ELISA ZANOTTO, ATTRICE SENSIBILE DEL PROFONDO NORD

01 gennaio 2017

Testo di Roberto Dall'Acqua

Le foto sono di Danilo Roberto (in esterna), e di Giacinto Malospiriti (in studio)
 
 
Un volto fine ed elegante, una fine dizione: Elisa Zanotto aspetta il momento - e l'occasione giusta - per diventare un'attrice affermata. Non solo di successo ma, specialmente, crescere come personalità e affinare le proprie capacità.
 
Elisa come hai iniziato la tua carriera? Innanzi tutto, mi sembra esagerato parlare di carriera. Non ho affatto la sensazione rassicurante che si tratti di qualcosa di stabile, tendenzialmente in salita, insomma tutte le caratteristiche positive che tendo ad associare alla parola “carriera”. Sono ancora nella fase in cui “bisogna farsi strada nella savana col machete”. Al netto di questo, credo ci siano stati due inizi. Il primo vede come protagonista me bambina, che divoro libri, mi metto nei panni di tantissime persone diverse da me, e successivamente me ragazzina, adolescente e adulta, che guardo tonnellate di film. Il secondo inizio è quando decido di provare a essere qualcun altro, attraverso la recitazione. Da lì, a quando veramente riesco a farlo per la prima volta, passano i secoli, e da quando inizio a quando comincio ad essere contenta di come lo faccio ancora di più. Per le foto, l'inizio è stato un po' più banale. Le ho sempre apprezzate, ma non immaginavo davvero di posare. Mi era capitato (gli attori devono avere un book per proporsi, e tenerlo aggiornato), e mi era piaciuto, ma non c'era stato un vero e proprio seguito. Quando ho deciso di andare a Roma, nonostante avessi dei risparmi, ero abbastanza angosciata dalla questione “soldi”. Il direttore di fotografia di un cortometraggio a cui ho partecipato mi ha consigliato di iscrivermi a un portale per fotografi proponendomi come modella. Inizialmente non ho avuto un gran successo: in generale le modelle per i ritratti sono meno richieste rispetto a quelle di nudo, però devo dire che la situazione, piano piano, sta molto migliorando, e ora mi sta dando grandi soddisfazioni.

Se dovessi presentarti a chi non ti conosce cosa diresti di te? Nella vita ho imparato che, quando una persona descrive se stessa, quasi mai fa un ritratto veritiero, nel bene come nel male. Perciò mi limiterò a fare una lista in ordine sparso e sicuramente incompleta di cose che mi piacciono: gatti (soprattutto il mio, Volo Pindarico), volpi, lupi, pipistrelli, felini in generale, anzi, animali in generale, biciclette, leggere libri, librerie, vedere come gli studenti hanno sistemato le loro camere, lavanda, alcolici, renault4, film, da poco le serie tv, esplorare, dormire, viaggiare, le scodelle, le streghe, Cleopatra, Corto Maltese, i fumetti, gli specchi, il cioccolato fondente, i pompelmi (meglio se rosa), Catwoman, Poison Ivy, la street photography, le dive, i vampiri, la famiglia Addams, Murakami, Hap e Leonard, Qiu Xialong, Amélie Nothomb, Guy Delisle, Francois Bourgeon, Xavier Dolan, Ken Loach,The Royal Tenenbaums, i fiori, i cactus, le piante di limone, le piante carnivore, i pirati, le vecchie cassettiere, le mappe geografiche, i cuscini, i cieli stellati lontano dalle città, l'odore della neve che si sente nell'aria prima che nevichi, gli occhi da gatta fatti con l'eye liner (che non so fare), i capelli tinti di colori assurdi, la storia di genere, il moscow mule, les moules frites, le croque monsieur, il prosciutto crudo affettato molto sottile, la mocetta (un affettato valdostano), il pesto fatto in casa, l'odore del basilico, l'avocado, Rio de Janeiro, i bungalow in campeggio, fare campeggio libero, le belle immagini, i vestiti delle dame del medioevo, i vestiti a stampa zebrata, i calzini animalier, le cose a righe, la riga che hanno gli avambracci, le ancore, la cena dei pescatori della normandia (sardine alla griglia su pane imburrato), i fenicotteri, il dolce al cioccolato col cuore cremoso, le zucchine, la mia nonna, l'eleganza minimalista delle ricche donne giapponesi, parlare spagnolo, il pane ai semi di lino della Lidl, il suono della lettera C (senza h), posare per un bravo fotografo, recitare, il vin brulé quando ho la febbre le pesche con lo zucchero e vino bianco, sentir parlare in piemontese, l'accento romagnolo, lo smalto nero o rosso scuro, le stanze luminose, le finestre ampie e in orizzontale (che offrono il paesaggio come se fosse un quadro) (in particolare in cucina, di fronte al piano di lavoro), studiare in cucina, le polaroid, le foto analogiche, le foto di backstage, le chiacchiere di notte al buio, il fomento delle manifestazioni e quello dei concerti, i vasi, Marsoupilami, la doccia appena sveglia e poi la colazione salata (insomma prendermela comoda al mattino), il caffè, le tisane, il reparto cartoleria ovunque (supermercati, nei negozi cinesi...), i tatuaggi (ma solo sugli altri), l'attitude delle dive francesi, le terrazze ampissime, ballare (ma solo liberamente, odio essere guidata), le cose che brillano, le teste rasate, i cani neri, i cavalli, le “sessioni beauty farm” completamente casalinghe con le amiche, mangiare cose che non conosco, mettermi nei panni di altre persone, andare in moto (ma stando dietro! Non le so guidare), (vabbè, claro, fare sesso), travestirmi, farmi truccare, camminare senza meta a Roma (capita sempre più di rado), rivedere gli amici e sentire che nulla è cambiato, anche dopo tanto tempo, dormire fuori casa, le ciliegie, le castagne, i ricordi, i testi delle canzoni de “Le luci della centrale elettrica”, quel particolare modo di tirarmi su il morale di un mio amico/fratello, che mi fa cantare a squarciagola le canzoni degli 883 insieme a lui mentre guida, e poi si ferma lungo qualche strada che si inerpica in alto, verso le montagne, alziamo tantissimo il volume della musica e balliamo incuranti delle lucette delle città, sotto di noi. (Avete notato? Tanti cibi e neanche uno sport)
 
In che film hai recitato finora? Che percorso di modella hai seguito? Con mio grande rammarico, non ho mai recitato per un film per il cinema. Mannaggia! Li adoro. Ogni volta che mi dicono che ho la faccia giusta per il cinema indie (credo sia un modo gentile per dire “la tua faccia è strana”), rosico tantissimo. Ho fatto brevi apparizioni in Tv, e ho recitato un ruolo in una mini serie Sky, “Nel nome del male”, diretta da Alex Infascelli. Per quanto riguarda la carriera da (foto)modella, come dicevo, ho iniziato con i ritratti, che ancora faccio e che adoro, ho posato per scuole di fotografia e ultimamente per Ecco Verde, negozio on line di cosmesi eco-bio, per cui ho anche doppiato lo spot per l'Italia. Sono molto orgogliosa di questa collaborazione!

www.ilgiornaledelricordo.it si occupa di memorie, di storia. Qual'è un bel ricordo di Elisa? Che importanza ha per te il ricordo storico? Quando ero bambina e ragazzina adoravo le cene con i miei genitori e i loro amici. Si mangiavano piatti di tutto il mondo, e a fine cena tiravano fuori la chitarra per cantare le canzoni di lotta. Da bambina avevo una cotta per Che Guevara, perciò insistevo sempre perché mi cantassero la canzone a lui dedicata. E impazzivo per i ritmi di “El pueblo unido”. Poracci, i testi in spagnolo erano un gran casino. Un'amica di mia mamma mi ha poi dirottata sul subcomandante Marcos, dicendomi che lui almeno era ancora vivo. Non era l'unico vantaggio dello zapatista: con quel volto perennemente coperto, mi permetteva di immaginarmelo come volevo (caratteristica, questa, che accomuna tutte le mie grandi sbandate sentimentali). Per loro aveva anche un altro vantaggio: un gruppo italiano, i Gang, aveva scritto una canzone su di lui. Spesso (ma non sempre!) queste cene si svolgevano a casa di questa amica di mia mamma: era una casa piena di oggetti, e io, che ero l'unica bambina, amavo curiosare. C'era anche una camera tutta rosa, piena di oggetti rigorosamente rosa, nella quale aveva ospitato per un certo periodo un ragazzo senegalese, aiutandolo a trovare un lavoro serio (da venditore in strada ad aiuto cuoco a Cervinia). Lui è stato l'inconsapevole musa ispiratrice della maggior parte dei miei temi alle elementari: mi aveva molto colpita che con i soldi guadagnati avesse fatto costruire il primo pozzo al suo villaggio, ma anche che avesse una moglie (poi negli anni sono diventate due) che non voleva portare in Italia, e che non fosse riuscito a tornare per mesi nel suo paese, nonostante la nascita del suo secondogenito. A un certo punto ho smesso di andarci. L'adolescenza è così: ci si ribella anche ai ribelli. Per quanto riguarda il ricordo storico, la memoria collettiva, per me sono importantissimi. Del resto è ormai noto che siano delicati, strumentalizzabili, manipolabili. Nella vita, una volta sola mi è capitato di avere la forte e costante sensazione di partecipare a qualcosa che sarebbe entrato nella storia (non succede spesso, a chi nasce nelle remote provincie). E' stato durante l'onda anomala. Inizialmente, nonostante fosse un movimento imponente, la stampa ci snobbava. Proprio in virtù di questo avevo la sensazione che avremmo lasciato il segno. In seguito stampa e televisione hanno ceduto, hanno scritto di noi, e Micromega ci ha dedicato un interno numero. In quel periodo ero prossima alla laurea (mi mancava un esame), stavo leggendo la biografia di Soledad Rosas (avevo la stessa età di quando era morta, e la cosa mi aveva molto impressionata), e stavo girando le prime scene di “Nel nome del male”. Ricordo che, per la serie Sky, mi avevano fatto un calco del viso, per costruire il cadavere da buttare giù da un dirupo per una scena. Il silicone, asciugandosi, si contrae, perciò si forma un livido sul naso. Lo stesso giorno c'erano stati degli scontri con la polizia, perciò, tornata in Università, qualcuno mi aveva chiesto se mi avessero colpito in volto. Insomma, era un periodo carico di promesse, sia a livello personale che collettivo. Non ne ha mantenuta praticamente nessuna.

Progetti per il futuro? Sono scaramantica al riguardo. Quindi riserbo totale. Posso parlare dei ruoli che mi piacerebbe fare: Soledad Rosas (in un film che raccontasse di lei e Balena) (ruolo per cui sarei disposta a rasarmi, sottopormi a ore di trucco per cambiare i connotati, fare diete folli, fasciare strettissimamente il seno); ammazza zombie in un film molto pulp, punk, e stra finanziato in modo da potersi concedere qualsiasi effetto speciale; la rude girl; la sirena in uno zoo per creature fantastiche; una delle amanti papaline in una serie tv a loro dedicata; una donna che curava con le erbe in Valle d'Aosta; una persona affetta da disturbi mentali; transessuale (sia da uomo a donna che da donna a uomo); una villain molto eccentrica; Isa, in un film tratto dai fumetti “Les passagers du vent” di Bourgeon; una Suicide Girl (magari in un biopic su Ria E. Mac Carthy, la più importante SG italiana); una incasinatissima ragazza contemporanea e una sfilza infinita di donne complesse in film in costume. E molti molti altri, che ve lo dico a fare.
 
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News » INTERVISTE - Sede: Nazionale | domenica 01 gennaio 2017