VIOLETA PARRA, "E LASSU' BRUCIANDO IL SOLE"
14 marzo 2017
di Mauro Bonafede
"Il mio popolo è stato il più tradito di quest'epoca. Dai deserti del salnitro, dalle miniere di carbone, dalle alture terribili dove sta il rame estratto con lavoro inumano dalle mani del mio popolo, sorse un movimento liberatore di grandiosa ampiezza. Quel movimento portò alla presidenza del Cile un uomo chiamato Salvador Allende affinché realizzasse riforme e misure di giustizia non più rinviabili, affinché riscattasse le nostre ricchezze nazionali dalle grinfie straniere.”
(Confesso che ho vissuto – Pablo Neruda)
Santiago del Cile, 11 settembre 1973: il colpo di stato fascista del generale traditore Augusto Pinochet chiude nel sangue il governo legittimo, democraticamente eletto, di Unidad Popular di Salvador Allende. I mandanti del golpe furono le multinazionali statunitensi del rame e delle telecomunicazioni; l’organizzazione fu della CIA, mentre l’esecuzione fu a cura delle classi dirigenti cilene che non potevano tollerare che le ricchezze del loro Paese fossero nazionalizzate e che i loro proventi finanziassero opere di inclusione sociale, di educazione e istruzione di massa, di lotta alla fame, di sanità pubblica. La lotta del popolo cileno contro la dittatura sanguinaria e l’imperialismo americano creò un movimento di solidarietà internazionale che vedeva impegnati giovani e meno giovani di ogni fede democratica; parole fino ad allora sconosciute come “desaparecidos” divennero l’emblema internazionale del popolo cileno prima e in seguito di quello argentino. Lo stadio di Santiago del Cile riempito di oppositori fu il teatro di uccisioni e torture di massa, che richiamava alla memoria i campi di concentramento nazisti. In quello scenario di orrore, il mondo cominciava a conoscere i nomi dei protagonisti della primavera di libertà che animò il Cile: Salvador Allende, il compagno presidente ucciso dall’aviazione cilena nel palazzo presidenziale della Moneda, Carlos Altamirano, dirigente di Unidad Popular, Luis Corvalan, giornalista e docente, segretario del Partito Comunista del Cile, Victor Jara e le sue canzoni, la musica degli Intillimani e di Quillapaiun, la poesia e gli scritti di Pablo Neruda. E' Violeta Parra, cantautrice, poetessa e pittrice a cui si deve un importante recupero e diffusione della tradizione popolare del Cile, che nei suoi versi ha sempre cantato la protesta e la denuncia delle ingiustizie sociali. Una canzone, su tutte, racconta chi era Violeta Parra e cos’era il Cile per lei: “Y arriba quemando el sol” (E lassù bruciando il sole): è un canto durissimo, che Violeta ha scritto nel corso di tre anni, dal 1960 al 1963, viaggiando lungo i 4.500 km che separano il nord dal sud del Paese. Violeta osservava, registrava, pensava, scriveva, dava voce alle storie dei perdenti, degli emarginati, degli esclusi, di quelli che “non entrano mai nelle fotografie”, per dirla con le parole di Edoardo Galeano, grande scrittore uruguaiano. Vale la pena riportare il testo della canzone per avere un’istantanea delle condizioni di vita delle masse popolari rurali e dei minatori cileni che la politica di Unidad Popular voleva cambiare e che venne impedita dalla repressione del colpo di stato.
“Quando partii verso la pampa portavo dentro di me un cuore contento come un uccellino, però lì mi morì. Prima persi le piume, e dopo persi la voce, e lassù, bruciando, il sole.
Quando vidi i minatori dentro ai loro tuguri mi dissi: “Vive meglio nel suo guscio la lumaca, o al riparo delle leggi il ladrone d’alto bordo”, e lassù, bruciando, il sole.
Le file di catapecchie, l’una davanti all’altra, sissignore!
Le file di donne in coda davanti all’unica fontana, ognuna col suo secchio e con l'afflizione in faccia, e lassù, bruciando, il sole.
Passo in un villaggio morto, mi si offusca il cuore, però dove ci sta gente la morte è molto peggiore.
Han sepolto la giustizia, han sepolto la ragione, e lassù, bruciando, il sole.
A chi dice che io sogno fantasticherie ben ponderate, dico: Questo accade a Chuqui, però a Santa Juana è peggio. Il minatore non sa più quanto vale il suo dolore, e lassù, bruciando, il sole.
Me ne tornai a Santiago senza capire di che colore dipingano la notizia quando il povero dice “no!”
Sotto c’è notte scura, oro, salnitro e carbone, e lassù, bruciando, il sole”.
L’attuale governo cileno ha dichiarato il 2017 anno “Parriano”: 100 anni dalla nascita di Violeta (4 ottobre 1917) e 50 anni dalla morte (5 febbraio 1967).
“Gracias a la vida”, Violeta.
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News » STORIA E MEMORIA di Mauro Bonafede | martedì 14 marzo 2017
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