Annalisa Margarino: scrittrice che inventa storie23/9/2019

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Annalisa Margarino: scrittrice che inventa storie23/9/2019

di Roberto Dall’Acqua

- Non si può essere profondamente sensibili in questo mondo senza essere molto spesso tristi.(Erich Fromm). Cosa vuol dire secondo te questa frase?

<<Strano esordio, ma interessante per un’intervista! Il tema dei sensibili mi sta a cuore. Il primo scritto che pubblicai anni fa si intitolava “Il sindacato dei sensibili”. Poi la casa editrice che me lo pubblicò scomparse e ora sogno, un giorno, magari revisionato e maturato, di ripubblicarlo. Anche i miei personaggi del sindacato soffrono un po’, perché in continua ricerca del modo più idoneo di stare al mondo. Sinceramente però non penso che la condizione della sensibilità sia la tristezza, ma più che altro una partecipazione universale alla vita. Partecipando e coinvolgendosi, si vive, oltre alla gioia, anche il dolore altrui, per questo forse si è spesso tristi. E poi chi dice che la tristezza sia una brutta emozione? Benvenuta anche a lei!>>

- Come nasce la tua passione per la scrittura?

<<Ho iniziato a scrivere da bambina. Ero molto timida e introversa e scrivevo per sentirmi meno sola. Crescendo ho coltivato questa passione. Secondo me ciascuno di noi ha un linguaggio che sviluppa di più. Il mio è stato quello scritto. Ho una formazione filosofica e negli ultimi anni ho cercato di coniugare la mia passione con il desiderio di inventare storie>>.

- Come nasce il tuo libro? 

<<Il mio libro è nato osservando la strada da un balcone e soprattutto interrogandomi sulla vita di Shadon, un indiano che lavava i vetri sotto casa mia e di cui io e mio marito ci siamo presi cura. Non è una storia autobiografica, a parte alcuni riferimenti a Shadon. In questo caso, strada facendo, è diventato autobiografico, perché la protagonista, Irene, alla fine, rimane incinta e per me è stato augurale perché dopo sono nati Gioele e Giordano. L’idea di fondo è che la nostra esistenza è accoglienza e cura. Irene accoglie prima lo straniero sotto casa sua, si interroga sulla propria vita e quella degli altri e, infine, accoglierà, come uno straniero, la vita che prende forma nella sua pancia>>.

- Il tuo ricordo, personale o professionale, più emozionante.

<<Ho tanti ricordi. I ricordi più emozionanti sono legati alla nascita dei miei figli. Il ricordo professionale più emozionante è legato alla presentazione di ‘Le verità donate’, un libro che ho pubblicato anni fa. A presentarmi in un contesto bellissimo, la chiesa di san Giorgio al Velabro, c’era il mio attuale marito. Ogni libro però porta ricordi preziosi. Lo scrigno di Irene ha ancora il suo percorso da fare, ma trattandosi di un crowdfunding, l’emozione più grande è legata alla carovana di affetti e persone sconosciute che stanno permettendo questa pubblicazione. Vivo molto la scrittura come una possibilità di tessere legami e relazioni. E negli anni per me sta diventando sempre più così>>. 

- Alejandro Jodorowski afferma: <<<Il primo passo non ti porta dove vuoi ma ti toglie da dove sei>>. Che ne pensi?

<<Conosco poco Jodorowski, ma mi piace molto questo pensiero e lo condivido. La vita ci chiede di lasciare per trovare possibilità nuove. Se non creiamo spazi dentro di noi, difficilmente ci arricchiremo di esperienze, relazioni e possibilità nuove. Spesso viviamo un giudizio o una critica come offesa e ci spaventiamo, ma in realtà senza questi la vita sarebbe stasi. Le gravidanze e i figli poi mi hanno insegnato che la vita è un continuo restringersi sul divano. Quando ero sola mi potevo distendere. Ora mi posso solo stringere e spesso non da sola, ma è la ricchezza più grande per me. Mi dona spesso un sorriso, una risata e uno sguardo aperto sulla vita>>.

- Il tuo sogno professionale da realizzare? E quello privato?

<<La mia professione non è di scrittrice. Non è facile vivere solo scrivendo. E mi chiedo se mi basterebbe scrivere. La scuola - la mia professione è insegnare – mi nutre molto e mi dà molti stimoli anche per la scrittura. Qualche tempo fa sognavo di curare con la scrittura, ma avrei dovuto seguire altri percorsi. Come ho già detto vivo molto la scrittura come responsabilità e invito al pensare. A volte forse il mio scrivere è fuori moda, perché poco aggressivo, troppo attento a un filo di pensiero, a una riflessione. Magari in questo crescerò ancora un po’. Il mio sogno privato l’ho realizzato sposando Arrigo e facendo nascere Gioele e, cinque mesi fa, Giordano. Oggi sogno che i miei figli crescano felici e attenti alle voci del mondo, sensibili, anche se può essere che soffrano di più>>.

- Obiettivi di Annalisa Margarino; professionali e propositi personali futuri?

Il crowdfunding di Lo scrigno di Irene è nato quasi per gioco, volevo vedere come andava. Parlando del romanzo questo ha trovato il suo senso ed è maturato dentro di me. Ora vorrei che venisse letto e colto nel suo significato. Naturalmente desidero continuare a scrivere. Ho una storia in mente che spero di riuscire a scrivere tra gli impegni di lavoro e quelli di mamma. I propositi personali riguardano la mia vita. Voglio vivere con uno sguardo attento, innanzitutto verso i miei affetti e le situazioni che mi circondano. Non sempre ci riesco, ma mi impegno.

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