Incel, solitudine, rabbia e il lato oscuro del Web
06 aprile 2025
C’è un mondo di uomini che si sentono esclusi dall’amore, condannati a una vita senza relazioni. Si fanno chiamare incel (involuntary celibates, celibi involontari) e credono che la società, e soprattutto le donne, li abbiano emarginati, scegliendo sempre e solo uomini belli, ricchi e sicuri di sé. Ma il fenomeno incel non è solo una sottocultura di internet: è il sintomo di un disagio profondo, che riguarda migliaia di uomini silenziosi, incapaci di comunicare il proprio dolore.
Il web, però, gioca un ruolo cruciale. Nei forum e nella manosfera – comunità online che discutono di mascolinità in modo spesso tossico – gli incel trovano conforto nel confronto con altri uomini che si sentono come loro. Ma invece di aiutarli a uscire dal loro isolamento, questi spazi rafforzano il loro senso di vittimismo: le donne diventano il nemico, la società diventa un complotto contro di loro, e la rabbia cresce. Alcuni si spingono oltre, trasformando il rancore in violenza, come hanno fatto Elliot Rodger e Alek Minassian, autori di attacchi mortali spinti dall’odio.
Ma chi sono davvero gli incel? Secondo Marco Crepaldi, psicologo e fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia, dietro il fenomeno c’è un problema psico-sociale più ampio: uomini soli, che non sanno gestire il rifiuto e la paura del giudizio. La verginità maschile, per esempio, è ancora uno stigma enorme: se una donna non ha mai avuto esperienze sessuali, spesso viene compresa, mentre un uomo viene deriso. Questa pressione crea insicurezze che, se non affrontate, possono trasformarsi in rancore.
Non esiste una soluzione semplice, ma un punto di partenza può essere cambiare il modo in cui parliamo di questi temi. Smettere di ridicolizzare chi ha difficoltà nelle relazioni, normalizzare il confronto sulle emozioni maschili, educare a un’idea di amore che non sia competizione o status, ma incontro e crescita. Perché dietro ogni incel c’è prima di tutto una persona che si sente sbagliata. E se imparassimo ad ascoltare prima che l’odio prenda il sopravvento, forse molte storie avrebbero un finale diverso.
di Giorgia Pellegrini
Video https://youtu.be/3PET_1vWlFs?si=NlIEtt9ngCo2QdpT https://youtu.be/Ece__bnbjg8?si=9mr4w2A8Ev7QxoAt
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