La strategia di Washington con l'Iran è pericolosa
04 luglio 2019
di Ishaan Tharoor del Washington Post
Per i pacifisti di sinistra dev’essere stato strano trovarsi d’accordo con Tucker Carlson su un tema di politica estera. Il presentatore di Fox News, famoso per le sue posizioni vicine al nazionalismo bianco, è stato tra quelli che hanno consigliato al presidente Donald Trump di non lanciare un attacco militare contro l’Iran.
Dopo che l’esercito iraniano aveva abbattuto un drone da sorveglianza statunitense sullo stretto di Hormuz il 20 giugno, la Casa Bianca aveva pianificato un’azione di rappresaglia. Alcuni importanti esponenti dell’amministrazione a cominciare dal consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e dal segretario di stato Mike Pompeo erano favorevoli all’attacco. I vertici militari avevano rapidamente preparato un piano.
Ma poco prima di dare il via libera definitivo Trump ha annullato l’operazione e il 21 giugno si è complimentato con se stesso su Twitter per averlo fatto. A quanto pare il presidente era d’accordo con Carlson sul fatto che la sua base elettorale è contraria a costose operazioni militari all’estero. Trump ha fatto capire che la linea più e cace per gli Stati Uniti consiste nel mantenere la pressione sull’Iran, e il 25 giugno Washington ha imposto nuove sanzioni a Teheran. “Sto ricevendo molti complimenti per quello che ho fatto” ha detto ai giornalisti . “Tutti dicevano che sono un guerrafondaio, ma ora sostengono che sono una colomba. Io dico che non sono né l’uno né l’altra. Non mi piaceva l’idea che loro abbattono per sbaglio un drone e noi rispondiamo uccidendo 150 persone”.
Su un punto Trump ha ragione: non è né un guerrafondaio né una colomba. Se il presidente potesse agire liberamente, è probabile che ridurrebbe la presenza militare statunitense in Medio Oriente e si affiderebbe di più agli alleati del Golfo per portare avanti i suoi interessi. Tuttavia, anche se ripete di essere contrario alla guerra, Trump è anche la persona che ha acceso la fiamma dello scontro. La vicenda iraniana è l’ultimo di una serie di casi in cui il presidente ha recitato contemporaneamente la parte del piromane e quella del pompiere. Le recenti tensioni tra i due paesi, infatti, sono una conseguenza diretta della decisione del presidente di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano stipulato da Barack Obama nel 2015, ripristinando le sanzioni e introducendo nuove misure per colpire il regime di Teheran. La recita di Trump è poco convincente, soprattutto considerando che i suoi consiglieri più interventisti sono ancora sul piede di guerra. Lo scorso fine settimana , sia Bolton sia Pompeo , sono andati in Medio Oriente e hanno fatto la voce grossa sull’Iran, promettendo che gli Stati Uniti impediranno a Teheran di costruire armi nucleari, una prospettiva che l’agenzia per l’energia atomica e gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu credevano di aver scongiurato nel 2015.
In Israele Bolton è apparso al fianco del primo ministro Benjamin Netanyahu che ha elogiato le “devastanti sanzioni statunitensi” contro l’Iran. Il 24 giugno Pompeo ha visitato l’ArabiaSaudita e gli Emirati Arabi Uniti, le due monarchie arabe più ostili nei confronti dell’Iran. Il segretario di stato ha smentito la notizia secondo cui Trump avrebbe inviato un messaggio all’Iran attraverso un canale di comunicazione protetto gestito dall’Oman. Il presidente ha effettivamente dichiarato di essere disponibile a discutere con Teheran, ma pochi credono che l’amministrazione possa portare l’Iran al tavolo delle trattative.
Seyde Hossein Mousavian, ex portavoce dei negoziatori iraniani sul nucleare sostiene che “facendo saltare l’accordo Trump ha distrutto la fiducia degli iraniani e compromesso la possibilità di qualsiasi negoziato futuro”. Quindi la tensione sembra destinata a salire.
“Evitare un’ulteriore escalation sarà difficile, considerando la determinazione di entrambi gli schieramenti a non fare un passo indietro”, sostiene Philip Gordon, ex funzionario dell’amministrazione Obama. “Un nuovo negoziato sul nucleare, che Trump sostiene di voler avviare, sarebbe una buona soluzione per evitare lo scontro. Ma l’Iran difficilmente vorrà discutere con un’amministrazione di cui non si fida e ancor più difficilmente accetterà un accordo su vasta scala come quello che ha in mente Trump”.
News » ECONOMIA E POLITICA | giovedì 04 luglio 2019
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