontro tutte le posizioni che i giovani andavano assumendo di fronte al fascismo… Poterono intervenire ai “Littoriali” fascisti ortodossi, critici o dissidenti e anche non pochi antifascisti che andavano anch’essi là, a discutere, per tentare di seminare e far propaganda per le proprie idee. Insomma, gli universitari italiani non costituivano affatto un solido blocco di supino conformismo, sviluppandosi proprio all’interno dei GUF e dei “Littoriali” un vivace dibattito culturale e politico contro l’allineamento intellettuale, che lasciava spazio persino a una critica allo strapotere dei gerarchi e allo stile di Starace. La generazione dei “Littoriali” era composta da giovani che non sempre erano con il fascismo, anche se indubbiamente erano dentro il fascismo, e quindi condizionati in qualche modo dal generale clima di potenza, ottimismo e grandezza che serpeggiava nel paese regime grazie ai successi internazionali (guerra d’Etiopia e di Spagna) e alle grandi imprese interne (bonifiche, conquiste sociali, fondazione di nuove città, ecc.).
  • Littoriali del Lavoro”, infine, furono istituiti nel 1936 con l’obiettivo di cementare tra loro le differenti classi sociali giovanili. Studenti e lavoratori venivano messi a contatto per cimentarsi nelle stesse prove o specialità e mettere in luce le diverse capacità e attitudini. Anche in questo caso si svolgevano dei “Prelittoriali” diretti dai GUF provinciali. Le manifestazioni prevedevano sia gare di teoria (su conoscenze tecniche, professionali ed elementi di storia e di organizzazione del lavoro) che gare pratiche (di agricoltura, commercio, industria, concorso per invenzioni e ritrovati pratici per l’indipendenza economica nazionale).

I vincitori dei “Littoriali” acquisivano il titolo di “Littori d’Italia”, venivano ricevuti di persona dal Duce e ricevevano in premio un distintivo in oro riproducente la “M” mussoliniana, ingenti premi in denaro e incarichi nelle organizzazioni del Partito. Per i “Littoriali del Lavoro” erano inoltre garantite assunzioni in aziende con incarichi di rilievo.

Comunque li si voglia giudicare, i “Littoriali” furono insomma, prima che la guerra li interrompesse, un grande momento culturale e sociale per l’intera gioventù italiana, una straordinaria palestra fisica e intellettuale per tutti e dove c’era tutto: lotta, confronto, conquista, audacia, retorica, anticonformismo.  Quell'anticonformismo che, sempre in quegli anni, era tipico di due mostri sacri del giornalismo  amanti della satira come Leo Longanesi e Indro Montanelli, col primo che diceva al secondo che il fascismo, pur con certa sua ridicolaggine, rappresentava pur sempre lo Stato, un sistema entro cui dfovevano muoversi e a cui guardavano con simpatia perché aveva finalmente fatto prendere coscienza nazionale e dato orgoglio e dignità al popolo italiano. Il fascismo per loro non andava combattuto dall'esterno per abbatterlo, bensì valutato e criticato dall'interno, laddove lo ritenessero utile, per migliorarlo. La guerra, coi suoi rovesci militari, assieme ai "Littoriali" e tutto il resto, manderà poi in malora anche queste loro convinzioni... 

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