KEFÀLI - “PLEASE” GRIDO D’AIUTO

12 dicembre 2022

di Elisa Serrani

A due mesi esatti dalla pubblicazione del sensuale ed energico inno al female empowerment “I Don’t Care”, Kefàli torna a scaldare i cuori con la raffinata potenza della sua voce in “Please” (Cosmophonix Artist Development/Altafonte Italia), il suo nuovo singolo disponibile in radio ed in tutti i digital store.

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Bergamasca di nascita e newyorkese d’adozione, la poliedrica artista classe 1996 si spoglia di ogni suo ruolo riversando in musica gli stati d’animo e il turbinio di sensazioni contrastanti che avvolgono la nostra contemporaneità, sempre più focalizzata al raggiungimento di un’effimera e chimerica perfezione, anziché alla promulgazione di un benessere individuale capace di propagarsi nel collettivo.

Come ci si sente quando il mondo esterno, soprattutto quello dei nostri affetti, nutre aspettative altissime nei nostri confronti? È da questo quesito che Kefàli, traendo da un’esperienza vissuta dalla sorella, ha dato il via ad una serie di riflessioni e considerazioni che hanno portato alla nascita di “Please”, un grido di aiuto scaturito dalla frustrazione e dal timore di non farcela, di non essere all’altezza e di deludere ogni attesa, una struggente istantanea di un’esistenza, la nostra, sempre più bidimensionale, come lei stessa racconta:

«”Please” è nata in un momento di fragilità attraversato da mia sorella. Questo suo periodo, mi ha fatta riflettere moltissimo sulle aspettative che gli altri riservano nei nostri confronti, che diventano quasi delle imposizioni, e su quanto l’avvento e la diffusione dei Social abbia reso la nostra vita bidimensionale. I primi tempi, a New York, non me la passavo benissimo, ma mi sentivo dire: “Ma di cosa ti lamenti? Sei a NY, non sai quanto vorrei esserci io al tuo posto!”. Rimanevo stupita di come nessuno si preoccupasse di come stessi realmente. Tutto ciò ha creato in me un senso di responsabilità e la paura di essere un fallimento nel momento in cui, quello per cui stavo lavorando, non avesse funzionato».

Ed è da questa paura che ogni piccolo ostacolo incontrato sul proprio percorso, personale e professionale, anziché diventare motivo di crescita ed evoluzione, si amplifica e si enfatizza sino ad apparire mastodontico, insormontabile e causando, dentro di noi, ulteriore sconforto e avvilimento.

Una pressione psicologica spesso involontaria per chi la attua, ma in grado di scatenare una profonda insicurezza nell’animo di chi, ricevendola, si ritrova ingabbiato nella propria vita, nei propri pensieri - «I find myself breathing, but I can’t reach for air» («Mi ritrovo a respirare, ma non riesco a prendere aria») -, incapace di intraprendere un percorso libero dal giudizio e dalle forti attese altrui, perché avvezzo ad una pseudo-scelta, mossa, unicamente, da aspettative mascherate da auspici che, come vere e proprie lame, trafiggono i sogni in favore di quel risultato finale in linea con un volere sociale universale che mira alla perfezione, trascurando la completezza e la soddisfazione che ciascun individuo identifica per se stesso in maniera del tutto soggettiva.

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