POPOLAZIONE ITALIANA - 383.922 UNITÀ IN MENO
16 aprile 2021
di Vittorio Esperia
Quanto la pandemia ha inciso sulla demografia italiana lo si può analizzare attraverso un recente documento Istat. La relazione ha pubblicato i numeri ufficiali su decessi e nascite, matrimoni e unioni civili, migrazioni nazionali e internazionali: un insieme di dati che permette di scattare molteplici, interessanti fotografie sulla dinamica demografica della pandemia di COVID-19.
La prima è probabilmente la più facile da prevedere: la popolazione si è ridotta di ben 383.922 unità. Vuol dire il -0,6% rispetto a inizio 2020, dato che conferma il trend in diminuzione avviatosi nel 2015 e che porta gli italiani a quota 59,257 milioni di persone. La diminuzione deriva in grandissima parte dal divario tra nascite e decessi, che ha raggiunto -342 mila unità; l’unico dato peggiore dall’Unità d’Italia a oggi è quello del 1918 (-648 mila), che scontava la fine della Prima guerra mondiale e, soprattutto, l’epidemia di spagnola.
Guardando solo la faccia della moneta relativa ai decessi, si scopre che il computo totale dei morti del 2020 arriva a 746.146, numero più alto dal secondo dopoguerra nonché di ben il 15,6% maggiore del dato medio registrato nei 5 anni precedenti. Percentuale che sale al 21% isolando dai 12 mesi solo quelli relativi alla durata della pandemia, ossia da marzo in poi. Dal punto di vista regionale, il valore più esorbitante riguarda il territorio lombardo durante la prima ondata; percentuale del 111,8% di crescita del numero di morti rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019. Tutta l’area del Nord Italia, comunque, ha subito un effetto simile, con l'eccezione di Trentino e Veneto, che hanno sofferto un surplus di decessi più contenuto (9% e 19,4%).
Nel Mezzogiorno, che si è salvato dall’ecatombe grazie al lockdown nazionale, i fatti hanno preso un’altra piega come dimostra il fatto che le percentuali di crescita maggiore sono quelle di Abruzzo e Puglia, entrambe a quota “solo” +11,6%. Il discorso cambia considerando la seconda ondata, responsabile del 77% delle morti in eccesso rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Qui, ancora una volta, è il Nord a pagare caro (+40%), anche se la crescita di decessi è consistente anche al Centro (+24,2%) e al Sud (+26,1%).
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News » TUTTO BENE? di Laura Leone | venerdì 16 aprile 2021
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