PAOLA MEROLLI: PIU' DI UNA SCRITTRICE

23 dicembre 2018

di Roberto Dall'Acqua

- Chi è Paola Merolli? Presentati ai lettori di www.ilgiornaledelricordo.it. Come hai iniziato la tua carriera di scrittore?

<<Mi chiamo Paola, sono di Roma, città in cui vivo e lavoro. Ho viaggiato molto e vissuto a lungo a Parigi, a Londra e a New York dove mi sono laureata in Architettura di interni e dove è nato mio figlio. Dopo alcuni anni di lavoro come architetto di interni ho cominciato a lavorare in teatro prima come aiuto scenografa e poi come aiuto regia con registi come Vincenzo Salemme, Silvio Fiore, Marco Parodi, Mario Maranzana. Proprio in quegli anni ho iniziato a scrivere, traducendo e adattando testi teatrali da autori americani; a collaborare con Folco Quilici in progetti per l’Istituto Luce e la Dante Alighieri; a scrivere soggetti e sceneggiature per film e documentari. Nel frattempo scrivevo e pubblicavo libri di racconti, libri per l’infanzia e testi teatrali. Insomma, piano piano, senza neppure rendermene conto, la scrittura mi ha completamente assorbita. Una tra le cose più belle che mi potesse succedere: fare quello che mi piace veramente e che mi appassiona e sempre con la valigia in mano!>>.

- Quanto ti arricchisce - professionalmente e umanamente - scrivere?

<<Devo dire che la scrittura è diventata – insieme alla famiglia e agli amici – una parte molto importante della mia vita. A seconda dei periodi, o proprio delle giornate, ricopre e svolge vari ruoli: si accuccia al mio fianco nei momenti di solitudine, mi ascolta con pazienza, mi aiuta a uscire fuori dai periodi negativi o a condividere momenti di gioia o di follia! Ogni tanto si ribella e, per quanto lunga sia ormai la nostra convivenza ancora non so come ritrovarla: rimango perciò in paziente attesa finché non ricompare all’improvviso, come il coniglio dal cappello di un mago. Insomma, un’amica leale e preziosa della quale non potrei più fare a meno>>.

 

- Quando scrivi sono più le emozioni che hai tu quando scrivi o quelle che dai a chi ti legge?

<< Questa sarebbe una di quelle domande da rivolgere ai miei lettori, non posso rispondere per loro, anche se naturalmente spero di riuscire a emozionarli. Quando scrivo le emozioni sono sempre presenti, ma cerco di mantenerle sotto controllo, di trovare il giusto equilibrio: non essere troppo lucida e fredda, e nello stesso tempo non snaturare le emozioni, rendendole così delle caricature. Dopo l’esperienza personale di un “emozione” ho bisogno di tempo per elaborarla interiormente, per tradurla in un linguaggio comprensibile e divisibile con gli altri. È come guardare un quadro : ogni dettaglio deve essere ben riconoscibile, al posto giusto e nella giusta luce affinché la visione, sia da lontano che da vicino, non ne sia compromessa. Proprio sulla scia di quello che ho appena detto ci sono degli argomenti, dei dolori, che non ho avuto il coraggio di affrontare perché ancora troppo vivi>>.

- Dodici racconti di dodici donne in “Al cambio di luna”. Nel libro  edito nel 2007 e ripubblicato quest’anno - affronti il rapporto donna-uomo. È mutato con il passare del tempo da quando hai scritto il libro a oggi?

<<A mio parere in questi ultimi dieci anni non ci sono stati grandi cambiamenti nel rapporto uomo- donna. C’è stata una crescita della violenza nei confronti delle donne, dovuto in parte alla crescita della rabbia, della perdita di valori e di solidarietà nella nostra società; oltre al fatto che molti di questi crimini perpetrati contro le donne e, in generale, contro le persone più deboli, i bambini, ci sono purtroppo sempre stati solo che oggi emergono alla luce. Quello che trovo preoccupante è, soprattutto, questo individualismo in continua crescita che potrebbe minare non solo il rapporto uomo-donna, ma anche tutto il nostro modo vivere, persino l’arte. Ma qui si potrebbe aprire un dibattito impossibile da affrontare in questo contesto. Se invece rifletto solo sull’essenza del rapporto uomo-donna, sul mistero dell’amore, della comunione fisica e spirituale di due esseri, del rispetto reciproco, allora mi chiedo: il passare dei secoli, con tutti i suoi innumerevoli mutamenti in ogni campo della vita, ha influito sul nucleo, sull’essenza primaria? O, al contrario, è rimasto immutato e immutabile?>>.

- Quanto è complicato e faticoso essere scrittore e donna oggi nel terzo millennio e nella società dei social media?

<<Difficile. Un cammino pieno di ostacoli e insidie. Cerco di rimanere il più possibile fedele a me stessa, di non cadere nelle trappole dei social, di portare avanti le battaglie nelle cose in cui credo, di amare e amarmi. Sono sempre piena di dubbi. Una continua ricerca di mantenere un equilibrio tra quello in cui credo profondamente e assimilare quello di nuovo che mi circonda. Una funambola>>.

- www.ilgiornaledelricordo.it si occupa di memorie, di storia. Qual è un bel ricordo (anche non professionale) di Paola?

<<Tutti i ricordi più belli della mia vita sono legati all’amore, in ogni sua forma,  e al cambiamento; sicuramente il più bello: la nascita di mio figlio. La gioia di averlo messo al mondo e la gioia di averlo lasciato andare per seguire la sua strada. Come diceva Goethe un genitore dovrebbe avere la capacità di donare ai propri figli le radici ma anche le ali per volare>>.

- Che importanza ha per te il ricordo storico? Ricordare alle nuove generazioni avvenimenti, episodi e persone che - magari vissute in tempi lontani - hanno rappresentato una traccia per il futuro?

<<Ricordare è uno dei fattori essenziali nella crescita e nell’evoluzione dell’umanità, ma penso che dovrebbe essere sempre accompagnata dalla conoscenza e dall’analisi critica. Così come per ogni individuo il proprio passato può rappresentare un bagaglio troppo pesante da sopportare, impedendone la crescita, se non è giustamente analizzato e compreso>>.. :

- Quali progetti - come scrittore e personali - ci sono nel futuro di Paola Merolli?

<< Migliorare. Come scrittrice e come persona, continuando a viaggiare, accettando i cambiamenti, le sconfitte e le vittorie, a sorridere e, soprattutto, ad amare>>.

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