Le cattedrali “A occhi aperti” di Jean Aquaviva4/6/2019

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Le cattedrali “A occhi aperti” di Jean Aquaviva4/6/2019

di Salvatore Taibi
 
- Chi è Jean Aquaviva? Presentati hai lettori di www.ilgiornaledelricordo.it?
Jean Aquaviva è un nome che tradisce la sua storia. Storia di un cognome nobile italiano, Acquaviva, di origine pugliese ma diffuso in tutta la penisola, che arriva in Corsica, che a tutti gli effetti è terra italiana, storicamente. Da lì, durante la francesizzazione forzata dell'isola, viene storpiato e perde la "c", diventando Aquaviva. In Corsica ci sono ancora molti Acquaviva, ma vi sono anche alcuni Aquaviva. Il nome Jean, francese, testimonia la dominazione francese dell'isola, che per molto tempo ha proibito si mettessero nomi di battesimo italiani (o corsi, ma c'è reale differenza?).
 
- Jean Aquaviva è un nome d'arte? 
Di certo è un nome che trova il suo pieno significato scorrendo le pagine del non-romanzo "A occhi aperti". Chi legge il libro, saprà apprezzare il nome (e l'importanza di chiamarsi... Jean! O... Orsini? A chi legge il gusto di capire).
 
- Qual è uno dei ricordi più intensi di Jean Aquaviva?
Uno dei ricordi più emozionanti della mia vita è stata è stata la visita della città di Albi, nel sud della Francia. Una città color mattone, con edifici rossastri davvero rimarchevoli per struttura e uniformità cromatica. Una città incantata, dove si erge una cattedrale gotica, la Cattedrale di Santa Cecilia, tanto bella e austera da incutere soggezione. Una città che ha posto, contiguo alla cattedrale, il Museo di Toulouse-Lautrec, fantastico, affascinante, commovente nel suo essere specchio, senza finzioni, della vita dell'artista.Tutto questo ho descritto nel libro, e credo si colga la mia partecipazione.... I lettori cosa dicono in proposito?
 
- Alejandro Jodorowski afferma che: <<Il tempo asciuga il superfluo e conserva l’essenziale>>. Cosa ne pensi
Il tempo non ha regole. Non è associato a ciò che è importante, essenziale, piuttosto che al superfluo. In apparenza ciò che resta nella memoria è in gran parte casuale, come genere di ricordi. Non conta tanto il ricordo in sé. Con il passare degli anni, potremmo ricordarci perfettamente un evento che consideriamo del tutto marginale, un dettaglio insignificante della nostra vita, e dimenticarci invece un giorno che riteniamo importante. Ciò che conta, credo, ciò che fa la differenza, è il coinvolgimento emotivo associato all'evento: se è tenue, il ricordo svanirà, col tempo. Se è forte, sarà più facilmente ricordato - ma a volte anche rimosso in quanto troppo forte, insostenibile.
 
- È difficile vivere e confrontarsi oggi per chi fa e parla di letteratura?
La vita è facile o difficile a causa delle relazioni che intessiamo, non della possibilità di poter discorrere dei nostri argomenti preferiti. Il lavoro, a mio avviso, non è il centro dell'esistenza. I nostri bisogni primari sono affettivi, emozionali. Certo, c'è anche il bisogno di lavorare, di essere operosi, di "generare" opere con le nostre mani o con il nostro intelletto, questo rende la vita ricca. E di sicuro l'arte, così come la scienza sono campi del sapere che richiedono impegno, motivazione, a chi li vuole studiare e divulgare, perché la loro acquisizione non è immediata.
- Obiettivi professionali e personali e progetti professionali di Jean Aquaviva? 
I miei prossimi progetti sono quelli legati alla promozione della mia opera: vorrei che molti la leggessero, si facessero coinvolgere, si emozionassero, ne uscissero arricchiti, e volessero darmi un loro feedback, di qualsiasi tipo, sia estetico o critico (oggettivo), sia personale (soggettivo). E' un invito che rivolgo a tutti, perciò, se volte contattarmi, jean.aquaviva@hotmail.com è il mio email. Aspetto i vostri feedback. "Vi tengu cari".
 
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