SCARPE: QUELL’OSCURO OGGETTO DEL DESIDERIO

28 agosto 2018

di Raffaella Iannece Bonora

Da quando sono state inventate non sono mai passate di moda. Alcune sono necessarie, altre utili, ne esistono di curative ma la maggior parte rappresentano il sogno proibito di ogni donna. Di cosa stiamo parlando? Semplice, di scarpe. Nei secoli dei secoli si sono avvicendati centinaia di modelli, colori, brand, materiali, stili diversi ma non c'è donna che non ne possegga almeno 8 paia! Scommeto che in qualsiasi scarpiera femminile ci siano almeno un paio di ciabattine comode, per le serate in casa, davanti alla tv, stringendo a se una vaschetta di gelato e piangendo davanti a qualche romantic comedy americana! Le scarpette sportive, per rimediare alle vaschette di gelato della sera prima, necessarie in palestra o al parco per la corsetta pomeridiana. Le décolleté neutre, quelle per ogni occasione, tacco che supera di poco i 5cm, utili in ufficio, per un aperitivo con i colleghi ma anche per accompagnare i bambini a scuola, perchè se è vero che è difficile giostrarsi tra un impegno mattutino e l'altro, non è assolutamente vero che una donna possa sacrificare la propria femminilità, in nessun momento della giornata! I sandali super glamour! Quelli che costavano un occhio della testa, quelli che abbiamo comprato in sconto perchè l'ultimo numero era il nostro! Quelli che potremmo esporre tranquillamente in gioielleria, quelli che sotto l'abitino blu scuro ci stanno un amore, quelli che usiamo per le feste estive! Le infradito basse che ci consolano dopo che il sandalo ci ha distrutto la pianta, l'infradito che infiliamo senza nemmeno guardarla, ottima per il mare, la piscina, e quelle giornatine no, quando forza proprio non ne abbiamo. Il magico mocassino (o le ballerine per alcune), bruttino lo so, ma così pratico quando andiamo di fretta, durante le gite fuori porta oppure quando dobbiamo reggere una dura sessione di shopping! Le zeppe! Che ci danno slancio ma non ci privano di stabilità, alle quali non rinunciamo mai quando ci tocca la festa in spiaggia o dobbiamo percorrere un bel tratto di strada a piedi e, infine, loro. Tacco 12, con o senza plateau a seconda del coraggio, non per forza Jimmy Choo o Christian Louboutin, ma belle da star male (per il dolore fisico e il prezzo). Le nostre "occasione speciale", le avevamo ai piedi quando abbiamo incontrato lui, il principe azzurro, quando siamo andate a ballare con la nostra migliore amica, durante tutte le serate più magiche della nostra vita erano lì, ad illuminarci il cammino...e poi...e poi ci sarebbero gli stivali, ma per quelli servirà un altro articolo.
Insomma...chi le ha inventate? Quando l'uomo ha sentito il bisogno di coprire i piedi e quando la semplice protezione è diventata qualcosa di più? Arte, moda, sogno? La storia della scarpa si perde nei meandri dell'umanità quando, circa 15.000 anni fa, abbiamo sentito il bisogno di proteggere i piedi e sono nate le prime scarpe, rudimentali, in fibra vegetale o pelli non conciate. Nemmeno a dirlo, la prima scarpa ritrovata era da donna! Un bel pezzo di pelle bovina tenuta su con dei laccetti, insomma non proprio da fashion week. Con  gli egizi la scarpa acquista importanza, rappresenta il rango rivestito nella società, infatti solo le classi più agiate potevano permettersi delle scarpe, gli altri camminavano scalzi. "Portatore di sandali" era una carica onorifica importantissima, di quelle ambite da ogni donna! Chissà che sandali poi! A ben pensarci erano dei sandali semplici, i nonni delle nostre infradito. I sumeri fecero un bel passo avanti, modificarono il sistema di concia, colorarono le pelli, aggiunsero ricami metallici e gli assiri inventarono i primi stivali per cavalcare! Ma fu con i greci che questa moda della scarpa iniziò a prender piede.
L’Upodémata era il tipico sandalo con suola di cuoio o di legno legato al piede da strisce di pelle. L’Embàs era uno stivaletto allacciato da donna, l’Embàtes uno stivale di cuoio o stoffa per i cavalieri, l’Endromides uno stivaletto da viaggio o da caccia fino a mezza gamba. Gli Akatioi erano invece scarpe con la punta rialzata, i Kothornoi scarpe di pelle morbida con la suola spessa alta al polpaccio e allacciata con corregge di pelle di colore rosso. I romani presero spunto dall'attica e la scarpa divenne presto simbolo dello status sociale di chi le portava.  All’antico popolo germanico dei franchi viene invece assegnata la creazione della calzatura à la Poulaine con punta lunga, pari alla metà del piede, ad ogni rango apparteneva una lunghezza diversa. Facciamo un bel balzo e atterriamo nel XII secolo per conoscere la prima corporazione di calzolai e ciabattini veneziani, suddivisi a seconda della parte di scarpa realizzata, i solarii solo per la suola, i patitari solo zoccoli. Nacque proprio in quel periodo un particolare zoccolo da donna (per chi non l'avesse capito, la scarpa è stata sempre preferita dal popolo femminile) ma fu la Francia di Carlo VIII, nel XV secolo, ad  entrare nella storia della scarpa con la calzatura A’ bec de cane(A becco d’anatra) e,  il secolo successivo, sempre in Francia, Caterina de' Medici lanciò la moda delle Souliers à pont, la prima scarpa col tacco (grazie Caterina). Le nobildonne sfoggiano anche ciabattine e scarpette impreziosite da tomaie in seta o velluto con ricami in rilievo e fili d’oro o argento. Dame e nobili usano ancora anche scarpe con i tacchi. I Talons rouges (Tacchi rossi, vi ricorda qualcosa?) sono utilizzati come segno distintivo del rango sociale. Nel secolo successivo per le donne spopolano le scarpe a punta mentre più in generale la calzatura comincia ad assumere sembianze moderne, compaiono le prime scarpe per le quali avremmo fatto follie! In Italia le donne preferiscono ancora le scarpe a punta (ritornate in auge alla fine del secolo scorso), i nobili invece indossano scarpe basse,  accollate e con la punta quadrata, in Francia persiste l’uso di tacchi intagliati e decorati, i cosiddetti Venez y voir come il famoso tacco Luigi XV. Nel secolo seguente la storia della scarpa comincia a diventare un pezzo di storia della moda. Le scarpe del primo Novecento si ispirano in Europa all’Art noveau francese, hanno la punta allungata e l’accollatura alta. Prima della Grande Guerra la calzatura più diffusa era il tacco “Luigi”, scarpa in stile rococò dalla caratteristica forma a rocchetto. Cominciano a diffondersi anche le scarpe da ballo, più comode ma sempre molto eleganti mentre per passeggiare o fare sport venivano usati degli stivaletti con ghetta abbottonata. Ma a dettare il passo, è proprio il caso di dirlo, è la scarpa italiana, ancora oggi la miglior calzatura al mondo. Negli anni Sessanta si diffondono i nuovi trend legati alla Pop Art ma nei due decenni seguenti l’Italia torna regina della moda grazie a marchi e firme del made in Italy che non hanno certo bisogno di presentazioni: da Valentino a Versace, da Ferrè ad Armani. Negli anni Novanta il nero è il colore dominante, per uomo e donna, secondo uno stile più minimalista. Dopo secoli di artigianato, dopo essere state per centinaia di anni pezzi unici, prodotti su misura da calzolai e ciabattini, veri artisti della calzatura, oggi la scarpa, come tutto il resto, ha ceduto il passo, è proprio il caso si dirlo, alla produzione in serie ma, nonostante ciò, il tricolore svetta sul podio delle scarpe anzi, le nostre calzature si sono meritate la prestigiosissima medaglia d'oro. La passione che sposa la grande fattura e i migliori materiali. Gli abili artigiani e designer italiani sono tra i migliori al mondo, un mondo che ama non solo mangiare ma anche camminare italiano. La scarpa non è soltanto un capo di abbigliamento utile al benessere del nostro piede, certo la salute prima di tutto, ed è proprio qui che ci viene in soccorso il made in Italy con una manifattura d'eccellenza che ci protegge ad ogni passo, ma è anche un sogno che si avvera. Comprare un bel paio di scarpe ci fa sentire più belle, indossarle ad una festa ci mette allegria, avere la scarpa adatta per ogni occasione ci mette a nostro agio, trovare la scarpa perfetta, bella e comoda, ci tranquillizza. Indossare la scarpa giusta al momento giusto può cambiarci la vita. Ah no? Non mi credete? Beh, provate a chiederlo a Cenerentola!

 
Raffaella Iannece Bonora 
 

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