MASCHERINE - SPECULAZIONE SULLE NECESSITÀ
08 maggio 2020
di Giovanni Schiavo
Mascherine introvabili e con i prezzi alle stelle. Mascherine con il marchio, senza marchio, importate dalla Cina. Mascherine in vendita online a 400 volte il loro valore e sequestrate. Mascherine Ffp1, 2, 3, mascherine prodotte dalla ditta che faceva pannolini, “indagate“. Ora anche grandi quantitativi di protezioni rivenduti non una ma due, tre volte e senza che mai si muovano dal loro deposito mentre il prezzo quello sì che si muove, anzi si gonfia ad ogni operazione. È l’ultimo miracolo di questo prodotto un po’ demodè e che ancora tre mesi fa nella versione “chirurgica” costava pochi spiccioli a pezzo ma che ora invece è ricercato, desiderato, conteso. Forse con il prezzo imposto a 50 centesimi, quando davvero scatterà, i giochi saranno fatti almeno su larga scala. Ma non c’è dubbio che finora è stata proprio la mascherina la grande protagonista della pandemia, quasi la nostra coperta di Linus.
Appena si è capito che le protezioni stavano diventando “inavvicinabili” per il costo, in Procura hanno aperto un’inchiesta con un’ipotesi di reato strana: “manovre speculative” su prodotti di prima necessità, quello che le mascherine loro malgrado sono diventate. Al lavoro sono i pm di due dipertimenti, quello “ambiente e salute“ guidato da Tiziana Siciliano e quello su truffe e frodi in commercio, coordinato da un altro procuratore aggiunto, Eugenio Fusco.
Per un motivo e per l’altro, Polizia locale e soprattutto Guardia di Finanza in questi due mesi abbondanti hanno indagato per i diversi reati una ventina di persone e sequestrato circa un milione di mascherine: due maxi operazioni da 500 mila e l’altda 250 mila pezzi, più svariati piccoli interventi da 20-30 mila l’uno. E, sullo sfondo, anche quel sospetto su cui gli investogatori stanno scavando, una serie di vendite fittizie di grandi quantitativi di protezioni, fatte all’unico scopo di far lievitare il prezzo e poter vendere la merce a supermercati e farmacie con grossi margini che poi si scaricavano sull’acquirente finale. Vendite tradizionali e vendite online, quelle che nei momenti peggiori - e con le protezioni introvabili altrove - sembravano diventate l’unica possibilità per procurarsi l’oggetto del desiderio.
Il risultato è che è dovuto intervenire il giudice Guido Salvini a sequestrare preventivamente, in pratica a oscurare, su richiesta della Procura, “pagine“ sui siti dei più noti colossi del web, da Amazon a eBay, da Alibaba a Subito.it a Wish, dove a prezzi esorbitanti si trovavano non solo mascherine (anche a 36 euro l’una) ma pur gel prezioso come un sapone di marca. E dove si potevano acquistare presunti kit diagnostici in grado di rivelare se si era affetti dal virus o l’ormai celebre farmaco antivirale sponsorizzato a modo suo da Donald Trump.
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